Archivi tag: Matteo Salvini

Inginocchiarsi per chi, per cosa

di Leonardo Tondelli (ilpost.it, 22 giugno 2021)

Le foto sono strumenti potenti, ma non dicono necessariamente la verità. Le foto che immortalarono il podio olimpico dei 200 metri all’Olimpiade del 1968 mostrano due atleti neri col braccio alzato e il pugno chiuso – anche se non sappiamo ancora quanto il gesto costerà a entrambi, intuiamo di trovarci davanti a un gesto forte di protesta. A rendere l’immagine così potente è soprattutto il contrasto col terzo atleta, bianco e apparentemente indifferente: è lui a creare l’asimmetria necessaria. Il bianco guarda avanti, i neri protestano. Per innalzare quelle mani guantate serve così tanta forza di volontà che a Tommie Smith e John Carlos non ne resta per alzare la testa: sanno di essere vittime sacrificali ma fanno quel che è giusto fare, e poi sia quel che sia.

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Al Bano invita Salvini ai mondiali di Judo (con Orbán e Putin)

di Marco Cremonesi (corriere.it, 31 maggio 2021)

La diplomazia del Judo in azione. Tra Matteo Salvini, Viktor Orbán e Vladimir Putin spunta il nome di un intermediario del tutto inatteso: Al Bano. Succede che domenica si apriranno a Budapest i mondiali di Judo, arte marziale amata dal presidente russo Putin, che la pratica da decenni. E il leader di Mosca sarà sul Danubio per sostenere e applaudire la squadra russa. Con lui ci sarà il padrone di casa, il premier ungherese Orbán. A cantare l’inno della Federazione Internazionale del Judo (Ijf) sarà il nostro Al Bano, ma non è affatto una sorpresa. Il popolare cantante parteciperà alla cerimonia in una doppia veste: oltre a quella di interprete, da un paio d’anni, dell’inno ufficiale, quella di ambasciatore del Judo, sport di cui è a sua volta appassionatissimo.

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Enrico Michetti, il “Tribuno della Radio” che FdI vuole sindaco a Roma

di Gabriella Cerami (huffingtonpost.it, 21 maggio 2021)

“Dai, che sei sindaco!”. Oppure: “L’uomo giusto al posto giusto”. O ancora: “Finalmente al Campidoglio una persona onesta e competente”. Riceve messaggi così, in pubblico e in privato Enrico Michetti. Chi? Sintonizzarsi sulle onde di Radio Radio e non riconoscerlo è impossibile. È una piccola grande star della conversazione radiofonica della Capitale, una sorta di The Voice che commenta tutto lo scibile e soprattutto interviene sui temi, le gioie e i dolori del vivere a Roma e dell’amministrare questa città. Radio Radio è l’emittente romana da cui risuona la sua voce in pillole quotidiane.

@RadioRadioWeb via Twitter
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Elisabetta Canalis, pasionaria (pop) di destra

di Stefano Baldolini (huffingtonpost.it, 19 maggio 2021)

Colpisce a destra quanto a sinistra, e la potremmo chiamare sindrome “Pasionaria”, dal soprannome dato a Dolores Ibárruri, la mitica antifascista spagnola del “No pasarán!”. Questa volta è toccato a leghisti, fratelli d’Italia e dintorni. “L’Italia è un paese libero. Non deve omologarsi alle follie del politicamente corretto”, ha postato Elisabetta Canalis su Instagram scagliandosi contro il “bavaglio inaccettabile”, e la trasformazione in intellettuale controcorrente, scomoda e di destra, è immediata. Matteo Salvini e Giorgia Meloni sottoscrivono, e la rilanciano su Twitter: “Chiara e coraggiosa!”, “Brava!”. Nicola Porro la esalta: “Non sceglie la via facile delle superstar in ginocchio per la nuova religione Lgbt pro ddl Zan”.

San Benedetto
San Benedetto

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Variazioni sul narcisismo

di Guia Soncini (linkiesta.it, 4 maggio 2021)

Potremmo cominciare da: avevano ragione quelli che dicevano che la cancel culture non esiste, almeno in Italia, e forse non esiste perché qui siamo stati così fortunati da avere la Dc. Oppure potremmo cominciare da: su Instagram, il marito di Chiara Ferragni viene seguito da dodici milioni e mezzo di persone; su Raitre, il suo discorzo (cit. arbasiniana sprecata) durante il concerto del primo maggio è stato seguito da un milione novecentonovantaquattromila persone. Oppure potremmo cominciare da: la Repubblica non ha titolato, come mi sarei aspettata, «questo esaltato voleva metterci in mezzo ma noi siamo gente di mondo». Oppure potremmo cominciare da: com’è che ogni quotidiano impiega almeno uno psicanalista e nessuno ha commissionato un corsivo intitolato «Fedez, il narcisista fragile»?

Harry Greb
Harry Greb

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E se i Ferragnez scendessero in politica?

di Clarissa Valia (tpi.it, 8 aprile 2021)

I Ferragnez sono sempre più politicizzati. Dall’ultima diretta Instagram di Fedez da 2 milioni di visualizzazioni con il parlamentare dem Alessandro Zan per accendere l’attenzione sul ddl contro l’omotransfobia e spiegare perché è bloccato al Senato, passando alla battaglia della “femminista” Chiara Ferragni contro la Regione Lombardia sulla gestione del piano vaccini (con tanto di appello rivolto al premier Mario Draghi), fino alla raccolta fondi in favore dell’ospedale San Raffaele per rafforzare il reparto di terapia intensiva a Milano nel momento forse più critico della pandemia in Italia. Senza dimenticare la telefonata dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla coppia di influencer per lanciare una campagna di sensibilizzazione sull’utilizzo delle mascherine anti-Covid.

Ansa
Ansa

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Renzi fa dimettere le ministre perché «la crisi non si risolve con la popolarità sui social»

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 13 gennaio 2021)

«Nell’affermare la fiducia incrollabile nel presidente della Repubblica, noi pensiamo che si debbano affrontare i tre punti cardine che le ministre e il sottosegretario hanno scritto al presidente del Consiglio. La crisi non si risolve con un tweet e con una stories su Instagram, questo è populismo». Matteo Renzi – dopo aver utilizzato una tecnica à la Conte per la sua conferenza stampa (annunciata per le 17:30 e iniziata per le 18:15) – ha deciso di far dimettere le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, oltre al sottosegretario Ivan Scalfarotto.

Ph. Ettore Ferrari / LaPresse – Pool Ansa
Ph. Ettore Ferrari / LaPresse – Pool Ansa

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Salvini s’iscrive a Parler, poco dopo Parler è off line

di Lucio Fero (blitzquotidiano.it, 11 gennaio 2021)

Matteo Salvini si è iscritto a Parler. Forse un gesto di protesta contro Facebook giudicata sinistrorsa e contro Twitter giudicata mondialista, comunque contro le piattaforme forse ora giudicate nemiche del popolo. O forse quello di Salvini è un gesto di omaggio e solidarietà a Donald Trump che sulla stessa piattaforma, Parler appunto, si vede ospitato dopo che Facebook, Twitter e Amazon e tutti gli altri di quello che deve essere oppressivo pensiero unico hanno tolto dalle mani di Trump l’arma social. Tolta per evidenti motivi di ordine pubblico e salute pubblica. Il caso vuole che il giorno dopo l’iscrizione di Salvini, Parler sia stato messo off line.Salvini_Parler Continua la lettura di Salvini s’iscrive a Parler, poco dopo Parler è off line

Trump attacca l’America, che sorpresa

di Christian Rocca (linkiesta.it, 7 gennaio 2021)

Ma guarda un po’ che sorpresa: Donald Trump è un golpista. Ben svegliati, eh. Sono anni, da prima che fosse eletto nel 2016, che in due o tre scriviamo e diciamo in tutti i modi possibili che saremmo arrivati esattamente a questo punto, all’assalto armato alle istituzioni degli Stati Uniti istigato dalla Casa Bianca, mentre il governo miserabile di Giuseppe Conte e di Luigi Di Maio, senza dimenticare quell’altro campione di Matteo Salvini, flirtava con l’impostore arancione, salutandolo come un fratello del cambiamento, piegandosi ai suoi desideri criminali di diffondere quelle stesse fregnacce alla base degli eventi di Washington, umiliando i nostri servizi segreti, le nostre istituzioni, il nostro Paese.

Ph. Leah Millis / Reuters
Ph. Leah Millis / Reuters

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Non ridete: le buffonate di Trump potrebbero essere la farsa che precede la tragedia

di Francesco Cundari (linkiesta.it, 16 novembre 2020)

Joe Biden ha preso oltre cinque milioni e mezzo di voti in più e ha vinto in quasi tutti gli Stati in bilico, compresi quelli governati dai repubblicani, che hanno garantito la correttezza del voto. Ciò nonostante non solo Donald Trump, ma anche i vertici del suo partito, con pochissime eccezioni, continuano a parlare di brogli, lanciando accuse infondate, inventando e diffondendo bufale tanto incredibili quanto pericolose – tipo quella del software mangia-voti – e rifiutandosi di riconoscere la sconfitta. Il carattere assolutamente indubitabile dell’esito elettorale, assicurato dal distacco a prova di riconteggi accumulato in gran parte degli Stati chiave, ha alimentato un atteggiamento di superiore condiscendenza nei confronti delle affermazioni e dei gesti sempre più gravi provenienti dalla Casa Bianca.

Ph. Jacquelyn Martin / Ap
Ph. Jacquelyn Martin / Ap

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