Archivi tag: Matteo Salvini

Il giornalismo e il racconto dei vestiti delle persone

(ilpost.it, 27 dicembre 2021)

Qualche settimana fa, la giornalista di Repubblica Annalisa Cuzzocrea (che nel frattempo è passata alla Stampa) è stata attaccata dai sostenitori di Fratelli d’Italia per aver specificato che la leader del partito, Giorgia Meloni, fosse «interamente vestita di nero» durante una seduta parlamentare: con quella che ai suoi contestatori era sembrata una sarcastica allusione alle contiguità del partito con la storia fascista. Cuzzocrea aveva risposto che non ci fosse «alcun retropensiero» in quello che aveva scritto e che si trattasse di «un semplice dettaglio di cronaca, come può essere quello del dress code di un politico o di chiunque altro». Il mese scorso, due studenti di un liceo milanese che indossavano la gonna sono stati invitati dal loro professore di Storia a uscire dall’aula.

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Gli spericolati selfie di Salvini

di Federica Fantozzi (huffingtonpost.it, 22 dicembre 2021)

A settembre dell’anno scorso Matteo Salvini si lamentava di avere il braccio indolenzito: “Ho preso 3 Muscoril”. Non per colpa del vaccino (che ancora non c’era) bensì dei troppi selfie, decine al giorno, ovunque e con chiunque, record alla festa leghista di Massa con 16 autoscatti in 88 secondi. Inevitabile il male alla spalla: del resto il Capitano è un’icona social, non si nega e non si risparmia, mentre gira l’Italia come una trottola, dalle iniziative elettorali alle udienze dei processi. Loro di ogni età glielo chiedono, lui li asseconda. Il sito BeUnSocial ha suddiviso in categorie le motivazioni degli “amici” salviniani: il senso di appartenenza; la voglia di seguire la tendenza; l’afflato verso “uno di noi” che gioca a pallone in spiaggia e mangia la Nutella dal vasetto.

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Fenomenologia di Povia

di Silvia Renda (huffingtonpost.it, 13 dicembre 2021)

Correva l’anno 2005. Con le mani nascoste in un paio di jeans, un ragazzo all’apparenza intimidito si esibiva per la prima volta sul palco dell’Ariston di Sanremo. La sua canzone non era in gara, esclusa dalla competizione perché già eseguita in pubblico in un festival musicale di minore popolarità. Ma Paolo Bonolis – conduttore quell’anno della kermesse – ne riconobbe il potenziale e chiese al suo autore di presentarla ugualmente nella prima serata di Rai Uno, abbinandola a un progetto solidale. Il Festival quell’anno lo vinse Francesco Renga con Angelo, ma la vera rivelazione fu il brano cantato da quel ragazzo dai modi apparentemente introversi e pacati: I bambini fanno oh di Giuseppe Povia rimase al numero uno nella hit parade italiana per venti settimane, portando a casa sette dischi di platino.

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Fedez scende in campo?

(ilfoglio.it, 10 novembre 2021)

Mancava solo l’ultimo passo. Dopo l’impegno civico e quello – accesissimo, a ritmo di Instagram stories – per i diritti e il ddl Zan, forse Fedez sta gettando le basi per lo sbarco in politica. La società Zdf Srl, di proprietà del rapper, ha infatti registrato un dominio sul web che sembra lasciare poco spazio agli equivoci: fedezelezioni2023.it. Al momento non risulta attivo, ma tanto basta per lanciare il messaggio. E a confermarlo è la stessa Zdf: “Dalla società mi è arrivata via mail una richiesta di attivare questo dominio in data odierna”, ha spiegato all’agenzia Adnkronos il responsabile dell’area informatica. L’obiettivo dichiarato sarebbe appunto l’anno delle prossime elezioni politiche, se si arriverà a fine legislatura.

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Quanto è “serio” l’attivista Richard Gere

(huffingtonpost.it, 23 ottobre 2021)

La star di Hollywood Richard Gere testimonierà al processo della Open Arms contro il leader della Lega Matteo Salvini. La Procura all’inizio si era opposta, ma il legale di Open Arms, che aveva citato l’attore, aveva ribadito: “Gere è stato a bordo della nave il 9 agosto 2019 e ci può riferire quali fossero le situazioni complessive a bordo”. La chiamata dell’attore americano tra i testi non è stata apprezzata da Salvini, che ha irriso Gere. “Ditemi voi quanto è un serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere. Spero che duri il meno possibile perché ci sono cose più importanti di cui occuparsi” ha commentato il leader della Lega.

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Meloni, Salvini e Grillo: l’eterna autobiografia fascista della nazione

di Christian Rocca (linkiesta.it, 11 ottobre 2021)

I fascisti e gli imbecilli ci sono, ci sono sempre stati, adorano farsi notare, anche se raramente sono stati così visibili e rumorosi come nell’era dell’ingegnerizzazione algoritmica della stupidità di massa. I fascisti e gli imbecilli si fanno sentire sia in remoto sia in presenza, all’assalto della Cgil, nei cortei no mask, no vax, no green pass e contro la casta, ma anche in televisione e in tre delle quattro forze politiche maggiori del Paese. In termini di adesione ai principi fascisti e dell’imbecillità, non c’è alcuna differenza tra le piazze grilline e quelle dei forconi, tra i seguaci del generale Pappalardo e i neo, ex, post camerati della Meloni, tra i baluba di Pontida e i patrioti del Barone Nero, tra i vaffanculo di Casaleggio e i gilet gialli di Di Maio, tra i seguaci di Orbán e quelli di Vox, tra i mozzorecchi di Bonafede e i giustizialisti quotidiani, tra i talk show complici dell’incenerimento del dibattito pubblico e gli intellettuali e i politici illusi di poter romanizzare i barbari.

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Richard Gere testimone contro Matteo Salvini nel processo Open Arms

(tgcom24.mediaset.it, 26 settembre 2021)

Richard Gere contro Matteo Salvini. Il divo di Hollywood testimonierà contro il leader della Lega nel processo Open Arms il 23 ottobre a Palermo. A rivelarlo è lo stesso Salvini: «Lo conosco come attore, ma non capisco che tipo di lezione possa venire a dare a me, all’Italia e agli italiani sulle nostre regole e le nostre leggi» ha detto. «Se qualcuno pensa di trasformare il processo in uno spettacolo e vuole vedersi Richard Gere va al cinema, non in tribunale» ha poi aggiunto Salvini. Ironizzando: «Allora noi convochiamo Checco Zalone o Lino Banfi!».

Open Arms via Facebook

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Fenomenologia di Conte sex symbol

di Filippo Ceccarelli (repubblica.it, 22 settembre 2021)

In quel misterioso e spesso vano product placement che è diventata oggi la politica dei partiti – ché nel frattempo il governo Draghi “va avanti” più che spedito –, l’altro giorno, a Rossano Calabro, è andato in scena uno scambio che certo riassume più di quanto si possa vedere nel video di pochi secondi che comprensibilmente ha preso a girare sui siti di informazione e sui social. E quindi: prima del comizio, da un luogo che potrebbe definirsi il backstage, una signora piccolina con i capelli biondi a caschetto ha cominciato a rumoreggiare: «Giuseppe, girati!» gli gridava.

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La tragica normalità della destra italiana, un po’ fascista e un po’ Blues Brothers

di Francesco Cundari (linkiesta.it, 10 settembre 2021)

Prima il sottosegretario leghista, Claudio Durigon, che propone di intitolare ad Arnaldo Mussolini un parco di Latina già dedicato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: frase infelice secondo Matteo Salvini, un banale errore di comunicazione secondo l’interessato (che comunque, dopo molte resistenze, ha portato alle sue dimissioni dal governo). Poi il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che in un post su Facebook annuncia la brillante iniziativa del bunker-museo di Recoaro Terme, occupato a suo tempo dai nazisti del maresciallo Kesselring: offrire visite guidate alla struttura accompagnati da personale in divisa della Wehrmacht.

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Altro che Vaticano, è il momento del concordato Stato-Ferragnez

di Stefano Feltri (editorialedomani.it, 6 luglio 2021)

Forse è arrivato il momento di negoziare un concordato Stato-Ferragnez, per perimetrare l’influenza degli influencer sulla vita pubblica e la politica. Qualche giorno dopo la clamorosa protesta diplomatica del Vaticano contro la legge Zan sull’omotransfobia, arrivata tramite discreti ambasciatori e rivelata poi dal Corriere della Sera, sul fronte opposto si mobilita Chiara Ferragni che, in mezzo a due spot dello shampoo Pantene (ci tocca citarlo, a riprova dell’efficacia dell’investimento), infila una polemica contro Matteo Renzi che si schiera con Salvini per affondare la legge Zan. Segue commento un po’ vintage, «che schifo che fate politici», senza virgola, che fa tanto 2009-2010, quando le proteste anti-casta univano il Corriere della Sera, la Confindustria e il neonato Movimento 5 Stelle.

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