Archivi tag: lgbt+

I sauditi comprano calciatori come gladiatori

di Paolo Mossetti (esquire.com, 21 luglio 2023)

Il calciatore Jordan Henderson, per dodici stagioni centrocampista del Liverpool, ha sempre difeso i diritti della comunità Lgbt+, al punto da diventarne una vera bandiera. In questi giorni, però, le organizzazioni per la difesa delle minoranze sessuali sono in preda allo sconcerto: il loro Football Ally preferito avrebbe accettato di giocare per l’Al-Ettifaq, club saudita allenato dalla legenda Steven Gerrard, che gli quadruplicherebbe lo stipendio, facendogli percepire oltre 40 milioni di euro l’anno.

Afp / Getty Images

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“Lavender Country”, il primo album country gay

di Daniele Cassandro (internazionale.it, 3 maggio 2022)

«Perché musica country queer? Perché a volte amiamo una cultura che non ricambia il nostro amore». Con queste parole della musicista e attivista lgbt+ Karen Pittelman si apre il bel libro Queer Country di Shana Goldin-Perschbacher (University of Illinois Press, 2022). Il libro esplora la poetica e la produzione di cantautori e cantautrici country queer e transgender, dalle origini ai brani di super star di oggi come Orville Peck e Lil Nas X.

Ph. Jim Bennett / Getty Images

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L’Eurovision tra musica, soft power e giochi diplomatici

di Giacomo Natali (internazionale.it, 11 maggio 2022)

Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika, i tre conduttori che saliranno sul palco dell’Eurovision Song Contest di Torino dal 10 al 14 maggio, saranno accompagnati dallo spettro di un evento che pochi in Italia ricorderanno: la disastrosa ultima edizione che si tenne nel nostro Paese nel maggio del 1991. L’Italia aveva vinto l’anno prima con Insieme: 1992, un inno europeista di Toto Cutugno. E proprio a lui viene affidata la conduzione, in coppia con l’allora unica altra vincitrice italiana, Gigliola Cinquetti. L’organizzazione incontra complicazioni logistiche dovute alle tensioni internazionali in Iraq e in Jugoslavia, ma l’improvvisazione segnerà l’intera edizione, ancora oggi ricordata unanimemente come la peggiore di tutti i tempi. Disastrosa anche la conduzione interamente in Italiano, anche se questo andava contro regole e consuetudini del festival, dove a dominare sono Inglese e Francese, insieme a una visione della musica pop assai più cosmopolita.

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Dolly Parton è sempre favolosa

(ilpost.it, 22 marzo 2022)

La settimana scorsa la cantautrice country americana Dolly Parton ha detto di essere molto grata e lusingata dalla candidatura ricevuta per entrare nella Rock & Roll Hall of Fame, il popolare museo di Cleveland che annualmente celebra una serie di musicisti che hanno fatto la storia del rock, ma ha chiesto «rispettosamente» di essere tolta dall’elenco dei candidati al riconoscimento sostenendo di non esserne all’altezza. Diventata famosa soprattutto negli anni Settanta e Ottanta grazie a canzoni come Jolene, 9 to 5 e Here You Come Again, Parton è considerata un’icona del country ma ha ispirato nei decenni artiste e artisti di ogni genere musicale e generazione, diventando popolarissima e amata, oltre che per la gran voce e il talento, anche per il suo carisma, il suo aspetto appariscente e la sua autoironia.

Ph. Jack Plunkett / Invision – Ap

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L’imminente discesa in campo di Fedez

di Fulvio Abbate (huffingtonpost.it, 25 settembre 2021)

Avremo Fedez? Il must musicale che illumina un’improvvisa sensazione d’avvento, forse una metafora, sebbene giunga da una omologa femminile ghepardata di tatuaggi del nostro oggetto d’attenzione incredibilmente politica, dice esattamente: “Cerco un uomo vero, cerco un pistolero”. Shampoo sonoro da jeanseria. A Milano, anzi, a “Nolo”, oltre i bastioni di Orione di piazzale Loreto, acronimo di una progressiva mutazione urbanistica. Gentrificazione, “il fenomeno per cui in un quartiere povero arrivano nuovi abitanti ricchi, cacciando quelli che c’erano prima” (cit.). I ragazzi che ho intorno raccontano che, nei prossimi giorni, da viale Monza, come già le formazioni partigiane nell’aprile del 1945, giungeranno invece, per una kermesse privata che annunciano imperdibile, altri amici con un bottino di carni destinate alla brace.

Ph. CC BY-SA 2.0 / Greta

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La parabola di Boy George

di Daniele Cassandro (internazionale.it, 12 luglio 2021)

Il 24 maggio 1988, in Inghilterra, Galles e Scozia entrò in vigore un emendamento del Local Government Act chiamato Clause 28 (Sezione 28). Questa clausola, votata dal governo conservatore di Margaret Thatcher, obbligava le autorità locali a: “non promuovere intenzionalmente l’omosessualità o pubblicare materiale con l’intenzione di promuovere l’omosessualità” o “promuovere l’insegnamento in qualsiasi scuola finanziata dallo Stato dell’accettabilità dell’omosessualità come pretesa relazione familiare”. È una legge che oggi non esiteremmo a definire discriminatoria, nata in un periodo storico in cui le comunità lgbt+ di tutto il mondo erano sterminate dall’Aids, e gay, lesbiche e trans erano generalmente visti dall’opinione pubblica come degli untori.

Ph. Catherine McGann / Getty Images

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Vettel con maglietta e casco arcobaleno

di Giorgio Terruzzi (corriere.it, 1° agosto 2021)

Che una maglietta possa determinare un’azione disciplinare è un’assurdità difficile da comprendere. Eppure Sebastian Vettel è sotto processo in Ungheria per aver ostentato una t-shirt arcobaleno — con la scritta «Same love» e mascherina coordinata — durante la cerimonia che precede il Gran Premio. Atteggiamento a quanto pare giudicato irrispettoso nel Paese che l’arcobaleno vieta, al pari di altre libertà, secondo il volere del primo ministro Victor Orban.

Epa

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Raffaella: in morte di un’icona

di Daniele Cassandro (internazionale.it, 6 luglio 2021)

Raffaella Carrà, la diva della tv che prese il nome d’arte da due pittori, il sublime Raffaello Sanzio e il metafisico Carlo Carrà, è stata una delle poche intrattenitrici italiane a guadagnarsi sul campo il titolo, di questi tempi decisamente abusato, di icona. È tecnicamente un’icona perché la sua immagine, grazie alla televisione di cui è stata non solo vedette ma anche innovatrice, è stata diffusa ovunque per cinquant’anni di storia del nostro Paese. Neanche il più snob e insulare degli intellettuali poteva far finta di non conoscerla. Morta a Roma il 5 luglio 2021, Raffaella Carrà è un’icona perché il suo caschetto biondo e il suo sorriso, rimasti immutati per cinquant’anni, sono diventati una specie di geroglifico.

Mondadori Portfolio via Getty Images

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