a cura di Eleonora Di Nonno (fanpage.it, 23 luglio 2024)
La campagna elettorale di Kamala Harris ha una colonna sonora: Freedom. Secondo quanto riportato dalla Cnn, Beyoncé ha dato il via libera alla vicepresidente di utilizzare il brano durante la campagna elettorale. Il video del primo comizio della Harris sulle note della canzone della pop star è diventato in breve tempo virale sui social.
di Patrizio Ruviglioni (vanityfair.it, 31 marzo 2024)
E no, nonostante i vari avvisi all’ingresso – o forse sono stati messi proprio per questo, per creare aspettative – non sarà mai una scelta come tante, quella di Beyoncé di realizzare un disco country come il nuovo Cowboy Carter. Ok, l’album in questione è la “seconda parte” di Renaissance (2022) – quasi il suo “negativo” fotografico: sulla prima copertina sedeva su un cavallo argentato, ora in una foto identica è su un esemplare bianco, con bandiera degli Stati Uniti e abbigliamento, a modo suo, da rodeo al seguito – ma la presa di posizione è più fragorosa di prima.
di Sebastiano Pucciarelli / Tv Talk (huffingtonpost.it, 15 febbraio 2022)
Il Super Bowl è il grande paradosso dello spettacolo occidentale: la finale del campionato di football americano è l’evento televisivo più visto in assoluto, ma da decenni viene seguito più per le esibizioni musicali (e le pubblicità prodotte ad hoc) che per la partita. La voglia e la pazzia di snobbare il piatto principale per abbuffarsi di stuzzichini. Parliamo di un grande buffet per telespettatori, sempre intorno ai 100 milioni (da noi 336.000 nottambuli per un 6.9% di share su Rai 1, imprecisati su Dazn), e una pacchia per gli sponsor, che quest’anno pagavano 30 secondi di pubblicità anche 7 milioni di dollari. Il concerto nell’intervallo ne è costati tra i 15 e i 17. Biglietti a 3mila dollari e stadio finalmente pieno dopo la capienza più che dimezzata nel 2021, causa pandemia.
Per tutto il decennio passato, l’America è stata divisa in due. Con Barack Obama è arrivata l’idea di un’utopia “post-razziale”, utopia che abbiamo visto crollare nel 2015 quando Donald Trump ha annunciato la candidatura a presidente. To pimp a butterfly di Kendrick Lamar, pubblicato tre mesi prima della discesa in campo di Trump, era un lamento per la posizione ambigua della nazione a quella divisione.Continua la lettura di In questo decennio violento e razzista la black music ci ha insegnato a lottare→
di Matteo Persivale («Corriere della Sera», 10 maggio 2018)
“This is America”, questa è l’America. L’America dove, dice l’ultimo sondaggio, la maggioranza crede che l’indagine su Trump e la Russia sia politicamente motivata (come dice il presidente) nonostante ci siano già 23 incriminazioni e 5 ammissioni di colpevolezza. L’America dove il nuovo presidente smonta pezzo a pezzo l’eredità del suo predecessore — sanità, tasse, emissioni, Iran — per cancellare Obama se non proprio dai libri di Storia almeno dalla vita quotidiana dell’America, come se la sua presidenza non fosse mai avvenuta.Continua la lettura di La musica (nera) racconta l’America→
Il cantante dei Rolling Stones pubblica a sorpresa England Lost e Gotta Get a Grip. I testi come risposta all’«epoca di confusione e frustrazione che stiamo vivendo»
di Andrea Laffranchi (corriere.it, 27 luglio 2017)
Così arrabbiato con il mondo non lo si vedeva da tempo. Forse da mai. Mick Jagger, con o senza Rolling Stones, non è stato mai uno da canzoni di protesta. Tranne la sessantottina Street Fighting Man e la più recente invettiva anti Bush Sweet NeoCon lui e la band hanno preferito raccontare altre storie.Continua la lettura di Mick Jagger, due nuove canzoni fra fake news, migranti e politici clown→