Archivi tag: John Lennon

Il Britpop è tornato improvvisamente di moda

Ph. Christopher Furlong / Getty Images

di Elia Pelizzari (esquire.com, 2 settembre 2024)

Usciva nel 1997 il disco che avrebbe rivoluzionato la musica pop/rock. Parlo di Ok Computer dei Radiohead: un album cupo, distorto, calmo, un progetto che rispecchia lo spirito della band. Dodici canzoni in cui Thom Yorke, il cantante, monta e costruisce un preludio sconsolato su ciò che saranno gli anni Duemila con l’avvento sempre più deciso della tecnologia. I Radiohead portano una wave nuova nel panorama del rock britannico e per i media Ok Computer avrebbe anche sancito, tra le varie cose, la fine del Britpop.

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“One to One: John & Yoko”, il coraggio rivoluzionario di Lennon a Venezia 81

Mercury Studios – Plan B – KM Films

di Emanuele Bigi (vanityfair.it, 31 agosto 2024)

Non servono fanfare per notare John Lennon e Yoko Ono alla Mostra del Cinema di Venezia 2024. Sono i protagonisti del nuovo documentario di Kevin MacDonald One to One: John & Yoko, uno che di musica se ne intende (suoi i doc Whitney Huston – Stella senza cielo e Marley). Il tuffo è indietro nel tempo, nel 1972, a New York, quando l’ex Beatles, insieme a Yoko Ono, tenne il live One to One, l’unico concerto dopo lo scioglimento della band.

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Una docuserie su Apple Tv+ torna a raccontare l’assassinio di John Lennon

di Roberto Brunelli (hollywoodreporter.it, 11 dicembre 2023)

C’erano tutti, c’erano le candele, c’era la commozione, c’era il bisogno di esserci, c’era il rimpianto, c’era la speranza. Molti si tenevano per mano, si passavano le foto di John. E cantavano. Era l’8 dicembre, ma non quello del 1980. Non era neanche uno dei giorni successivi, quando a decine di migliaia si ritrovarono al Central Park – il punto esatto oggi è conosciuto come Strawberry Fields – per piangere insieme l’addio a John Lennon. Che era stato ammazzato a pochi metri di distanza, all’ingresso di casa sua, il Dakota Building a Manhattan.

72 Films

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Creatività, situazionismo e umorismo: le indimenticabili proteste di Abbie Hoffman

di Susanna Schimperna (huffingtonpost.it, 12 aprile 2023)

«Sono un dissidente americano. Non credo che i miei obiettivi siano cambiati da quando avevo quattro anni e combattevo con i bulletti a scuola». Così Abbie Hoffman, pochi mesi prima di morire. Più che un’orgogliosa rivendicazione di coerenza e continuità, era la riposta polemica ai media che lo accusavano di essersi perso, di aver smesso da tempo di avere una progettualità e di aver dato invece spazio solo alle proprie nevrosi e alle droghe.

Ph. Tyrone Dukes / The New York Times

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Yoko Ono, 90 anni con un albero dei desideri virtuale

(ansa.it, 18 febbraio 2023)

Yoko Ono festeggia 90 anni con un “albero dei desideri” virtuale creato per lei dal figlio Sean Ono Lennon. Sarà un’installazione on line, ispirata al primo “albero dei desideri” creato da Yoko nel 1996. È un’antica usanza giapponese quella di scrivere un desiderio su un foglietto e poi appenderlo al ramo di un albero: “Da lontano, con quei foglietti mossi dal vento, sembrano alberi in fiore”, aveva spiegato l’artista all’epoca dell’installazione originaria.

wishtreeforyokoono.com

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Burt Bacharach e i Beatles

di Mauro Suttora (huffingtonpost.it, 10 febbraio 2023)

Un’incredibile coincidenza lega Burt Bacharach, scomparso nella sua Los Angeles il 9 febbraio a 94 anni, e l’ottantenne Paul McCartney, ovvero i principali compositori di musica del Novecento (con George Gershwin). Esattamente sessant’anni fa, l’11 febbraio 1963, i Beatles registrarono negli studi londinesi di Abbey Road la canzone Baby it’s you di Bacharach, portata al successo dalle Shirelles negli Stati Uniti due anni prima.

Pictorial Press Ltd / Alamy

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L’Ucraina ha vinto l’Eurovision Song Contest, datevi pace

di Manginobrioches (huffingtonpost.it, 15 maggio 2022)

Piccolo vademecum per rispondere a chi da ieri notte obietta che però all’Eurovision Song Contest l’Ucraina non meritava di vincere, signora mia. 1) Quelli che: ennò, scusate, che c’entra la musica con la politica? Allora così è facile, si sapeva già, che hanno fatto a fare la gara? Anzitutto non è la Champions ma uno spettacolo canoro, il cui scopo non è assegnare una coppa ma condividere la musica e il clima in cui si dovrebbe svolgere questa come qualsiasi iniziativa umana: una festa, più che una gara. Inoltre, sommessamente, sarebbe il caso di aggiungere che, accidenti sì se la musica è politica. Lo ha detto giusto John Lennon in apertura di serata, cantato da cento bocche, risuonato in milioni di case: Give peace a chance. Non è uno slogan, è un canto, ovvero uno slogan che ce l’ha fatta a diventare bellezza, a entrarti dentro, a smuovere emozione e ragione (e infatti è stato scritto nel 1969, e ancora lo cantiamo e ci convince, e ci piace, e ci muove).

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