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Joe Biden per la prima volta su TikTok

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 27 dicembre 2021)

Non sarà un suo account personale, non sarà nemmeno quello istituzionale della Casa Bianca. Ma fa un certo effetto vedere l’ottantenne Joe Biden su TikTok, in un video virale che ha superato – negli ultimi giorni – decine di milioni di visualizzazioni. Il video vuole spingere le nuove generazioni a essere molto più propositive nei confronti della campagna vaccinale. I Jonas Brothers si sono prestati allo scopo, girando diverse clip in varie ale della Casa Bianca: «Sei vaccinato?», «Sì, signore» è stato il tormentone che ha caratterizzato i 17 secondi di un video pubblicato su TikTok e su Instagram; alla fine compare Biden, sorriso smagliante e smartphone in mano, che fa finta di riprendere tutto e che commenta: «Sì, ce l’abbiamo fatta».

Jonas Brothers via TikTok

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Il ricatto dell’instant reaction

di Guia Soncini (linkiesta.it, 14 dicembre 2021)

Insomma c’è questo problema dell’immediatezza del commento. Instant reaction, direbbero quelli che non si sono mai ripresi dal quel sei meno meno in Inglese alle medie. Bisogna esserci. Bisogna reagire. Bisogna commentare, ma subito. Se ti prendi un giorno per pensarci, non sei nelle tendenze. Se ci rifletti, sei così superato che rischi la cosa più terribile che possa accaderti sull’Internet: che ti dicano «boomer» (per fortuna tra dieci anni avrò altro da fare che rileggere quest’articolo: sai che fatica farei a ricordarmi quei tre quarti d’ora in cui il presente s’era fissato con «boomer»). Il processo più dentro lo spirito del tempo di cui non avete mai sentito parlare è quello a Jussie Smollett. Smollett è un attore, potreste averlo visto in Empire, ed è un omosessuale di pelle nera.

Pixabay

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Alla vigilia dell’assalto a Capitol Hill c’era il piano per un golpe

(agi.it, 11 dicembre 2021)

L’ex capo di Gabinetto dell’amministrazione Trump, Mark Meadows, ha consegnato alla commissione del Congresso degli Stati Uniti che indaga sull’assalto del 6 gennaio a Capitol Hill un PowerPoint, ricevuto via email alla vigilia del tragico attacco, in cui si elencano i passaggi per attuare un golpe, volto a mantenere per un secondo mandato alla Casa Bianca il miliardario, sconfitto alle urne da Joe Biden. Come riporta il Guardian – il quale ha visionato una copia del documento, che Meadows dichiara di non aver mai utilizzato – le 36 pagine del PowerPoint intitolato Election Fraud, Foreign Interference & Options for 6 Jan (Brogli elettorali, interferenza straniera e opzioni per il 6 gennaio) dimostrano che Meadows fosse quanto meno consapevole dei tentativi di Donald Trump e dei suoi alleati di fermare la certificazione della vittoria di Biden da parte del Senato (fissata, appunto, il 6 gennaio), sulla base di cospirazioni relative a massicce frodi elettorali.

Ph. Win Mcnamee / Getty Images

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Steve Bannon si è consegnato alla polizia in diretta streaming

di Ilaria Roncone (giornalettismo.com, 15 novembre 2021)

Steve Bannon si è consegnato alle autorità federali degli Stati Uniti a favore di telecamera e in diretta streaming. La notizia del suo arresto arriva qualche giorno dopo quella dell’incriminazione per oltraggio al Congresso: l’ex consigliere di Donald Trump e capo stratega della Casa Bianca si è rifiutato di testimoniare davanti alla Commissione d’inchiesta sull’assalto a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio. Bannon si è consegnato questa mattina e, come riporta la stampa americana – compresa la Cnn –, dovrebbe comparire di fronte a un giudice nel pomeriggio. Prima di farsi arrestare ha mandato un messaggio preciso ai suoi sostenitori, incitandoli a resistere contro quello che chiama il «regime di Biden».

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Mercanti di verità

(ilpost.it, 7 ottobre 2021)

È uscito nelle librerie Mercanti di verità, il saggio sul giornalismo contemporaneo scritto da Jill Abramson, prima (e unica) donna ad aver diretto il New York Times e oggi editorialista politica al Guardian e docente all’Università di Harvard. Il libro è dedicato in particolare ai quotidiani americani New York Times e Washington Post, e ai siti di notizie e altre cose BuzzFeed e Vice, ma racconta e spiega in generale le difficoltà e le sfide per i giornali tradizionali, da un lato, e le opportunità e innovazioni portate dall’uso dei mezzi digitali, dall’altro. Pubblichiamo l’introduzione all’edizione italiana, realizzata da Sellerio.

Ph. Frieder Blickle

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Con Trump è possibile un’America fascista

di Massimo Teodori (huffingtonpost.it, 5 ottobre 2021)

Può l’America divenire un Paese fascistizzante se alle elezioni di mid-term del 2022 i Repubblicani conquistassero entrambe le Camere e alle presidenziali del 2024 Donald Trump fosse di nuovo in corsa per la Casa Bianca? Questa è l’inquietante ipotesi avanzata dal politologo Robert Kagan sul Washington Post, ripresa anche da Hillary Clinton con il clamore dei media. La prospettiva fascista non è stata mai presa sul serio negli Stati Uniti. Nel 1935, quando erano al massimo crisi economica, disoccupazione e povertà e si temeva una involuzione politica, Sinclair Lewis pubblicò il romanzo It can’t happen here per escludere la possibilità di un trionfo dei movimenti fascistoidi che allora guardavano al senatore populista della Lousiana Huey Long come alternativa a Franklin D. Roosevelt.

Ph. Bill Clark / Getty Images

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Le cinque prove evidenti del tentato golpe di Donald Trump

(linkiesta.it, 28 settembre 2021)

È quasi un anno ormai che Donald Trump grida al colpo di Stato come il cane che abbaia alla Luna. Fin dalle ore successive all’election day dello scorso novembre, l’ex presidente reclama la vittoria, definisce irregolare il voto che ha premiato Joe Biden, prova a corrompere le istituzioni democratiche degli Stati Uniti per ribaltare il risultato delle urne. Diversi mesi fa uno degli avvocati del team legale di Trump, John Eastman, aveva perfino redatto un documento – piuttosto assurdo – in cui spiegava che l’allora vicepresidente Mike Pence avrebbe potuto ribaltare le elezioni del 2020 con un decreto. Cosa ovviamente non vera, come hanno riportato anche i giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Robert Costa nel loro ultimo libro Peril.

Ph. Ben Gray / Ap – LaPresse

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I retroscena sugli ultimi mesi di Trump alla Casa Bianca

(ilpost.it, 16 settembre 2021)

Il 21 settembre uscirà negli Stati Uniti Peril, un libro scritto dai giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Robert Costa che racconta molti retroscena sugli ultimi mesi della presidenza di Donald Trump. I giornali ne hanno già pubblicato diversi estratti e stanno facendo molto discutere alcune rivelazioni sul conto di Mark Milley, capo di stato maggiore delle forze armate statunitensi, e sul suo rapporto con Trump. Nel libro, il cui titolo in Italiano significa “Pericolo” e che si basa sulle informazioni fornite da più di duecento fonti anonime all’interno della Casa Bianca, si dice che secondo Milley sia prima sia dopo le elezioni presidenziali del novembre del 2020, vinte da Joe Biden, Donald Trump avrebbe mostrato segni di un «grave declino psichico».

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L’11 settembre Trump commenterà un incontro di boxe

(ilpost.it, 10 settembre 2021)

Domani, anniversario dei vent’anni degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump commenterà un incontro di boxe tra l’ex campione dei pesi massimi Evander Holyfield e l’ex lottatore di arti marziali miste Vítor Belfort che si terrà all’Hard Rock Hotel & Casino di Hollywood, in Florida. Tra gli anni Ottanta e i Novanta, Trump aveva presentato vari incontri di boxe nei casinò di sua proprietà: la scelta di commentare questo incontro in un giorno così delicato per gli Stati Uniti ha attirato molte critiche, alimentando le ipotesi secondo le quali stia cercando di farsi pubblicità in vista di una candidatura alle elezioni presidenziali del 2024.

Fite.tv

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Angelina Jolie debutta su Instagram postando la lettera di una ragazza afghana

di Antonella Catena (amica.it, 21 agosto 2021)

Mamma. Filmmaker. Inviato speciale per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Angelina Jolie (46 anni) si presenta così sul suo nuovo profilo Instagram. L’attrice e produttrice debutta sui social e continua la sua missione. Il primo post è una lettera speditale da una adolescente afghana. A Letter from an Afghan Girl, è il “titolo”. 25mila i like. 4, 4 milioni i follower raggiunti subito. Poi parte il racconto: “In questo preciso momento, il popolo afghano sta perdendo la possibilità di comunicare sui social media e di esprimersi in libertà. Quindi sono arrivata su Instagram per condividere le loro storie. E le voci di coloro che in tutto il mondo stanno lottando per i diritti umani”.

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