Archivi tag: Joe Biden

DiCaprio-Bolsonaro, scontro sull’Amazzonia via social

(adnkronos.com, 30 aprile 2022)

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha risposto a Leonardo DiCaprio dopo che l’attore hollywoodiano, fervente ambientalista, ha esortato i giovani del Paese a votare alle elezioni di fine anno. «Il Brasile ospita l’Amazzonia e altri ecosistemi critici per il cambiamento climatico», ha scritto giovedì DiCaprio su Twitter. «Quello che succede lì conta per tutti noi e il voto dei giovani è fondamentale per guidare il cambiamento per un pianeta sano», ha aggiunto. Bolsonaro, che ha tagliato i fondi per la tutela ambientale, ha risposto con sarcasmo. «Grazie per il tuo sostegno, Leo! È davvero importante che tutti i brasiliani votino alle prossime elezioni», ha twittato il leader di estrema destra, in carica dal 2019. «Il nostro popolo deciderà se vuole mantenere la nostra sovranità sull’Amazzonia o essere governato da criminali che servono interessi stranieri».

LR / Afp

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Le battute di Joe Biden alla cena dei corrispondenti

(ilpost.it, 1° maggio 2022)

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha partecipato alla “cena dei corrispondenti della Casa Bianca”, un evento storico della politica americana che si è tenuto per decenni all’hotel Washington Hilton e nel quale tradizionalmente il presidente si esibisce in una serie di battute comiche davanti ai giornalisti che seguono la sua amministrazione. Quella di quest’anno, però, era la prima cena dei corrispondenti con un presidente in sei anni: nel 2020 e nel 2021 era stata annullata per via della pandemia, e prima era stata disertata da Donald Trump, che aveva notoriamente un pessimo rapporto con la maggior parte della stampa. Biden, in una delle sue battute, ha scherzato proprio su questo: «È la prima volta in sei anni che un presidente partecipa a questa cena. È comprensibile, abbiamo avuto un flagello orribile, seguito da due anni di Covid».

Ph. Patrick Semansky / Ap

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L’abusata simbologia di Harry Potter per commentare l’attualità politica

di Pietro Minto (ilpost.it, 29 marzo 2022)

Lo scorso 28 febbraio l’artista di strada polacco Kawu ha pubblicato sul suo profilo Instagram un murale da lui realizzato a Poznań, una città della Polonia occidentale. Raffigura il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nei panni di Harry Potter e il presidente russo Vladimir Putin come il suo antagonista Voldemort. L’immagine ha avuto successo sui social network, suscitando reazioni diverse: accanto a chi ha trovato calzante il parallelo tra i due capi di Stato e i personaggi di J.K. Rowling, autrice della saga di romanzi per ragazzi Harry Potter, c’è chi l’ha criticata per la superficialità con cui tratta un conflitto complesso e tragico, riducendolo a una banale lotta tra il bene e il male. Negli ultimi anni, infatti, la serie di Harry Potter è stata spesso utilizzata per commentare la cronaca politica, tanto da aver ispirato un meme che è tornato a circolare, soprattutto su Twitter, in questi giorni: “Read another book”, ovvero “Leggete un altro libro”.

kawuart via Instagram

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Jen Psaki lascia la Casa Bianca e va in tv

di Massimo Basile (agi.it, 1° aprile 2022)

Quando la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, fece il suo ingresso nella briefing room, il suo arrivo venne visto dai media come il ritorno a un rapporto normale con l’informazione. Per quattro anni i portavoce di Donald Trump avevano utilizzato l’incontro quotidiano con i giornalisti come un appuntamento rovente per regolare i conti, lanciare minacce, dare risposte beffarde. Con l’ultima della serie, Kayleigh McEnany, c’era stato lo svilimento del ruolo di portavoce, ridotto a una funzionaria capace solo di leggere le risposte già preparate dallo staff, senza mai andare a braccio. McEnany, era l’opinione comune dei media americani, era lì solo come figurina, non conosceva alcun tema. Con Jennifer Rene Psaki, per tutti Jen, 43 anni, da Stamford, Connecticut, sposata, due figli, giornalista di origine greche e polacche, la Casa Bianca era tornata alla grande tradizione dei portavoce.

Ph. Alex Wong / Getty Images

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L’Esercito “fantasma” che ingannò i nazisti

(ilpost.it, 6 febbraio 2022)

Il primo febbraio il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato una legge che conferisce ai membri del Ghost Army (“Esercito fantasma”) la Medaglia d’Oro del Congresso, il più alto riconoscimento civile statunitense insieme alla Medaglia presidenziale della Libertà. L’Esercito fantasma combatté durante la Seconda guerra mondiale ed era composto da oltre mille uomini, ma oggi ne rimangono solamente dieci, tutti ultranovantenni. Aveva un solo obiettivo: ingannare l’esercito nazista e depistare i loro alti comandi, inscenando – con raffinati mezzi tecnici – quello che è stato definito uno «show itinerante» fatto di finte campagne militari.

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Un candidato senza social e altre idee per la corsa al Quirinale

di Guia Soncini (linkiesta.it, 26 gennaio 2022)

Una cosa importante, nella vita, è imparare a riconoscere chi è più bravo di te. A riconoscerlo senza contorcimenti, intendo. A riconoscerlo senza: sì, ma. A riconoscerlo senza: proprio per questo non voglio abbia quel posto di rilievo, dove tutti noteranno la differenza. È un buon criterio anche per le istituzioni, volendo. Ovviamente va quasi sempre al contrario: va come dice Fran Lebowitz per la letteratura, che dovrebbe essere una porta verso l’ignoto e invece pretendiamo sia uno specchio del noto; va che preferiamo votare uno che ci somigli, a noi e alla nostra comoda mediocrità: perché altro credete avesse vinto Trump? E quindi ieri Concita De Gregorio, che è più brava di me, ha sintetizzato in mezzo rigo (io ci avrei messo venti svelte cartelle) il manifesto della politica che vorrei.

Unsplash

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L’altra cosa successa il 6 gennaio 2021 a Washington

(ilpost.it, 7 gennaio 2022)

Il 6 gennaio 2021 a Washington, negli Stati Uniti, poco prima che i sostenitori di Donald Trump entrassero con la forza nella sede del Congresso, un gruppo di agenti di polizia e dell’Fbi trovò e disinnescò due bombe artigianali sotto gli uffici degli organi principali dei due partiti americani, quello Democratico e quello Repubblicano. La notizia finì rapidamente in secondo piano, scalzata dalle violenze in corso qualche chilometro più in là. E mentre, a distanza di un anno, sappiamo quasi tutto sull’attacco al Congresso, dopo innumerevoli inchieste giornalistiche sul tema e più di settecento persone incriminate dalle autorità federali, non si può dire la stessa cosa delle due bombe artigianali.

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Un pugnale alla gola della democrazia americana

di Gianni Riotta (huffingtonpost.it, 6 gennaio 2022)

“Un anno fa, in questo sacro luogo, la nostra democrazia è stata attaccata. La volontà popolare è finita sotto assalto. La Costituzione ha affrontato la minaccia più grave. Per la prima volta nella nostra Storia, un presidente, che aveva perso le elezioni, ha provato a impedire il pacifico scambio di poteri, mentre una teppa violenta invadeva il Campidoglio. Hanno fallito. Questa è la verità: l’ex presidente degli Stati Uniti ha creato e diffuso una ragnatela di bugie sulle elezioni del 2020. Perché crede al potere, non ai principi ideali e vede i propri interessi al di sopra di quelli del Paese… Il suo ego sconfitto pesava più della democrazia e della Costituzione. Non ha accettato di perdere… Non si ama il Paese solo quando si vince. Non si è patrioti mentendo. Chi ha invaso Capitol Hill, e i mandanti, hanno puntato un pugnale alla gola della democrazia”.

Ph. Eric Thayer / The New York Times – Redux

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Capitol Hill: ogni giorno è come il 6 gennaio

(ilpost.it, 2 gennaio 2022)

A pochi giorni dal primo anniversario dell’attacco al Congresso statunitense da parte di migliaia di sostenitori dell’ex presidente Donald Trump, la redazione di editorialisti del New York Times ha pubblicato un durissimo articolo contro Trump e il Partito Repubblicano, accusandoli in sostanza di aver portato avanti, negli ultimi mesi, un attacco sistematico e giornaliero al sistema democratico statunitense, di portata simile a quello compiuto il 6 gennaio 2021 contro il Congresso. Il New York Times ha messo in fila una serie di notizie che mostrano con efficacia le conseguenze concrete della presa che Trump ha ancora sul partito e sull’elettorato Repubblicano, più di metà del quale ritiene che Joe Biden non sia stato eletto in maniera legittima – cioè la stessa premessa della manifestazione che degenerò nell’attacco al Congresso – e che i manifestanti del 6 gennaio stessero «difendendo la libertà».

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I cani dei potenti

di Roberto Giardina (quotidiano.net, 21 dicembre 2021)

I cani dei potenti, o si dovrebbe dire meglio: ogni cane ha il suo politico. Un compagno importante per conquistare voti e simpatia, e un rapporto non facile per entrambi. Vedremo come se la caverà Commander, il nuovo pastore tedesco di Joe Biden, un cucciolone di quattro mesi. Il presidente americano ama i cani lupo, il fedele Champ è morto il giugno scorso a tredici anni. Il successore, Major, è stato sfrattato in fretta dalla Casa Bianca, troppo aggressivo contro i giornalisti. Ma il capo della più grande potenza al mondo non potrebbe avere un cagnolino, come i corgi della Regina Elisabetta.

Getty Images

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