Gli atleti italiani impegnati con le squadre nazionali sono spesso chiamati “Azzurri”, le squadre stesse sono “azzurre” e anche le maglie indossate dagli atleti sono di colore azzurro: a guardar bene la bandiera dell’Italia, però, di azzurro non c’è traccia. L’uso del colore azzurro per gli atleti italiani, infatti, è legato a uno dei colori simbolo della famiglia reale Savoia e la sua origine precede anche quella dell’Italia unita.
Il fascio littorio, il simbolo che diede il nome al fascismo e che rappresenta un insieme di bastoni di legno legati insieme da una striscia di cuoio intorno a un’ascia, ha una connotazione chiara in Italia, ma nel resto del mondo è un comune simbolo di potere, e compare in monumenti ed effigi di moltissimi Paesi senza destare scalpore. C’è un fascio littorio persino sopra la porta dello Studio Ovale alla Casa Bianca, la residenza del presidente degli Stati Uniti.
Tutto è commedia, tranne la commedia. Ci ho pensato tutto il giorno, ieri, col compiacimento di chi ha scoperto la legge fondativa dell’Italia del 2021, e con lo scorno di chi ci ha messo tre mesi ad accorgersene: tutto è commedia, tranne la commedia. È la risposta alla domanda che su queste pagine credo d’aver fatto in un centinaio o giù di lì d’articoli: questa cosa che la realtà rubi il lavoro agli sceneggiatori, questo sorpasso continuo della cronaca sulla fantasia, questa quotidianità che ci fa sospirare «dov’è Monicelli, dov’è Risi», questa roba qui è un bene o un male? È commedia il comandante che vende segreti ai russi per meno di quello che un’influencer prende per promuovere una barretta dietetica. È commedia la moglie del comandante, psicoterapeuta disegnata per dimostrarci che non solo in Beautiful, non solo in Billions, non solo in The Undoing: anche nella realtà di Pomezia ci sono psicoterapeute che non capiscono nientissimo di quel che succede in casa loro, figuriamoci nelle vite dei pazienti.
di Luigi Sanlorenzo (linkiesta.it, 19 agosto 2020)
L’Italia assomiglia sempre di più alla città immaginata da Walt Disney quale scenario per il suo più famoso personaggio, ormai quasi centenario. Sembrano esserci tutti: la truce Banda Bassotti, la mediocre quanto confusionaria Minerva detta Minnie, sempre in attesa di convolare a giuste nozze, il commissario Basettoni, bonario quanto inefficace detective; non mancano quell’amico Pippo che tutti abbiamo avuto, i terricoli quanto imbranati Orazio e Clarabella, e l’inquietante Macchia Nera.
Hanno tutti torto. Nel caso che ci ha intrattenuti nel weekend, quello in cui la cultura alta (qualunque cosa essa sia) si sente offesa da Chiara Ferragni fotografata davanti a un Botticelli in una pausa d’un servizio di Vogue Hong Kong scattato agli Uffizi, hanno tutti torto, come d’altra parte sempre accade nelle polemiche social, una categoria filosofica che è sempre una gara a chi è più scemo o sa peggio sostenere le proprie ragioni.Continua la lettura di Ferragni agli Uffizi e i peggiori intellettuali del mondo→
Il politologo inglese Colin Crouch ha un’interessante proposta per superare i difetti della democrazia grazie ad alcuni semplici accorgimenti pratici. Ad esempio – ha spiegato in un’intervista alla Lettura del Corriere della Sera – basterebbe istituire “gruppi di cittadini scelti in modo casuale, ma rispettando certe caratteristiche socio-demografiche, i quali si riuniscono per discutere questioni di rilevanza pubblica”.Continua la lettura di La democrazia italiana non funzionerà mai→
di Guido Mariani (lettera43.it, 1° settembre 2018)
Chissà cosa avrebbe detto il premio Nobel Dario Fo dell’alleanza di governo Cinque Stelle-Lega. Sostenitore della prima ora del movimento grillino, il teatrante-letterato non ha mai fatto parte degli intellettuali timidi riguardo alle proprie idee politiche.Continua la lettura di Come intellettuali e vip si schierano sul governo→