Diversi utenti di TikTok stanno sfruttando una funzione di livestreaming poco conosciuta dell’app per guadagnare facendo leva sull’enorme interesse intorno alla guerra tra Israele e Hamas, pur non avendo alcun legame con la crisi. E in tutto questo, la piattaforma si prende fino al 50 per cento dei guadagni.
Su Instagram da giorni moltissimi utenti, soprattutto tra attivisti, giornalisti e altre persone che stanno seguendo la guerra nella Striscia di Gaza, segnalano che i loro post e le loro Storie su Instagram che parlano delle condizioni di estrema difficoltà in cui vivono le persone nei territori palestinesi o che esprimono vicinanza alla causa palestinese ottengono un numero di visualizzazioni e interazioni molto inferiore a quello riservato agli altri loro altri contenuti.
Pubblichiamo la lettera aperta pubblicata dall’organizzazione no-profit Creative Community for Peace in cui si esorta la comunità dello spettacolo a condannare le azioni di Hamas e a sostenere Israele, chiedendo inoltre a tutti di astenersi dal condividere informazioni errate sulla guerra e di fare tutto ciò che è in loro potere per sollecitare i terroristi palestinesi a restituire gli ostaggi alle loro famiglie.
Dal giorno successivo all’attacco di Hamas in Israele le Forze di Difesa Israeliane (Idf) hanno ordinato la chiusura dei cinema, l’interruzione di tutte le produzioni cinematografiche e televisive e la fine anticipata dell’Haifa Film Festival, per consentire la riorganizzazione del settore audiovisivo a supporto delle operazioni militari e della copertura informativa della guerra. Quanto successo in Israele è una versione più estesa e organizzata di un fenomeno che si era già osservato un anno e mezzo fa in Ucraina, subito dopo l’invasione russa.
di Ilaria Roncone (giornalettismo.com, 18 ottobre 2023)
Del caso di Gigi Hadid minacciata da Israele si sta parlando molto. La supermodella statunitense di origini palestinesi si è esposta su Instagram con una serie di considerazioni equilibrate rispetto al conflitto, evidenziando l’unica cosa che dovrebbe contare: una vita persa è una vita persa, poco importa che sia israeliana o palestinese. Una presa di posizione via post (in cui è stata tolta la possibilità di commento), con i suoi quasi 80 milioni di follower, che non è piaciuta all’account ufficiale dello Stato di Israele.
Da venerdì, Israele ha un nuovo primo ministro: il leader centrista Yair Lapid ha preso il posto di Naftali Bennett, che era in carica da poco più di un anno. La sostituzione fra i due era stata annunciata dieci giorni fa, quando il governo di cui fanno parte sia Bennett sia Lapid aveva proposto di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni per via di grosse tensioni politiche interne alla maggioranza. Giovedì 30 giugno il Parlamento ha infine votato per la propria dissoluzione, mentre le elezioni sono state fissate al 1° novembre. Lapid resterà in carica fino alla formazione del nuovo governo, quindi quasi solo per gestire gli affari correnti. Bennett non era obbligato a dimettersi, ma ha spiegato di averlo fatto per via di un accordo politico preso con Lapid all’inizio dell’esperienza di governo.
Di rientro dall’Italia, denuncia su Facebook: «Una situazione da incubo»
(lastampa.it, 22 marzo 2015)
«Ho la sensazione che questo posto sia diventato pericoloso. Tutti i diavoli sono usciti adesso dalle loro bottiglie». Questi i primi commenti di Noa, pochi minuti dopo essere stata insultata all’aeroporto di Tel Aviv (proveniente dall’Italia) e apostrofata al grido di “Nemica di Israele”. Due giorni fa anche un celebre scrittore di sinistra, Yehonatan Gefen, è stato tacciato di essere «traditore», e poi percosso in casa da un intruso.Continua la lettura di La cantante Noa insultata in aeroporto da connazionali: “Nemica di Israele”→