Le autorità iraniane hanno rilasciato su cauzione il calciatore, ex della Nazionale, Voria Ghafouri, arrestato giovedì scorso nell’ambito della repressione delle proteste per la morte di Mahsa Amini. L’arresto di Ghafouri, che è curdo e si era espresso a sostegno delle proteste, aveva suscitato clamore perché avvenuto mentre la selezione del ct Carlos Queiroz sta disputando i Mondiali in Qatar.
L’Iran non ha ripetuto la clamorosa protesta della prima giornata del Mondiale e contro il Galles tutti i suoi giocatori hanno cantato o almeno mormorato l’inno nazionale. Le immagini li hanno mostrati in primo piano, tutti con la bocca semi-aperta.
Primo gesto di protesta della nazionale iraniana ai mondiali in Qatar: nessuno degli 11 giocatori in campo ha cantato l’inno prima della partita di esordio contro l’Inghilterra. Si tratta di una chiara espressione di solidarietà della squadra con le proteste in corso nel Paese da oltre due mesi per chiedere maggiori libertà e la fine della Repubblica islamica.
Domenica in Iran sono state arrestate due attrici piuttosto note a livello nazionale, Hengameh Ghaziani e Katayoun Riahi, che si erano mostrate in pubblico senza velo per esprimere solidarietà a chi sta manifestando contro il regime. La loro protesta non è stata isolata: di recente diversi personaggi popolari in Iran, conosciuti per essere noti nei settori dello spettacolo, dello sport e della cultura, hanno espresso apertamente il proprio sostegno ai manifestanti, e sono stati arrestati.
Taraneh Alidoosti, una delle più note attrici iraniane, ha condiviso su Instagram una sua foto senza il velo in segno di protesta e solidarietà con le grosse manifestazioni seguite alla morte di Mahsa Amini, la giovane morta in carcere a Teheran dopo essere stata arrestata per non averlo indossato correttamente.
di Stefano Pistolini (linkiesta.it, 3 ottobre 2022)
Dopo l’ennesimo revival di Bella ciao come inno di lotta ai quattro angoli del mondo, nemmeno fosse il passaparola della parte giusta, perché contiene la parola-chiave a cui gira attorno la canzone – “l’invasor” – che traccia il confine netto tra bene e male, da qualche mese succede un’altra cosa, più indefinibile, incastrata com’è tra i gangli della comunicazione contemporanea. C’è questo pezzo, Another love, vecchio di una decina d’anni, scritto dal cantautore inglese Tom Odell quando era un ragazzo.
di Pierre Haski (France Inter / internazionale.it, 5 ottobre 2022)
Cosa rappresenta Elon Musk? Non passa giorno senza che questo miliardario cosmopolita proprietario delle automobili Tesla e dei razzi SpaceX, faccia parlare di sé. Di sicuro Musk è eccentrico e in preda alla brama di pubblicità, ma al contempo è doveroso prenderlo sul serio in quanto incarna un’evoluzione significativa, ovvero l’irruzione del privato in ambiti inusuali. È il caso della sua incursione nella sfera diplomatica, che non è certo passata inosservata.
a cura di Michele Mazzeo (fanpage.it, 29 settembre 2022)
La forte protesta delle donne contro il regime esplosa in Iran in seguito alla morte di Mahsa Amini (la giovane arrestata dalla polizia religiosa per aver indossato l’hijab “in modo inappropriato”) e divampata ancor di più dopo l’omicidio della “ragazza con la coda” Hadis Najafi, ha trovato anche l’appoggio da parte dei calciatori della Nazionale maschile di calcio, che, prima dell’amichevole giocata contro il Senegal in Austria, si sono resi protagonisti di un eclatante gesto di solidarietà nei confronti delle donne del loro Paese.
Da giorni in Iran è difficilissimo connettersi a Internet per via del blocco imposto dal governo in riposta alle proteste per la morte di Mahsa Amini, la ventiduenne morta in un carcere di Teheran il 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa per non aver indossato correttamente il velo. Il multimiliardario statunitense Elon Musk ha risposto al blocco annunciando l’attivazione sul territorio iraniano di Starlink, il servizio di Internet satellitare che promette di fornire una connessione stabile e veloce alle persone che vivono in zone particolarmente remote e isolate, dove non arrivano le infrastrutture tradizionali. Ma non è ancora chiaro se si tratti di un’iniziativa effettivamente utile.
Le donne iraniane si tagliano i capelli per protestare contro l’uccisione di Mahsa Amini, la giovane di appena 22 anni arrestata dalla polizia di Teheran e morta in ospedale in seguito ai maltrattamenti subiti dagli agenti. Oltre ai raduni nelle piazze, le donne stanno protestando a colpi di forbici, pubblicando in Rete video, diventati virali, di loro mentre si tagliano i capelli. È un gesto molto forte, molto significativo ed esplicito. Politico a tutti gli effetti. Tagliarsi i capelli, stravolgendo la propria immagine e sacrificando un elemento così importante della propria immagine, è un gesto più esplicito di tante parole. Ma facciamo un passo indietro e raccontiamo la storia di Masha Amini. Una ragazza come tante, andata a Teheran in visita ai parenti, secondo Amnesty International «arrestata in modo arbitrario dalla cosiddetta polizia della moralità» con l’accusa di aver indossato l’hijab in modo improprio.