Archivi tag: iperdivismo

Sale l’asticella per accedere allo stardom

di Costantino della Gherardesca (ilfoglio.it, 14 maggio 2022)

Nel 2005, durante la settimana della moda milanese, c’era un nome sulla bocca di tutti: Serpica Naro, una stilista anglo-nipponica che per creare la sua prestigiosa linea di stivali aveva decimato gli esemplari di rana persico, anfibio la cui pelle squamosa sembra fatta apposta per essere immolata sull’altare dello shoe design. I consumatori di moda dell’hinterland si bevvero la bufala, mentre le più maliziose milanesi si accorsero del trucco: Serpica Naro e rana persico erano anagrammi di San Precario, un collettivo nato nel 2004 per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del precariato, un fenomeno che allora si considerava reversibile, forse perché l’Èra dell’Ingenuità (gli anni Novanta) non aveva ancora esaurito la sua energia. Ora, vi chiederete voi, per quale motivo mi tornano in mente queste vecchie storielle da nonno di Madison Avenue?

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L’artivismo è la vera (e unica) avanguardia di questi anni Venti

di Luca Beatrice (linkiesta.it, 22 gennaio 2022)

La parola è stridente, quasi cacofonica, come succede ai termini innaturalmente composti. Però “artivismo” offre la temperatura dell’arte di oggi, politicamente impegnata su temi di larga condivisione come i diritti, l’ambiente, le pari opportunità, le migrazioni, i disequilibri tra le diverse zone del mondo. Questioni tra le poche, peraltro, ad attrarre un pubblico giovane. E si sa quanto la cultura abbia bisogno di un ricambio generazionale. Artivismo. Arte, politica, impegno si direbbe un instant se non fosse che l’autore, Vincenzo Trione, ci ha abituati a lunghe ed esaurienti disamine critiche ben oltre la soglia del contingente. Il suo saggio precedente, L’opera interminabile, viaggiava sulla complessità di artisti-mondo impossibili da incasellare.

Ph. Cecilia Fabiano / LaPresse

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Altro che rockstar, oggi abbiamo solo vetrinisti da Instagram

di Guia Soncini (linkiesta.it, 18 gennaio 2022)

Insomma pare ci sia il ritorno delle rockstar (no, non è un editoriale su Silvio al Quirinale). Non nelle canzoni, figuriamoci, le canzoni ormai sono solo televendite, e io canticchio da un mese «Vuitton e Prada non contan nada se tu non sei con me». Come stile di vita (quindi forse sì, è un editoriale su Silvio al Quirinale). Dice l’autorevole Guardian, in un articolo così pieno di refusi che neanche un comunicato delle Brigate Rosse, che la storia tra Megan Fox e Machine Gun Kelly è il ritorno dell’estetica delle rockstar. Lei ero convinta di ricordarmela: ma certo, era quella dello spot dei telefoni, l’unico modo per risultare memorabili al pubblico italiano (e invece macché, quella è Megan Gale: Megan Fox chissà come ci è finita, nell’impolverato sottoscala dei nomi a me noti); lui l’ho dovuto cercare su Google – pare sia rapper – ma se s’è scelto quel nome d’arte mi pare chiaro che non voleva fare carriera nel campo dei dipinti a olio.

Ph. Nicolò Campo / LaPresse

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I cani dei potenti

di Roberto Giardina (quotidiano.net, 21 dicembre 2021)

I cani dei potenti, o si dovrebbe dire meglio: ogni cane ha il suo politico. Un compagno importante per conquistare voti e simpatia, e un rapporto non facile per entrambi. Vedremo come se la caverà Commander, il nuovo pastore tedesco di Joe Biden, un cucciolone di quattro mesi. Il presidente americano ama i cani lupo, il fedele Champ è morto il giugno scorso a tredici anni. Il successore, Major, è stato sfrattato in fretta dalla Casa Bianca, troppo aggressivo contro i giornalisti. Ma il capo della più grande potenza al mondo non potrebbe avere un cagnolino, come i corgi della Regina Elisabetta.

Getty Images

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Direttori creativi ovunque

(ilpost.it, 14 dicembre 2021)

Emily Ratajkowski, il principe Harry, Kendall Jenner, Drew Barrymore, Cardi B e A$AP Rocky hanno una cosa in comune, oltre a essere celebrità per meriti, talenti o semplici circostanze molto diversi: sono entrati tutti a far parte di aziende con ruoli quasi sempre descritti come direttori creativi o artistici. Il rapper A$AP Rocky è per esempio “guest artistic director” – cioè lo è come esterno, più occasionalmente – del brand di abbigliamento PacSun, mentre la modella Kendall Jenner è direttrice creativa di Fwrd, boutique on line di abbigliamento e accessori di lusso. Quella di affidare ruoli creativi a personalità della musica e dello spettacolo è infatti una tendenza nuova e sempre più frequente tra le aziende di moda, soprattutto quando si tratta di realtà poco conosciute e di media grandezza.

Kambouris / Getty Images for The Met Museum – Vogue

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L’autogol mediatico dei virologi che cantano

(giornalettismo.com, 21 dicembre 2021)

Nel corso della puntata di ieri di Un giorno da pecora su Radio1, tre scienziati che sono in prima linea sui media da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus hanno intonato la canzone Jingle bells con un testo modificato in chiave pro vaccino. Andrea Crisanti, Matteo Bassetti e Fabrizio Pregliasco hanno dato prova di doti canore, modulando la tradizionale canzone natalizia su un testo che fa più o meno così: «Sì sì sì, sì sì vax, vacciniamoci / se tranquillo tu vuoi stare i nonni non baciare». E altre amenità. La trasmissione li ha ribattezzati “il Trio Virologi”.

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Chiara e le altre

di Guia Soncini (linkiesta.it, 27 ottobre 2021)

La prima volta che il nuovo mondo mi fece impressione, fu sull’Instagram di Chiara Ferragni (la cui centralità in questo secolo è paragonabile a quella che aveva Avignone nel Trecento). Era la primavera del 2020, eravamo tutti chiusi in casa ad annoiarci, Chiara più di noi, e soprattutto più provata nel suo ruolo di Giorgio Mastrota del glamour: se non si esce non si vendono vestiti da sera, se si sta tutti in tinello perché mai uno stilista dovrebbe piazzare una borsetta al braccio della Ferragni. A quel punto Chiara ci aveva già traumatizzate dirottando la propria economia del sé su casalinghi e carboidrati (la volta in cui si fece riprendere mentre fingeva di pulire la doccia fu per me più sconvolgente di quella in cui fingeva di cucinare), ma non fu quello a cambiare il mondo.

Chiara Ferragni via Instagram

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Jo Squillo, fenomenologia di un’attivista da Grande Fratello

di Adalgisa Marrocco (huffingtonpost.it, 19 ottobre 2021)

Nelle declinazioni dell’impegno collettivo che il contemporaneo offre, l’attivismo da reality show mancava all’appello. Jo Squillo ce lo ha donato. La cantante e conduttrice ha mostrato che “siamo concorrenti, oltre le ore passate a prender polvere sul divano in prima serata c’è di più”, così durante il Grande Fratello Vip ha già fatto sfoggio del suo fervore civile. In più di un’occasione. Per comprendere il fenomeno, partiamo dall’inizio. Jo, da sempre vicina alla comunità Lgbt, ha deciso di accompagnare il suo ingresso nella casa presentandosi sulla passerella avvolta in una bandiera rainbow. Solo qualche giorno dopo, ci ha tenuto a mostrarsi completamente coperta da un niqab durante la prima serata del reality show per esprimere solidarietà alle donne afghane.

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La rivoluzione di “Mille”

di Gabriele Fazio (agi.it, 5 settembre 2021)

Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti, più che la formazione di un trio, quell’11 giugno, data di uscita di Mille, sembrava a tutti l’inizio di una barzelletta. Non perché i tre artisti facciano ridere, ma proprio perché appartenenti a tre universi che nel nostro immaginario, non c’è nulla di male, sono lontani anni luce. Fedez, all’ombra della Madunina, rapper detestato dalle correnti più rigide della disciplina hip-hop, che ogni volta che apre bocca fa saltare i nervi a qualcuno e forse anche perché quando lo fa, anche se a favore di Instagram, comunque appare sempre non solo consapevole di ciò che dice ma anche piuttosto concreto nelle azioni che ne conseguono.

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La meraviglia del comunismo distopico firmato Ferragni

di Paolo Landi (ilfoglio.it, 21 agosto 2021)

Ci voleva Chiara Ferragni ad aggiornare, centocinquant’anni dopo, l’analisi teorica di Marx che in Salario, prezzo, profitto (1865) preconizzava l’abolizione del lavoro salariato, condizione che il filosofo riteneva indispensabile per la piena emancipazione dei lavoratori. Senza farsi paladina di lotte sociali, senza scontri sindacali, la leader italiana degli influencer dimostra come il nuovo capitalismo digitale stia subentrando, in maniera indolore, anzi decisamente glamour, alle economie di produzione, sovvertendole. È tipico del capitalismo assumere aspetti sempre nuovi, di pari passo allo sviluppo tecnologico: senza probabilmente saperlo, Ferragni ha posto le basi per relazionarsi in modo rivoluzionario con sé stessa, la sua forza lavoro, il suo tempo, le sue relazioni con gli altri, fornendo suggestioni inedite nelle considerazioni sul libero mercato.

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