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Il video di Kim Jong-un in stile hollywoodiano

di Francesco Cundari (linkiesta.it, 26 marzo 2022)

Nel pieno della guerra in Ucraina, il video di Kim Jong-un che presiede al lancio di un nuovo super missile, mandato in onda dalla tv coreana, è certo motivo di ulteriore preoccupazione. Ma contiene anche, paradossalmente, un segnale di speranza, proprio per il modo in cui il dittatore della Corea del Nord e tutta la scena sono rappresentati: Kim in giubbotto di pelle e occhiali da Sole, due militari in alta uniforme al suo fianco, primissimi piani in montaggio alternato tra il nostro eroe (o per meglio dire il nostro super cattivo) e il super missile, prima al rallentatore e poi in accelerazione, in una surreale via di mezzo tra Matrix e Austin Powers (più Austin Powers che Matrix, in verità), tra il film di spionaggio e la saga Marvel, o per meglio dire la loro imitazione a basso costo.

Korean Central News Agency / Korea News Service via Ap

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Putin ora parla di “cancel culture”

(ilpost.it, 25 marzo 2022)

Il presidente russo Vladimir Putin ha citato l’autrice di Harry Potter J.K. Rowling per riferirsi a una presunta abitudine dell’Occidente a “cancellare” persone e avvenimenti storici, paragonando le recenti sanzioni e provvedimenti contro la Russia seguite all’invasione in Ucraina alle accuse e alle campagne di boicottaggio che si sono diffuse negli ultimi anni nei confronti della scrittrice per via di alcune sue affermazioni su sesso e genere. «A Hollywood fanno i film in cui l’esercito che ha sconfitto il fascismo è quello americano, ma se si guarda ai numeri dei soldati che combatterono nell’Est furono i russi. (…) Non citano nemmeno chi ha lanciato le bombe su Hiroshima e Nagasaki, dicono solo che sono stati degli indefiniti “alleati”. (…) Cancellano la verità.

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Gli Oscar sono sempre stati politici, e quest’anno non sarà diverso

di David Canfield (vanityfair.it, 26 marzo 2022)

L’anno scorso, in questo periodo, Donald Trump definiva gli Oscar troppo «politicamente corretti», accusando lo spettacolo di essere utile come piattaforma per il Partito Democratico e suggerendo che l’Academy si fosse allontanata dalla sua funzione iniziale di onorare i film senza riconoscere il mondo che li circonda. A parte la natura generale e sconclusionata della dichiarazione, la sua premessa implicita era sbagliata: gli Oscar hanno sempre messo in mostra momenti politici. Di conseguenza, i tentativi di lunga data dell’Academy di raggiungere una più ampia rilevanza culturale saranno sicuramente rispettati anche questa domenica sera, quando i padroni di casa Wanda Sykes, Amy Schumer e Regina Hall metteranno in scena uno spettacolo stellare in un momento di guerra.

Mariel Tyler – Getty Images

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Amore finito tra Putin e Hollywood

(huffingtonpost.it, 21 marzo 2022)

Lo hanno lodato, gli hanno stretto la mano, si sono fatti immortalare con un sorridente e amichevole Vladimir Putin, senza risparmiargli complimenti. Ora però l’amore è finito e scaricano lo zar: da Mickey Rourke a Oliver Stone passando per Leonardo DiCaprio e Paul McCartney, le star di Hollywood voltano le spalle al presidente. E gli chiedono di fermare la guerra. Il premio Oscar Oliver Stone, che fino all’inizio di febbraio aveva “difeso”, Putin sottolineando che gli Stati Uniti “non avevano prove” sulle intenzioni della Russia di invadere l’Ucraina, ha fatto retromarcia e condannato l’aggressione. Anche se gli “Stati Uniti hanno diverse guerre sulla loro coscienza, questo non giustifica Putin. La Russia ha sbagliato a invadere”, ha detto il regista del documentario The Putin Interviews.

Getty Images – Reuters – Afp

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Pechino ha dichiarato guerra a Hollywood

(adnkronos.com, 18 gennaio 2022)

Pechino ha dichiarato guerra a Hollywood. Lo scorso anno, le autorità cinesi hanno bloccato l’uscita nelle sale di tutti i quattro film prodotti dalla Disney-Marvel. Un segnale, secondo gli osservatori, dell’argine che la Cina intende porre alla penetrazione nel proprio mercato delle major Usa. All’origine di questa scelta non ci sarebbero tuttavia le più ampie tensioni politiche e commerciali con Washington, bensì l’idea di trasformare l’industria cinematografica nazionale in un mezzo per orientare le masse e perseguire gli obiettivi politici del regime. Quello cinese, spiega ad Axios Rebecca Davis, corrispondente dalla Cina per Variety, “è un vero allontanamento dall’industria globale dell’intrattenimento”. Paul Dergarabedian, analista di Comscore, sottolinea invece che “la pandemia ha messo la Cina in una posizione migliore per controllare le uscite cinematografiche” sul proprio territorio.

Marvel Studios

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La censura cinese ha raggiunto Hollywood

(ilpost.it, 14 settembre 2021)

Alla fine di maggio l’attore americano John Cena, uno dei protagonisti del decimo film della saga di Fast & Furious, pubblicò sul social network cinese Weibo un video di scuse in cui diceva – in Mandarino – di aver «commesso un errore» e di amare e rispettare molto la Cina e i cinesi. Nel video Cena non diceva esplicitamente per cosa si stesse scusando: pochi giorni prima, durante una conferenza stampa, si era riferito a Taiwan parlandone come di un Paese indipendente e irritando il governo cinese, che invece considera Taiwan un proprio territorio. Cena si era scusato per aver detto qualcosa che andava contro i valori del governo cinese, ma in particolare per evitare che Fast & Furious 9 – The Fast Saga, che tra le altre cose era stato prodotto anche dalla China Film Group Corporation, venisse censurato.

Ph. Andy Wong / Ap

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Diana Spencer e Meghan Markle, che hanno in comune più di quanto pensassimo

di Roberta Mercuri (vanityfair.it, 2 settembre 2021)

Lady Diana e Meghan Markle potrebbero avere più cose in comune di quanto pensassimo. Pochi mesi prima di morire la principessa del Galles «stava pianificando di trasferirsi in California con i suoi figli», il principe William e il principe Harry, e «di intraprendere una carriera a Hollywood». Lo ha rivelato al Daily Mail Stewart Pearce, che fu confidente e voice coach della principessa. «Diana stava parlando dell’acquisto di una proprietà a Malibu e diceva che sarebbe stato davvero fantastico, per i ragazzi, crescere liberi. Poter fare surf, pattinare, giocare a frisbee».

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La foto dei talebani che si prendono gioco dei marines di Iwo Jima

di Luigi Conte (agi.it, 21 agosto 2021)

Dopo aver conquistato l’Afghanistan in un batter d’occhio ed essersi impossessati delle armi, dei mezzi e degli equipaggiamenti lasciati dai militari americani, i talebani si divertono a prendere in giro gli Stati Uniti. In alcuni video propagandistici si vedono combattenti talebani con divise e armi americane in pugno che pattugliano le strade. Se non fosse per la lingua che parlano e la barba lunga sarebbero all’apparenza soldati Usa. Hanno anche i classici occhiali da sole. Ma sono talebani. E appartengono anche a un’unità speciale chiamata Badri 313.

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Gli Oscar 2021 e la fine della fabbrica dei sogni

di Federico Pedroni (linkiesta.it, 28 aprile 2021)

Il destino ha voluto che la cerimonia di premiazione degli Oscar – rinviata causa pandemia alla fine di aprile dall’abituale posizione a cavallo tra febbraio e marzo – sia coincisa quest’anno con la tanto agognata riapertura delle sale cinematografiche italiane, almeno nelle Regioni gialle. Solitamente la consegna delle statuette rappresenta un momento di festa per gli esercenti di mezzo mondo, pronti a sfruttare il battage pubblicitario fatto di glamour e lustrini per riempire le sale con film più o meno grandi, capaci di attirare spettatori più o meno abituali. Quest’anno, però, come per tutto il resto anche per il cinema la situazione è radicalmente cambiata.

Ph. Chris Pizzello / Ap – Pool
Ph. Chris Pizzello / Ap – Pool

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Kamala Harris può fare la differenza anche a Hollywood

di Giovanni Pedde (huffingtonpost.it, 10 febbraio 2021)

Sono in molti a chiedersi quali potranno essere le effettive ripercussioni su Hollywood dell’elezione di Joe Biden, da sempre considerato vicino all’industria americana dell’entertainment. E le questioni in gioco non sono poche, dalla tutela dell’industria theatrical, messa in ginocchio dalla pandemia, sino alla ripresa dei negoziati per l’accordo cinematografico Usa-Cina e alla nomina dei nuovi membri della Federal Trade Commission e della Federal Communications Commission. Ma ancora più rilevante e attuale è domandarsi quale impatto potrà avere la nomina di Kamala Harris a vicepresidente. È lei, e a buon diritto, la vera star di questo tanto auspicato risultato elettorale: la prima donna, e la prima donna non bianca, a diventare vicepresidente degli Stati Uniti.

Hbo
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