Diventare famosa nel proprio Paese anche se il film in cui reciti è vietato dalle autorità e tu non sei neppure un’attrice professionista. È successo in Iran a Lili Farhadpour, 64 anni, giornalista e attivista prestata al cinema, e protagonista del film Il mio giardino persiano di Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, in Italia con Academy Two.
Un’importante regista iraniana e sua figlia, un’attrice, sono state incriminate nel loro Paese per essere apparse in pubblico senza indossare il velo obbligatorio nella Repubblica islamica. Lo ha annunciato l’agenzia della magistratura a Mizan Online. «Il pubblico ministero di Teheran ha accusato la regista Rakhshan Bani-Etemad e sua figlia, l’attrice Baran Kosari, di essersi tolte l’hijab in un luogo pubblico», ha riferito Mizan Online.
Le senatrici e i senatori degli Stati Uniti non dovranno più indossare un abbigliamento formale per esercitare le proprie funzioni in aula. Lunedì il Democratico Chuck Schumer, leader della maggioranza al Senato, ha detto che il personale incaricato di mantenere il decoro non farà più rispettare la consuetudine di vestirsi in maniera elegante durante le sessioni.
di Livia Paccarié (hollywoodreporter.it, 17 luglio 2023)
“Komak”, “aiuto”. È la mattina di domenica 16 luglio e Mohammad Sadeghi, attore iraniano, è aggrappato al davanzale della finestra del suo appartamento a Teheran. Ripete: “Komak”. Un attimo prima era in diretta su Instagram: «Per che cosa vivi? Perché vieni pagato? Per uccidere le donne e rapirle chiudendole in un furgone?» chiedeva alla polizia morale iraniana, accusando quelle pattuglie che agli angoli delle strade riempiono i loro furgoni con le “badhejab”, le “malvelate” – donne che indossano il velo, obbligatorio in Iran, «in modo inappropriato”.
Un mese fa, si era detta disposta a pagare «qualsiasi prezzo» pur di rimanere in Iran a sostenere le manifestazioni in corso da tre mesi e che chiedono la fine della Repubblica islamica. Ora, Taraneh Alidoosti, una delle più celebri attrici iraniane, è stata arrestata nella sua abitazione a Teheran dopo una perquisizione effettuata dalle forze di sicurezza.
Taraneh Alidoosti, una delle più note attrici iraniane, ha condiviso su Instagram una sua foto senza il velo in segno di protesta e solidarietà con le grosse manifestazioni seguite alla morte di Mahsa Amini, la giovane morta in carcere a Teheran dopo essere stata arrestata per non averlo indossato correttamente.
Le donne iraniane si tagliano i capelli per protestare contro l’uccisione di Mahsa Amini, la giovane di appena 22 anni arrestata dalla polizia di Teheran e morta in ospedale in seguito ai maltrattamenti subiti dagli agenti. Oltre ai raduni nelle piazze, le donne stanno protestando a colpi di forbici, pubblicando in Rete video, diventati virali, di loro mentre si tagliano i capelli. È un gesto molto forte, molto significativo ed esplicito. Politico a tutti gli effetti. Tagliarsi i capelli, stravolgendo la propria immagine e sacrificando un elemento così importante della propria immagine, è un gesto più esplicito di tante parole. Ma facciamo un passo indietro e raccontiamo la storia di Masha Amini. Una ragazza come tante, andata a Teheran in visita ai parenti, secondo Amnesty International «arrestata in modo arbitrario dalla cosiddetta polizia della moralità» con l’accusa di aver indossato l’hijab in modo improprio.