(corriere.it, 3 luglio 2020)
Hachalu Hundessa ha vissuto cinque dei suoi trentaquattro anni dietro le sbarre: non era maggiorenne quando fu condannato per aver manifestato contro il governo nel 2003. Il padre andava a trovarlo e gli diceva che «la prigione rende più forti». Su di lui aveva avuto un effetto collaterale, rendendo quel ragazzino che amava cantare mentre badava alle vacche un artista: «Come trovare i versi e la melodia l’ho imparato da detenuto», amava raccontare uno dei cantanti più amati dell’Etiopia, ucciso lunedì sera a colpi di arma da fuoco mentre era alla guida di un’auto ad Addis Abeba. I nove brani del primo album, Sanyii Mooti (La corsa del re) li aveva scritti da prigioniero. Continua la lettura di Etiopia nel caos per l’omicidio del cantante Hachalu Hundessa