Archivi tag: Giuseppe Civati

Politica vs influencer

di Selvaggia Lucarelli (tpi.it, 9 luglio 2021)

Confesso che avevo paura di guardare l’incontro Fedez/Civati/Zan/Cappato perché temevo la sensazione atroce che mi avrebbe permeata in seguito. E in effetti la sensazione che mi permea dopo essermi sorbita un’ora di Fedez è che siamo sempre troppo severi nei confronti di Matteo Renzi. Che è quello che è, senza sconti, ma sa quello che dice, sempre. Il problema insuperabile di Fedez è quello di non sapere mai nulla di quello che dice oltre le quattro cose che gli segnalano le Fiorellino98 sul web o che si appunta sulla mano come in terza elementare e di diffonderle, però, con il piglio del rivoluzionario cubano. Mi ricorda un po’ Flavia Vento quando parlava di animali, che a forza di sentirle dire scemenze pure quando nella sostanza aveva ragione, si finiva per comprare un fucile a canne mozze per impallinare cerbiatti.

Emanuele Fucecchi

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L’arte di combattere per le buone cause senza capirle

di Guia Soncini (linkiesta.it, 8 luglio 2021)

C’è un momento in cui il marito della Ferragni dice «come diceva Montanelli», e io penso ma tu guarda, che apertura mentale, non è più un vecchio porco, razzista e pure pedofilo, è un saggio il cui pensiero è citabile dal club dei giusti – e invece no. È solo che l’intersezionalismo non funziona, almeno non l’intersezionalismo delle sinapsi, quello che mentre la giusta causa del mese è la lotta alla transfobia pretenderebbe tu ti ricordassi di chi era il nemico la settimana in cui la giusta causa era la lotta al sessismo, o quella al razzismo. Ieri, dunque, è andata così.

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In Italia tutto è commedia, tranne la commedia

di Guia Soncini (linkiesta.it, 2 aprile 2021)

Tutto è commedia, tranne la commedia. Ci ho pensato tutto il giorno, ieri, col compiacimento di chi ha scoperto la legge fondativa dell’Italia del 2021, e con lo scorno di chi ci ha messo tre mesi ad accorgersene: tutto è commedia, tranne la commedia. È la risposta alla domanda che su queste pagine credo d’aver fatto in un centinaio o giù di lì d’articoli: questa cosa che la realtà rubi il lavoro agli sceneggiatori, questo sorpasso continuo della cronaca sulla fantasia, questa quotidianità che ci fa sospirare «dov’è Monicelli, dov’è Risi», questa roba qui è un bene o un male? È commedia il comandante che vende segreti ai russi per meno di quello che un’influencer prende per promuovere una barretta dietetica. È commedia la moglie del comandante, psicoterapeuta disegnata per dimostrarci che non solo in Beautiful, non solo in Billions, non solo in The Undoing: anche nella realtà di Pomezia ci sono psicoterapeute che non capiscono nientissimo di quel che succede in casa loro, figuriamoci nelle vite dei pazienti.

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Sfidare Renzi a sinistra. Cercasi candidato con l’animo della popstar

di Diego Bianchi («Il Venerdì di Repubblica», 10 aprile 2015)

«Zayn Malik che è uscito dagli One Direction è semplicemente un Civati che ce l’ha fatta». Questo, di Davide Astolfi, è stato uno dei tanti tweet con i quali si è cercato di commentare la scissione più clamorosa del momento rapportandola alle ingessate vicende della politica italiana. Altri hanno paragonato il cantante transfuga a Tosi uscito dalla Lega o a Ichino che ha mollato Scelta Civica, Continua la lettura di Sfidare Renzi a sinistra. Cercasi candidato con l’animo della popstar

Ermanno Olmi: «Grillo non insulti il presidente o lo denuncerò»

«Se Napolitano dovrebbe costituirsi, lei Grillo e tutti gli altri dovreste farvi ricoverare»

di Ermanno Olmi, regista

(corriere.it, 21 dicembre 2014)

Caro direttore, alla fine della Seconda guerra mondiale, l’Italia era considerata dagli Alleati fra i Paesi nemici e pertanto priva di ogni libertà. Quando il 10 agosto del 1946 Alcide De Gasperi intervenne alla Conferenza di pace a Parigi, esordì dicendo: «Prendendo la parola in questo Consesso, sento che tutto è contro di me, tranne la vostra personale cortesia». Questo bastò a salvare l’Italia dall’umiliazione di essere sotto tutela. Sarebbe stata la stessa cosa se al posto di De Gasperi ci fosse stato Beppe Grillo? Continua la lettura di Ermanno Olmi: «Grillo non insulti il presidente o lo denuncerò»

I dem litigano su Fedez: «Via da Sky», «Macché». E il rapper: «Siete fascisti»

La polemica / Scontro dopo l’inno per l’M5S

di Silvio Buzzanca («la Repubblica», 11 ottobre 2014)

«Caro Napolitano, te lo dico con il cuore, o vai a testimoniare, oppure passi il testimone! Dove sono i nastri dell’inchiesta? Si dice che Nicola Mancino, scriva meglio con la destra». Queste strofe scritte da Federico Lucia Federico, in arte Fedez, come inno del Movimento Cinque Stelle, stanno facendo litigare furiosamente un pezzo di Pd e i grillini. L’accusa reciproca è di fascismo, stalinismo, censura. Con due esponenti del Pd che arrivano a chiedere a Sky di mettere alla porta il rapper dalla giuria di X Factor, il popolare programma sui giovani talenti. La disputa inizia quando il democratico Stefano Pedica accusa Fedez, una star fra i giovanissimi, di vilipendio nei confronti del capo dello Stato. Continua la lettura di I dem litigano su Fedez: «Via da Sky», «Macché». E il rapper: «Siete fascisti»