di Davide Piacenza (wired.it, 22 marzo 2021)
La prima volta che qualcuno ha usato il termine deepfake era il 2017, Donald Trump era alla Casa Bianca da qualche mese, in Italia il presidente del Consiglio era Paolo Gentiloni e quella parola – usata da un manipolo di accademici e addetti ai lavori del settore dei media e del tech – era appena stata coniata per indicare un fiorente immondezzaio di fake pornografici che avevano iniziato a colpire diverse attrici di fama internazionale su Internet, un fenomeno tale da portare Reddit a proibire la pratica di innestare volti di star del cinema su corpi di pornostar. Due anni dopo, fuori da ogni bolla dei social network, a trasmettere il primo deepfake autoprodotto della televisione è però stato un “tg satirico” che va in onda da più di trent’anni, con ascolti che lo piazzano nell’Olimpo del nazionalpopolare italiano: Striscia la notizia, il programma di Antonio Ricci.
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