A casa mia è successo tutto nello stesso momento, ieri pomeriggio. Stavo ascoltando un podcast con ospite Gianni Morandi, e scrivendo bestemmie all’amica che me l’aveva segnalato: ma ti pare che mi fai sentire questo intervistatore che non sa niente, questo cane che come tutti i conversatori scarsi tenta di finirgli le frasi senza mai mai mai capire dove Gianni vada a parare, questo cane bau.
«Comportarsi da bulli aiuta nella vita, anche se ha un prezzo. Davanti ai bulli si tace, si sopporta o ci si inchina. Quasi mai, però[,] li si ama. Arrivano alla pancia. Non al cuore». È la chiusa del corsivo dell’altro ieri di Massimo Gramellini, forse articolo vincitore del premio “Capire meno il mondo” 2024, un anno nel quale c’è stata tesa competizione per il trofeo. Ma lunedì, davanti alla prima pagina del Corriere, ho avuto quel friccico che si ha di fronte alla vera incomunicabilità, ai capelli che fanno male, ai croccantini di Pavlov fuoriusciti dalla ciotola.
di Sebastiano Pucciarelli (huffingtonpost.it, 17 febbraio 2024)
Molto si è detto sull’irruzione della politica in un Festival di Sanremo che, fino all’ultimo, pareva decisamente apolitico. In questa edizione della normalizzazione ci si era rassegnati a dibattere su un paio di scarpe e un balletto poco riuscito, dopo gli “exploit trasgressivi” dei cantanti lo scorso anno (anche lì tutto sommato poca roba, nonostante la solita amplificazione Ariston: Articolo 31 e Fedez che urlano «Giorgia legalizzala», e sempre Fedez che prima strappa la foto di un sottosegretario, poi cede al bacio di Rosa Chemical).
di Roberto Esposito (huffingtonpost.it, 25 gennaio 2024)
Da molti anni la ricerca – in ambito psicologico, neuropsicologico e sociologico – ci sta svelando le diramazioni del comportamento dei consumatori. Appare assodato che a incidere enormemente sulle scelte ci sia la componente culturale e, più precisamente, dei valori culturali. Si tratta né più né meno di credenze, che si formano all’interno di una società e che permettono a chi le osserva di sentirsene parte.
«Da sempre noi donne ci vergogniamo del nostro corpo». Al minuto ventuno, Chiara Ferragni va dallo psicanalista di scena a spiegargli che mettersi a Sanremo un vestito con sopra un disegno di tette che lo faccia sembrare trasparente non è esibizionismo, non è consapevolezza di cosa funzioni nella società dello spettacolo, non è vocazione alla fotogenia: è una presa di posizione femminista. È in quel momento che su una parete di casa mia si forma una piccola crepa causata dalle testate che do durante la visione della nuova ora di The Ferragnez.
Cantanti contro politici. Uno scontro che si ripete da anni, ogni volta che arriva la stagione elettorale e il candidato di turno utilizza il brano del proprio artista o band preferita come colonna sonora della propria campagna. L’ultimo match vede protagonisti il multimilionario biotecnologico e potenziale candidato repubblicano americano Vivek Ramaswamy ed Eminem.
Ci sono giorni in cui proprio non riesci a decidere il tema di conversazione. Vuoi parlare di Pierfrancesco Favino? Di Tom Hanks? Di Diana Spencer? Di Meghan Markle? Delle due ragazze di Little Rock che si resero conto che gli uomini preferiscono le bionde? Comincerei da: cosa farebbe J.R. Moehringer con la vita di Chiara Ferragni? Me lo sono chiesto in quelle ventiquattr’ore in cui la vita sceneggiatrice ci ha offerto, come amuse-bouche della seconda stagione di The Ferragnez, la serie di Prime sulla vita dell’italiana più famosa di questo secolo, l’inseguimento immaginario di Harry e Meghan.
Dopo Chiara Ferragni ecco in diretta dalla Costa Concordia ormeggiata a Sanremo il marito Fedez. Ai bordi di una piscina il rapper milanese ha colto l’occasione per srotolare il suo pensiero. La foto di Bignami strappata; la Roccella anche lei additata. Ne ha avuto per tutti. Una pernacchia al Codacons, i soldi dei contribuenti, l’omaggio a Vialli. Un’uscita che ha dato una scossa a una serata che aveva visto come apice i piegamenti di Albano.
In principio c’era solo la coppia più pop del web: Chiara Ferragni e Fedez. Poi si è capito che l’intrattenimento di massa si era spostato sui social e così gli influencer della politica si sono moltiplicati. Oggi nascono, crescono e poi si schierano. Se i Ferragnez sono diventati la coppia più nota d’Italia, del resto, lo si deve anche – forse – al loro attivismo politico e sociale. Durante la prima ondata della pandemia di Covid-19, tanto per fare un esempio, organizzarono una raccolta fondi per costruire un reparto di terapia intensiva. Gesto che è valso loro il prestigioso Ambrogino d’Oro, consegnato direttamente dal sindaco di Milano Beppe Sala. Capita, dunque, che la più classica delle dinamiche italiane (la caduta di un governo dopo un ultimatum) travalichi i binari della comunicazione tradizionale e paludata.
L’impegno sociale di Fedez continua a crescere, in maniera sempre più strutturata. Dopo l’operazione al pancreas a causa di un tumore neuroendocrino, il rapper ha infatti lanciato la sua Fondazione, «una realtà filantropica, senza scopo di lucro, che opera su tre pilastri fondativi: il sociale, la solidarietà e la pubblica utilità». Un’importante iniziativa che segue una serie di recenti progetti portati avanti dall’artista e dalla moglie, Chiara Ferragni; su tutte la raccolta fondi per la costruzione di un nuovo reparto all’Ospedale San Raffaele di Milano per rispondere all’esplosione del Covid-19. La Fondazione Fedez E.T.S. (l’acronimo sta per Ente del Terzo Settore) «è, per esplicita e dichiarata intenzione del suo fondatore, la naturale evoluzione della responsabilità sociale dimostrata da Fedez nelle molte azioni concrete da lui messe in atto in prima persona nelle emergenze che il nostro Paese ha dovuto affrontare in questi ultimi difficilissimi mesi. Con la Fondazione tutto questo assumerà un orizzonte più ampio», si legge ancora sul comunicato on line, «in quanto la gestione della contingenza verrà coniugata con l’attività programmatica propria di un ente di questo tipo».