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Dovremmo studiare meglio gli effetti dei social network sul comportamento collettivo

(ilpost.it, 11 luglio 2021)

Gli effetti prolungati e dirompenti della pandemia da Coronavirus su molte abitudini umane, così come gli sforzi compiuti da governi e autorità sanitarie per limitare i contagi, tra il 2020 e il 2021, hanno reso molto evidente il bisogno di una comprensione chiara delle modalità di interazione tra le persone e di condivisione delle informazioni su larga scala. Un articolo redatto da un gruppo di diciassette ricercatori [Stewardship of global collective behaviourN.d.C.], da poco pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), sviluppa attraverso una serie di argomenti l’idea che sia opportuno e urgente studiare approfonditamente i modi in cui i social media e le attuali tecnologie di telecomunicazione condizionano le interazioni tra le persone e i comportamenti collettivi.

Ph. Jarrad Henderson / Usa Today

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L’Avis deve pure perdere tempo a rispondere a Enrico Montesano

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 21 giugno 2021)

In un momento estremamente complesso per tutto ciò che riguarda le donazioni di sangue (il periodo del lockdown e delle restrizioni in generale hanno avuto un impatto significativo su questo gesto di solidarietà), l’Avis deve pure perdere tempo per rispondere a Enrico Montesano su una bufala – che per mezzo di un video girato dallo stesso attore – aveva trovato una cassa di risonanza ancora più ampia di quanto già non avesse avuto grazie ai soliti gruppi di fake news sui social network. Eppure, la precisazione era doverosa, perché – soprattutto nella giornata di ieri – la bufala del sangue donato dai vaccinati buttato via perché coagulatosi si era diffusa in maniera esponenziale.

butac.it
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Finalmente l’Europa alza la voce con le Big Tech: cambiate gli algoritmi, state alimentando fake news

di Giulio Alibrandi (tpi.it, 26 maggio 2021)

La Commissione Europea ha chiesto a piattaforme di social media come Facebook, Google e Twitter di cambiare i propri algoritmi per fermare la diffusione di contenuti falsi. Secondo quanto riportato da Politico, le nuove regole, alle quali le piattaforme per ora potranno aderire su base volontaria, potrebbero rappresentare l’intervento finora più significativo da parte di qualsiasi autorità di regolamentazione sulla riservatezza degli algoritmi che regolano il flusso di contenuti distribuiti a miliardi di persone nel mondo. Le norme fanno parte della revisione del codice di condotta siglato nel 2018 con le principali piattaforme di social media, che, negli ultimi tre anni, non avrebbe fatto abbastanza per contrastare la diffusione di falsità sui social stessi durante le elezioni politiche e, soprattutto, la pandemia.

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Facebook introduce l’etichetta “pagina satirica” per aiutarci a non confondere realtà e satira

di Ilaria Roncone (giornalettismo.com, 8 aprile 2021)

La novità è stata annunciata sul profilo Twitter Facebook Newsroom, che ha anche mostrato quello che – da oggi in poi – gli utenti di Facebook vedranno negli Stati Uniti quando si troveranno ad avere a che fare con una pagina che pubblica contenuti satirici. Per ora questa novità coinvolge solamente gli utenti del Paese d’origine del social di Zuckerberg ma probabilmente nel giro di qualche mese verrà ampliata, come solitamente viene fatto per le implementazioni del social. L’idea è quella di rendere sempre più chiara e netta, tramite l’etichetta “pagina satirica”, la differenza tra le pagine che hanno toni seri e quelle che, invece, sono satiriche. «A partire da oggi», si legge nel tweet che annuncia la novità, «negli Stati Uniti iniziamo a testare un modo per fornire alle persone un contesto più definito rispetto alle pagine che vedono».

Facebook Newsroom via Twitter
Facebook Newsroom via Twitter

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Minneapolis paga influencer per parlare dell’omicidio di George Floyd

(quotidiano.net, 1° marzo 2021)

Il consiglio comunale della città di Minneapolis ha deciso di pagare alcuni influencer per divulgare attraverso le loro piattaforme social “messaggi approvati” nel periodo in cui si svolgerà il processo per l’omicidio dell’afroamericano George Floyd. Una conferma della capacità di alcune personalità dei nuovi media di farsi ascoltare da determinate comunità, capacità maggiore rispetto a quella dei tradizionali mezzi di comunicazione. Ma anche un’iniziativa che sta creando un certo dibattito fra gli attivisti. La morte del 46enne Goerge Floyd, avvenuta il 25 maggio 2020, ha rinnovato l’indignazione che da anni attraversa gli Stati Uniti riguardo la brutalità della polizia, in particolare nei confronti dei cittadini afroamericani. Le foto e le immagini subito circolate sui social network mostravano un poliziotto bianco, Derek Chauvin, utilizzare il proprio ginocchio per immobilizzare a terra Floyd, facendogli pressione sul collo.Minneapolis_influencer_GeorgeFloyd Continua la lettura di Minneapolis paga influencer per parlare dell’omicidio di George Floyd

E se distinguere Vero e Falso su Internet fosse semplicemente impossibile?

di Stefano Piri (esquire.com, 12 febbraio 2021)

Nel gennaio del 1976 l’irruzione di un nuovo personaggio ravviva l’immaginario politico americano, ancora sbiadito dopo l’epocale perdita d’innocenza del Watergate. A portare agli onori delle cronache colei che presto sarà nota a ogni onesto lavoratore americano come Welfare Queen è il candidato alle primarie repubblicane Ronald Reagan, ex governatore della California, ex presidente del sindacato degli attori di Hollywood e soprattutto ex divo dei western anni Quaranta: uno che sa come si costruisce un personaggio, insomma. «A Chicago hanno scoperto questa donna: se ne andava in giro su una Cadillac e usava 80 nomi, 30 indirizzi e 15 numeri di telefono per raccogliere buoni pasto, pensioni sociali, pensioni da veterano per quattro mariti inesistenti morti in guerra. Il suo reddito non tassabile, da solo, arrivava a 150mila dollari all’anno».

RepresentUS
RepresentUS

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Parler, il social network dell’estrema destra

di Pietro Mecarozzi (linkiesta.it, 17 novembre 2020)

L’estrema destra statunitense ha trovato un nuovo rifugio social: si chiama Parler, e si presenta come il regno della libertà d’espressione. La piattaforma si autodefinisce “La piazzetta del mondo”, promette la completa libertà di parola senza il rischio di essere bloccati e, allo stesso tempo, non consente l’accesso a troll o a contenuti sensibili. A novembre del 2020 ha registrato circa 4 milioni di utenti attivi e oltre 10 milioni di utenti totali, contro quota 1,5 milioni di utenti raggiunti sul finire di giugno. Un boom di contatti che, negli ultimi giorni, ha trovato maggior slancio dopo la proclamazione della vittoria di Joe Biden nelle elezioni presidenziali.Parler_social Continua la lettura di Parler, il social network dell’estrema destra

Donald Trump va fermato subito

di Christian Rocca (linkiesta.it, 21 novembre 2020)

Donald Trump andrebbe arrestato in flagranza di reato, per aver tentato di manipolare le elezioni democratiche degli Stati Uniti prima del voto del 3 novembre e per le successive manovre intimidatorie nei confronti dei pubblici ufficiali cui sta impedendo di certificare il risultato elettorale. Naturalmente stiamo parlando del voto del 2020, perché le manipolazioni del voto del 2016 sono state esterne, russe, senza la prova di coordinamento tra il Cremlino e la Trump Tower nonostante i copiosi tentativi della cosca trumpiana di mettersi in contatto con gli agenti di Mosca e la richiesta esplicita, in diretta televisiva, a Vladimir Putin di ravanare nei server di Hillary Clinton, cosa puntualmente accaduta.Trump-Hitler Continua la lettura di Donald Trump va fermato subito

Il falso che sta in piedi

(ilpost.it, 21 novembre 2020)

Le cause legali del comitato elettorale di Donald Trump e del Partito Repubblicano per bloccare la certificazione del voto in alcuni Stati e Contee americane o per sovvertirne il risultato sono state finora tutte rigettate, e anche le procedure di riconteggio negli Stati hanno confermato la vittoria di Joe Biden: per esempio in Georgia, dove i voti sono stati ricontati a mano (misura straordinaria chiesta dal Partito Repubblicano), il risultato non è cambiato. Per quanto infondata, però, la tesi di illeciti o brogli trova il sostegno di un pezzo significativo dell’elettorato del Partito Repubblicano, che si fida del suo presidente e dei politici che ha votato.

Ph. Chris McGrath / Getty Images
Ph. Chris McGrath / Getty Images

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Annamaria Testa sui pericoli dell’infodemia

di Marzia Papagna (huffingtonpost.it, 21 novembre 2020)

La pubblicità ai tempi del Covid-19. Campagne anti-pandemiche che dividono le opinioni del Web tra chi le considera semplicemente geniali e chi, invece, mette in discussione le scelte fatte in un momento così delicato. Tra i più recenti, l’invito a restare a casa da parte del ministero della Salute francese, che mostra un epilogo abbastanza drammatico, e lo spot del governo tedesco, che punta sulla pigrizia dei più giovani per vincere la crisi. Senza andare troppo lontano, nella primissima fase del lockdown, sugli schermi tv delle case italiane, durante l’abituale piccolo spazio pubblicità, sventolavano bandiere tricolore con l’indimenticabile colonna sonora degli applausi dai balconi e il messaggio che ha fatto il giro del mondo: resta a casa, insieme ce la faremo.talk_show Continua la lettura di Annamaria Testa sui pericoli dell’infodemia