Archivi tag: fake news

Robert De Niro censurato su Trump e nativi americani

di Carlo Moretti (repubblica.it, 28 novembre 2023)

Robert De Niro ha utilizzato la cerimonia dei premi cinematografici Gotham per lanciare un duro attacco a Donald Trump e ai revisionisti storici che, come l’ex presidente, negano o tendono a sminuire le responsabilità nel genocidio dei nativi americani. Prendendo spunto dal film Killers of the flower moon, che ha interpretato al fianco di Leonardo DiCaprio con la regia di Martin Scorsese, De Niro ha tenuto un discorso decisamente politico sull’utilizzo delle fake news, sulla storia scritta dai vincitori e sul fatto che il primo a utilizzare notizie false sia stato l’ex presidente americano che usava il nome Pocahontas per indicare “una puttana”.

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Non nel mio tinello

di Christian Rocca (linkiesta.it, 12 ottobre 2023)

Ricevo continuamente segnalazioni di cose orrende trasmesse dalla tv italiana nei talk show serali e purtroppo ogni tanto mi imbatto su Twitter nelle relative clip di questo o quel saltimbanco, quasi sempre in forza ai giornali reazionari tipo Il Fatto o La Verità, creati dal “pensiero unico del conduttore collettivo” che in realtà è il responsabile primario, non solo il complice, dell’imbarbarimento del discorso pubblico italiano, già reso indigesto dalle fake news, dalle post verità, dalle verità alternative ingegnerizzate per riprodursi in modo esponenziale e poi esplodere come bombe a grappolo su tutti noi.

Pexels / KoolShooters

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Contrordine, gli algoritmi di Facebook e Instagram non influenzano le convinzioni politiche

di Bruno Ruffilli (repubblica.it, 29 luglio 2023)

Gli algoritmi dei social non determinano le scelte politiche. O almeno, non nel modo in cui finora si è creduto. Questi i risultati di quattro distinte ricerche di scienziati e docenti di alcune prestigiose università americane, tra cui la Carnegie Mellon, Stanford, Princeton, Università della Pennsylvania, e altre, in collaborazione con Meta. Gli autori hanno esaminato per tre mesi gli effetti degli algoritmi dei feed di Facebook e Instagram durante le elezioni statunitensi del 2020.

Unsplash

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Donald Trump e la destrificazione di Twitter

di Emanuele Capone (huffingtonpost.it, 25 agosto 2023)

Dopo un’assenza durata 2 anni e 7 mesi, Donald Trump è tornato su Twitter (che ora si chiama X) per condividere con i follower la sua foto segnaletica. L’ex presidente degli Stati Uniti, che era stato bannato dalla piattaforma all’inizio del 2021 dopo l’assalto dei suoi seguaci a Capitol Hill e il timore di “ulteriori appelli alla violenza”, ha ancora quasi 87 milioni di follower, cui però non scriveva più niente appunto dall’8 gennaio 2021.

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Il caos alimentato dai social è niente rispetto a quello che arriverà con l’Intelligenza Artificiale

di Antonio Preiti (linkiesta.it, 15 luglio 2023)

Adesso siamo tutti convinti che i social media determinino le opinioni politiche, e di conseguenza influenzino il voto. Non era così all’inizio, quando un tipico atteggiamento, un po’ supponente, si condensava nel mantra: «… e poi c’è la vita vera». Abbiamo (hanno) scoperto che nell’ambito della vita vera ci sono i social media. Accadeva allora (sembra un tempo remoto, ma siamo a dieci anni fa, o poco più) che la tecnologia permettesse una precisione nella comunicazione politica prima impensata e impensabile.

Shutterstock

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La resa di YouTube: anche la disinformazione fa parte del dibattito politico

(agi.it, 3 giugno 2023)

YouTube ha annunciato che smetterà di rimuovere i contenuti che sostengono falsamente che le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 siano state afflitte da «frodi, errori o intoppi». L’annuncio della piattaforma per video di proprietà di Alphabet, società madre di Google, rappresenta un netto distacco dalla politica avviata nel dicembre del 2020, che cercava di arginare le false affermazioni, soprattutto quelle dell’allora presidente Donald Trump, secondo cui la sua sconfitta alle elezioni contro Joe Biden sarebbe stata dovuta a un «furto di voti».

Ph. Chris Delmas / Afp

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Complotto

di Giovanni De Mauro (internazionale.it, 12 maggio 2023)

Oggi che l’emergenza per la pandemia è finita, potremmo riflettere con più distacco sui tanti fenomeni che hanno segnato questi anni di Covid. A cominciare dalle teorie del complotto, che hanno una storia antica. Recensendo per il settimanale l’Espresso un libro sull’argomento, nel 2014 Umberto Eco si chiedeva come mai le bufale avessero tanto successo. «Perché promettono un sapere negato agli altri», rispondeva.

Ph. Elias Valverde II / The Dallas Morning News / Tns

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Credere nelle bufale, oggi

di Enrico Bucci (ilfoglio.it, 19 aprile 2023)

Come mai le bufale, cioè storie che, contrariamente a ciò che per gli antichi era il mito, sono state più volte inoppugnabilmente smentite, resistono, fioriscono e aumentano la loro presa, nonostante a volte appaia incredibile anche solo pensare di potervi credere? In realtà, la tendenza a credere nelle bufale può essere vista come il sottoprodotto di una serie di caratteristiche del nostro mondo cognitivo, ereditate da antenati per i quali tali caratteristiche erano vantaggiose evolutivamente parlando (nonostante oggi possa sembrare incredibile).

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TikTok bandito dai telefoni dei dipendenti statali Usa

di Walter Galbiati (repubblica.it, 4 gennaio 2023)

Chi lavora per il governo degli Stati Uniti non potrà più installare TikTok sul telefonino di lavoro. Il 29 dicembre scorso, il presidente Joe Biden ha firmato l’atto che ha bandito TikTok da tutti i cellulari in uso ai dipendenti federali. Un giro di vite che arriva dopo le decisioni già prese da alcuni governi locali e che segna un punto di svolta per il futuro dell’app negli Stati Uniti. Le motivazioni sono «per questioni di sicurezza», legate alla proprietà del social media.

Ph. Kevin Frayer / Getty Images

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Sovranisti su Marte: l’appello agli alieni dei fan di Bolsonaro

di Francesco Cundari (linkiesta.it, 23 novembre 2022)

Per buona parte degli ultimi trent’anni la sinistra si è divisa intorno alla questione della cosiddetta demonizzazione di Silvio Berlusconi e del suo elettorato. Da un lato c’era chi sosteneva che delegittimare e squalificare moralmente metà degli italiani non avrebbe reso più facile vincere le elezioni, dall’altro chi riteneva al contrario che solo una contrapposizione durissima e intransigente avrebbe potuto salvare l’anima (e anche i consensi) della sinistra.

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