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Trump resterà sospeso da Facebook per almeno due anni

(ansa.it, 5 giugno 2021)

Donald Trump è sospeso da Facebook per due anni. Lo annuncia il social network, sottolineando che al termine dei ventiquattro mesi gli esperti valuteranno di nuovo il caso. Trump potrà essere riammesso solo se le condizioni lo permetteranno. La decisione di Facebook segue le valutazioni del suo Oversight Board, che, il mese scorso, aveva criticato la sospensione senza scadenza dell’ex presidente degli Stati Uniti. «Data la gravità delle circostanze che hanno portato alla sospensione di Trump, riteniamo che le sue azioni costituiscano una seria violazione delle nostre regole che merita la maggiore sanzione. Sospendiamo i suoi account per due anni a partire dalla data della sua iniziale sospensione, il 7 gennaio di quest’anno», afferma Facebook.

Ansa
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Facebook ha deciso di affrontare il tema del diritto di satira

di Enzo Boldi (giornalettismo.com, 24 maggio 2021)

Un meme della discordia che potrebbe condizionare la politica dei social network in termini di ironia e satira. La decisione dell’Oversight Board del social di Mark Zuckerberg – che ha il compito di valutare le decisioni prese dai vertici di Menlo Park – ha ribaltato la “censura” portata avanti dalla piattaforma nei confronti di un’immagine dissacrante che aveva l’obiettivo di “denunciare” il comportamento della Turchia sul genocidio armeno. Questa scelta apre un vasto confronto sul diritto di satira su Facebook (e sui social in generale), che, molto spesso, viene superato dagli algoritmi e da valutazioni che non riescono a stabilire il confine labile tra la macabra ironia e la denuncia satirica.

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La decisione di Facebook sul ban di Trump cambierà per sempre i social network

di Viola Stefanello (wired.it, 24 aprile 2021)

Novanta giorni per prendere forse la decisione più complessa della propria carriera: era questa la sfida che si prospettava per l’Oversight Board, il colossale comitato di esperti assemblato da Facebook per valutare indipendentemente le proprie decisioni più controverse in materia di moderazione dei contenuti che si trova a dover decidere se riabilitare il profilo di Donald Trump. Il 45esimo presidente degli Stati Uniti è infatti stato espulso da Facebook e Instagram – oltre che da altre grandi piattaforme che non fanno capo a Mark Zuckerberg, come Twitter – dopo l’assalto al Campidoglio ad opera di centinaia di suoi sostenitori il 6 gennaio, che aveva portato a cinque morti.

Ph. Mike Kemp / In Pictures - Getty Images
Ph. Mike Kemp /
In Pictures – Getty Images

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Facebook introduce l’etichetta “pagina satirica” per aiutarci a non confondere realtà e satira

di Ilaria Roncone (giornalettismo.com, 8 aprile 2021)

La novità è stata annunciata sul profilo Twitter Facebook Newsroom, che ha anche mostrato quello che – da oggi in poi – gli utenti di Facebook vedranno negli Stati Uniti quando si troveranno ad avere a che fare con una pagina che pubblica contenuti satirici. Per ora questa novità coinvolge solamente gli utenti del Paese d’origine del social di Zuckerberg ma probabilmente nel giro di qualche mese verrà ampliata, come solitamente viene fatto per le implementazioni del social. L’idea è quella di rendere sempre più chiara e netta, tramite l’etichetta “pagina satirica”, la differenza tra le pagine che hanno toni seri e quelle che, invece, sono satiriche. «A partire da oggi», si legge nel tweet che annuncia la novità, «negli Stati Uniti iniziamo a testare un modo per fornire alle persone un contesto più definito rispetto alle pagine che vedono».

Facebook Newsroom via Twitter
Facebook Newsroom via Twitter

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I tre club britannici che boicottano i social per protestare contro il razzismo

di Enzo Boldi (giornalettismo.com, 9 aprile 2021)

I razzisti di oggi vivono nascosti nell’ombra dei social. Pensano di non essere individuabili e denunciati per quel che scrivono, ma forse la loro ignoranza mentale li porta a non considerare che anche quel che si scrive sui social è passibile di reato. Adesso, però, anche il mondo del Calcio chiede rimedi esemplari contro questo disgustoso (e criminale) fenomeno. Il tutto è partito con la campagna Enough is Enough dello Swansea City, che boicotta i social. Poi, l’esempio del club gallese è stato seguito dal Birmingham City e dai Rangers di Glasgow. Così il Calcio britannico prova a dare un calcio al razzismo. «Come squadra di calcio, abbiamo visto molti dei nostri giocatori soggetti ad abusi abominevoli solo nelle ultime sette settimane e riteniamo che sia giusto prendere posizione contro comportamenti che sono un flagello per il nostro sport e la società in generale» si legge nel comunicato diramato giovedì pomeriggio sul sito ufficiale dello Swansea City.

@SwansOfficial via Twitter
@SwansOfficial via Twitter

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E se distinguere Vero e Falso su Internet fosse semplicemente impossibile?

di Stefano Piri (esquire.com, 12 febbraio 2021)

Nel gennaio del 1976 l’irruzione di un nuovo personaggio ravviva l’immaginario politico americano, ancora sbiadito dopo l’epocale perdita d’innocenza del Watergate. A portare agli onori delle cronache colei che presto sarà nota a ogni onesto lavoratore americano come Welfare Queen è il candidato alle primarie repubblicane Ronald Reagan, ex governatore della California, ex presidente del sindacato degli attori di Hollywood e soprattutto ex divo dei western anni Quaranta: uno che sa come si costruisce un personaggio, insomma. «A Chicago hanno scoperto questa donna: se ne andava in giro su una Cadillac e usava 80 nomi, 30 indirizzi e 15 numeri di telefono per raccogliere buoni pasto, pensioni sociali, pensioni da veterano per quattro mariti inesistenti morti in guerra. Il suo reddito non tassabile, da solo, arrivava a 150mila dollari all’anno».

RepresentUS
RepresentUS

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I progetti di Twitter per ripensare le proprie regole

(ilpost.it, 14 gennaio 2021)

Jack Dorsey, il cofondatore e ceo di Twitter, ha scritto una serie di tweet per riflettere sulla sospensione definitiva dell’account del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sulle sue conseguenze e su come da quello che è successo in questi giorni dovrebbero nascere nuove regole, per Twitter e per Internet. Nei primi tweet, Dorsey ha difeso la decisione di Twitter: «Non festeggio e non provo orgoglio per il fatto che abbiamo dovuto bloccare @realDonaldTrump da Twitter, né per come siamo arrivati a farlo». Tuttavia, Dorsey ritiene che per Twitter sia stata «la decisione giusta», perché è servita a limitare credibili minacce di violenza.

Ph. Hannah McKay / Getty Images – Pool
Ph. Hannah McKay / Getty Images – Pool

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Perché solo ora? Cosa c’è dietro ai ban messi in atto dalle grandi piattaforme

di Giacomo Aschacher (giornalettismo.com, 13 gennaio 2021)

Censura contro libertà d’espressione, la sfida sempre aperta è diventata il centro del dibattito di questi giorni in merito al ban sui social di Donald Trump, seguito dalla cancellazione del social network Parler sia dagli app store di Google e Apple sia da Aws, l’infrastruttura cloud di Amazon, seguito infine dalla cancellazione di oltre 70mila account collegati al movimento complottista QAnon. Può un social network come Twitter o Facebook arrogarsi il diritto di limitare o bloccare la libertà di espressione? La risposta è scontata: certo che può.Twitter-Trump Continua la lettura di Perché solo ora? Cosa c’è dietro ai ban messi in atto dalle grandi piattaforme

Salvini s’iscrive a Parler, poco dopo Parler è off line

di Lucio Fero (blitzquotidiano.it, 11 gennaio 2021)

Matteo Salvini si è iscritto a Parler. Forse un gesto di protesta contro Facebook giudicata sinistrorsa e contro Twitter giudicata mondialista, comunque contro le piattaforme forse ora giudicate nemiche del popolo. O forse quello di Salvini è un gesto di omaggio e solidarietà a Donald Trump che sulla stessa piattaforma, Parler appunto, si vede ospitato dopo che Facebook, Twitter e Amazon e tutti gli altri di quello che deve essere oppressivo pensiero unico hanno tolto dalle mani di Trump l’arma social. Tolta per evidenti motivi di ordine pubblico e salute pubblica. Il caso vuole che il giorno dopo l’iscrizione di Salvini, Parler sia stato messo off line.Salvini_Parler Continua la lettura di Salvini s’iscrive a Parler, poco dopo Parler è off line

Il falso che sta in piedi

(ilpost.it, 21 novembre 2020)

Le cause legali del comitato elettorale di Donald Trump e del Partito Repubblicano per bloccare la certificazione del voto in alcuni Stati e Contee americane o per sovvertirne il risultato sono state finora tutte rigettate, e anche le procedure di riconteggio negli Stati hanno confermato la vittoria di Joe Biden: per esempio in Georgia, dove i voti sono stati ricontati a mano (misura straordinaria chiesta dal Partito Repubblicano), il risultato non è cambiato. Per quanto infondata, però, la tesi di illeciti o brogli trova il sostegno di un pezzo significativo dell’elettorato del Partito Repubblicano, che si fida del suo presidente e dei politici che ha votato.

Ph. Chris McGrath / Getty Images
Ph. Chris McGrath / Getty Images

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