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La politicizzazione degli influencer russi

(ilpost.it, 12 aprile 2022)

Nelle ultime settimane, per controllare l’informazione sulla guerra in Ucraina, il governo russo ha rafforzato la censura sui siti di news che non si adeguavano alla versione governativa dei fatti e ha bloccato l’accesso a diversi social network. Le misure non hanno solo costretto diversi giornali russi a chiudere, su ordine dell’agenzia statale delle comunicazioni Roskomnadzor o in applicazione di una legge recente che definisce “fake news” tutto ciò che non è approvato dal governo; hanno anche costretto molti blogger e influencer russi, che con i social e le piattaforme on line lavoravano e guadagnavano, a riorganizzarsi per non perdere i propri follower e limitare i danni economici. Alcuni hanno deciso di lasciare il Paese e puntare su un pubblico internazionale, iniziando a creare contenuti in Inglese. Tantissimi altri stanno migrando in massa verso le piattaforme alternative approvate dal governo, che ha tutto l’interesse a controllare la circolazione dei contenuti on line e a usare gli influencer come strumento di propaganda.

Instagram

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Informazione tossica, colonialismo digitale e profitti mostruosi

di Annamaria Testa (internazionale.it, 19 ottobre 2021)

Ogni nostra decisione sul futuro, piccola o grande, riguardante i prossimi trenta minuti o i prossimi trent’anni, si basa su quello che noi sappiamo adesso. E quello che noi adesso sappiamo, o crediamo di sapere, rispecchia l’assieme delle informazioni che, nel corso delle nostre vite e fino a questo momento, ci hanno raggiunto e colpito. E che, convincendoci della loro rilevanza, hanno incessantemente contribuito a formare, a modificare (o a deformare) la nostra visione di noi stessi e delle cose. Dunque, poter disporre di informazioni di qualità è fondamentale perché sia i singoli sia i governi decidano bene e, per dirla con Steven Pinker, in modo razionale e responsabile: tale, cioè, da “salvare il mondo”.

Artur Debat / Getty Images

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Trump ha annunciato la sua nuova piattaforma, TRUTH Social

(ilpost.it, 21 ottobre 2021)

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato la nuova piattaforma social che era stata annunciata diversi mesi fa come alternativa ai social network da cui era stato rimosso per il suo coinvolgimento nell’attacco al Congresso statunitense del 6 gennaio 2021. La piattaforma si chiama TRUTH Social (“truth” significa “verità”), arriverà l’anno prossimo e sostituirà il blog con cui per un breve periodo Trump era tornato a farsi sentire on line. In un comunicato diffuso mercoledì, Trump ha detto di aver creato TRUTH Social «per opporsi alla tirannia delle società Big Tech» e «per combatterle», sostenendo che l’obiettivo del Trump Media and Technology Group (Tmtg) – la società che l’ha sviluppata – sia «dare una voce a tutti».

Ph. Chris Delmas / Getty Images

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Mercanti di verità

(ilpost.it, 7 ottobre 2021)

È uscito nelle librerie Mercanti di verità, il saggio sul giornalismo contemporaneo scritto da Jill Abramson, prima (e unica) donna ad aver diretto il New York Times e oggi editorialista politica al Guardian e docente all’Università di Harvard. Il libro è dedicato in particolare ai quotidiani americani New York Times e Washington Post, e ai siti di notizie e altre cose BuzzFeed e Vice, ma racconta e spiega in generale le difficoltà e le sfide per i giornali tradizionali, da un lato, e le opportunità e innovazioni portate dall’uso dei mezzi digitali, dall’altro. Pubblichiamo l’introduzione all’edizione italiana, realizzata da Sellerio.

Ph. Frieder Blickle

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L’ultima moda delle celebrità: investire in startup green per salvare il mondo

di Ilaria Betti (huffingtonpost.it, 23 settembre 2021)

Non comprano solo auto lussuose e ville stravaganti. Con i guadagni milionari, alcuni vip decidono di fare la propria parte per salvare il mondo, investendo in startup green ed eco. Una vera e propria mania che sta contagiando sempre più celebrities. Tra queste, anche alcuni veterani dei finanziamenti verdi, come Leonardo Di Caprio che di recente ha investito sulla carne in vitro, diversa dalla carne vegetale perché realizzata coltivando cellule prelevate dagli animali. L’obiettivo della startup è ridurre gli allevamenti intensivi, fonte di inquinamento; quello di Di Caprio è fare qualcosa per risollevare le sorti del pianeta.

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Facebook avrebbe creato delle liste di utenti al di sopra delle regole

di Tommaso Meo (wired.it, 14 settembre 2021)

Nonostante Facebook assicuri da tempo che tutti i suoi utenti sono uguali e sono trattati allo stesso modo, sembra che qualcuno sia più “uguale” degli altri. Secondo quanto emerso di recente grazie al Wall Street Journal, pare che la compagnia fondata e diretta da Mark Zuckerberg abbia sottratto 5,8 milioni di persone, tra celebrità e politici, alle normali regole di moderazione che applica ai contenuti pubblicati sulla sua piattaforma. Facebook ha previsto da anni un programma chiamato XCheck – o Cross Check (controllo incrociato) – che esenta i suoi componenti dal sottostare alle politiche applicate ai normali utenti, secondo quanto emerge da documenti interni all’azienda entrati in possesso del giornale americano.

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Censura e piattaforme: Trump dichiara guerra alle Big Tech

di Otto Lanzavecchia (formiche.net, 9 luglio 2021)

«Se lo possono fare a me, lo possono fare anche a voi – e credetemi, lo faranno». Dalle colonne del Wall Street Journal l’ex presidente americano Donald Trump si è lanciato in un durissimo j’accuse contro le Big Tech, le grandi corporazioni tecnologiche americane, e la loro decisione di sospenderlo dalle proprie piattaforme. L’editoriale è apparso giovedì, un giorno dopo la conferenza in cui ha annunciato di aver fatto partire tre class action distinte contro Facebook, Google e Twitter e i rispettivi ceo. Si sta prefigurando un caso di altissimo profilo.

Jialun Deng / The New York Times

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Roger Waters contro Mark Zuckerberg

di Luca Colantuoni (punto-informatico.it, 16 giugno 2021)

Le opinioni di Roger Waters su politica, religione e capitalismo sono note a tutti, in particolare ai fan che partecipano ai suoi concerti. Non stupisce quindi la risposta data a Facebook dopo aver ricevuto la richiesta di usare un suo brano musicale per una pubblicità su Instagram. Durante un evento in sostegno di Julian Assange, l’ex bassista del Pink Floyd ha usato anche alcune espressioni colorite contro Mark Zuckerberg. Il video dell’intervento è stato pubblicato dallo stesso Waters su Facebook e Instagram. Durante l’incontro pubblico, il co-fondatore dei Pink Floyd ha mostrato e letto una lettera ricevuta da Facebook, con la quale l’azienda di Menlo Park chiedeva di poter utilizzare il famoso brano Another Brick in the Wall, Part 2, dall’album The Wall, in cambio di un’enorme somma di denaro.

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L’Avis deve pure perdere tempo a rispondere a Enrico Montesano

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 21 giugno 2021)

In un momento estremamente complesso per tutto ciò che riguarda le donazioni di sangue (il periodo del lockdown e delle restrizioni in generale hanno avuto un impatto significativo su questo gesto di solidarietà), l’Avis deve pure perdere tempo per rispondere a Enrico Montesano su una bufala – che per mezzo di un video girato dallo stesso attore – aveva trovato una cassa di risonanza ancora più ampia di quanto già non avesse avuto grazie ai soliti gruppi di fake news sui social network. Eppure, la precisazione era doverosa, perché – soprattutto nella giornata di ieri – la bufala del sangue donato dai vaccinati buttato via perché coagulatosi si era diffusa in maniera esponenziale.

butac.it
butac.it

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Donald Trump si è pentito di non aver vietato Facebook e Twitter mentre era presidente

di Ilaria Roncone (giornalettismo.com, 9 giugno 2021)

Con un social network naufragato ancor prima di essere annunciato, Donald Trump sulla questione di Twitter in Nigeria ha rilasciato una serie di dichiarazioni su quanto accaduto la scorsa settimana. Twitter ha deciso di rimuovere un post di Muhammadu Buhari contro i secessionisti e il governo ha provveduto a bannare Twitter dal Paese. Decisione celebrata dall’ex presidente degli Stati Uniti, che è arrivato a congratularsi con la Nigeria per l’azione compiuta contro la piattaforma che «ha messo al bando il suo presidente». Si sente ovviamente toccato nell’intimo, il tycoon, tanto da dire che forse lui stesso avrebbe dovuto bannare Facebook e Twitter mentre era presidente.

Ipp / Zuma Press
Ipp / Zuma Press

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