di Laura Berlinghieri (lastampa.it, 15 novembre 2024)
Quando c’era Berlinguer recita il titolo di un documentario di Walter Veltroni. Ed è una frase che tanti ragazzi, nati dopo la morte dello storico segretario del Partito Comunista Italiano, non saprebbero completare. È per questo che la sezione bellunese del Partito Democratico ha ideato una particolare iniziativa per far conoscere Enrico Berlinguer – nel quarantennale della sua morte – e il suo lascito politico e culturale, anche ai più giovani.
Sisifo trascorreva giornate costruttive e rilassanti in confronto a noialtri che ci ostiniamo a cercare di capire e spiegare cosa succede in un secolo completamente privo di memoria storica, in cui non solo i ventenni – che almeno hanno giustificazioni biologiche – ma anche i miei coetanei sono convinti che il mondo sia cominciato nel momento in cui si sono aperti un profilo social. Certo, ogni crisi offre appigli per approfittarsi della situazione.
Una volta il gran Massimo Moratti, presidente y compañero, spinto dalla sua tifoseria terzomondista-vip, accarezzò da vicino l’idea di stampare sulla tessera della Beneamata non l’effigie di qualche suo divin puntero, ma quella del Comandante Che Guevara. Lo dissuasero, forse, uomini della statura politica di un Peppino Prisco.
Bobo, militante quarantenne del Partito Comunista Italiano, comparve per la prima volta nel 1979 sulle pagine di Linus, innovativa rivista diretta da Oreste Del Buono che contribuì a far conoscere molti fumetti americani in Italia. Fu uno dei personaggi di maggior successo della satira a fumetti in Italia e il principale della produzione fumettistica di Sergio Staino, morto sabato a 83 anni. Per più di quattro decenni i dubbi, le domande, le critiche di Bobo hanno accompagnato la storia e le evoluzioni della sinistra italiana.
di Francesco Palmieri (ilfoglio.it, 4 settembre 2022)
Se tra la morte di Michail Gorbaciov e il venticinquennale di quella di Diana Spencer parlate con Umberto Pizzi, sovrano dei fotografi romani, sessant’anni di mestiere e ottantacinque di età, due domande le tenete già pronte. Nel suo archivio, parzialmente on line e dichiarato “patrimonio di interesse culturale”, sia di Gorbaciov sia di Lady D ci sono tante fotografie. Ma ci sono ovviamente anche gli occhi dell’autore.
Noi che eravamo sul palco guardammo subito con timore Tonino Tatò, che era il segretario particolare, l’ombra di Enrico Berlinguer. Lui si voltò, sorridendo, fece con la mano come per dire “okay”, aveva capito la nostra ansia. Perché la scena era stata incredibile, inverosimile, assurda: Roberto Benigni, famoso per la sua comicità surreale, aveva preso in braccio il Segretario Generale del Partito Comunista Italiano! Era il 16 giugno 1983, sulla magnifica terrazza del Pincio, a Roma. Il ricordo personale di quel pomeriggio è forse il modo meno retorico o scontato di celebrare il centenario della nascita di Enrico Berlinguer, nato il 25 maggio 1922. Tutti hanno visto la fotografia di quella “sollevazione” che forse per la prima umanizzò in modo così plateale il leader del Pci, o meglio desacralizzò la figura del capo comunista («Questo è un comunista autentico!», aveva urlato il comico toscano prendendolo in braccio).
di Francesco Oggiano (ilfattoquotidiano.it, 2 agosto 2019)
Ci siamo arrivati per gradi a un vicepremier che tra un selfie e l’altro convoca una conferenza stampa al Papeete Beach e fa scorrazzare il figlio con l’acquascooter della Polizia, coperto da agenti che intimano al giornalista di non riprendere la scena. Aldo Moro, per esempio, andava sulla spiaggia di Terracina sempre in giacca, con nella mano sinistra una sedia e in quella destra la figlia.Continua la lettura di La politica è tornata all’ostentazione del corpo→