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Quanto contano gli endorsement delle celebrità nella politica americana

18 Settembre 2024Readings on Star PoliticsAl Jolson, Alyssa Cass, Ashley Spillane, Barack Obama, Beyoncé, Brat, celebrità, celebrity politics, Charli XCX, Donald Trump, Ella Fitzgerald, Frank Sinatra Franklin D. Roosevelt, Hillary Clinton, Hollywood, IMPORTANT, Jim Cooper, Joe Biden, John F. Kennedy, Judy Garland, Julianne Moore, Kamala Harris, LeBron James, Mark Ruffalo, Mary Pickford, Oprah Winfrey, Phil Bredesen, politica-per-media, political endorsement, Robert Downey Jr., Ronald Reagan, Scarlett Johansson, Stanley Tucci, star politics, Taylor Swift, Usa 2024, vote.org, Warren G. HardingStar Politics

(ilpost.it, 12 settembre 2024)

Martedì 10 settembre, pochi minuti dopo la fine del dibattito fra Donald Trump e Kamala Harris, i candidati alla presidenza degli Stati Uniti, la cantante Taylor Swift ha pubblicato un post su Instagram per annunciare che a novembre avrebbe votato per Harris. La sua dichiarazione di voto è molto significativa per via del suo enorme pubblico ed era molto attesa: nonostante avesse appoggiato candidati Democratici in passato, fra cui lo stesso presidente Joe Biden alle elezioni del 2020, non si era ancora espressa riguardo alle elezioni del 2024.

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Regimi che odiano la musica

12 Febbraio 2023Readings on Star Politics100 bodů, All Shook Up: How Rock ‘n’ Roll Changed America, Allons Enfant, apartheid, Arghawan Farsi Songs for Freedom: the Power of Music in Iranian Protests, Axel Springer, Baraye, Bella Ciao, Benny Goodman, biopolitica, Brexit, Carta 77, censura, concerti rock, Duke Ellington, Edelweißpiraten, Egon Bondy’s Happy Hearts Club, Ella Fitzgerald, gangsta rap, Gestapo, Glenn Altschuler, heavy metal islamico, Heinrich Himmler, Hitlerjugend, jazz, Joseph Goebbels, Louis Armostrong, L’Oriente è rosso, Mahsa Amini, Milan Hlavsa, Mireille Mathieu, Muro di Berlino, musica degenerata, nazismo, Nothing in my Name, Piazza Tiananmen, Plastic People of the Universe, politica-per-media, pop music, primavere arabe, propaganda, protest song, rap cinese, rave, regimi politici, Rivoluzione culturale cinese, Rivoluzione di velluto a Praga, Rivoluzione Francese, Rock ‘n’ roll, Ruhollah Khomeini, Senza il Partito Comunista non ci sarebbe la Nuova Cina, Shervin Hajipour, SS, star politics, swing di Amburgo, Swing heil!, talebani, Tom Stoppard, URSS, Vladimir Putin, Woodstock, Xi Jinping, Yashgin KiyaniStar Politics

di Siegmund Ginzberg (ilfoglio.it, 12 novembre 2022)

I casali di campagna dove si svolgevano i concerti clandestini venivano circondati dalla polizia. Gli edifici venivano sequestrati. Talvolta dati alle fiamme. I giovani venivano fermati e schedati. I musicisti arrestati. Ci furono processi e condanne. I rave, pardon, i concerti rock, vennero proibiti. Il governo cercò di cancellarne la memoria. Traviavano la gioventù, si disse. Avevano “un effetto sociale negativo”.

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