Archivi tag: Donald Trump

Ultime da Kanye West

di Jon Blistein (rollingstone.it, 20 ottobre 2021)

Kanye West, o forse sarebbe meglio chiamarlo Ye giacché ha cambiato legalmente nome, ha incontrato a New York Michael Cohen, ex legale e consigliere di Donald Trump. Lo riporta il New York Post. I due si sono dati appuntamento al Sant Ambroeus presso il Loews Regency, nell’Upper West Side di Manhattan. Ye indossava una delle sue maschere inquietanti. È il secondo incontro fra i due nel giro di un mese. A quanto pare, avrebbe dovuto partecipare al meeting anche il candidato democratico al ruolo di sindaco di New York, Eric Adams, ma è stato trattenuto da un altro impegno.

Prairie Nilsson via Twitter

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Meloni, Salvini e Grillo: l’eterna autobiografia fascista della nazione

di Christian Rocca (linkiesta.it, 11 ottobre 2021)

I fascisti e gli imbecilli ci sono, ci sono sempre stati, adorano farsi notare, anche se raramente sono stati così visibili e rumorosi come nell’era dell’ingegnerizzazione algoritmica della stupidità di massa. I fascisti e gli imbecilli si fanno sentire sia in remoto sia in presenza, all’assalto della Cgil, nei cortei no mask, no vax, no green pass e contro la casta, ma anche in televisione e in tre delle quattro forze politiche maggiori del Paese. In termini di adesione ai principi fascisti e dell’imbecillità, non c’è alcuna differenza tra le piazze grilline e quelle dei forconi, tra i seguaci del generale Pappalardo e i neo, ex, post camerati della Meloni, tra i baluba di Pontida e i patrioti del Barone Nero, tra i vaffanculo di Casaleggio e i gilet gialli di Di Maio, tra i seguaci di Orbán e quelli di Vox, tra i mozzorecchi di Bonafede e i giustizialisti quotidiani, tra i talk show complici dell’incenerimento del dibattito pubblico e gli intellettuali e i politici illusi di poter romanizzare i barbari.

Ph. Christopher Burns / Unsplash

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Con Trump è possibile un’America fascista

di Massimo Teodori (huffingtonpost.it, 5 ottobre 2021)

Può l’America divenire un Paese fascistizzante se alle elezioni di mid-term del 2022 i Repubblicani conquistassero entrambe le Camere e alle presidenziali del 2024 Donald Trump fosse di nuovo in corsa per la Casa Bianca? Questa è l’inquietante ipotesi avanzata dal politologo Robert Kagan sul Washington Post, ripresa anche da Hillary Clinton con il clamore dei media. La prospettiva fascista non è stata mai presa sul serio negli Stati Uniti. Nel 1935, quando erano al massimo crisi economica, disoccupazione e povertà e si temeva una involuzione politica, Sinclair Lewis pubblicò il romanzo It can’t happen here per escludere la possibilità di un trionfo dei movimenti fascistoidi che allora guardavano al senatore populista della Lousiana Huey Long come alternativa a Franklin D. Roosevelt.

Ph. Bill Clark / Getty Images

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Le cinque prove evidenti del tentato golpe di Donald Trump

(linkiesta.it, 28 settembre 2021)

È quasi un anno ormai che Donald Trump grida al colpo di Stato come il cane che abbaia alla Luna. Fin dalle ore successive all’election day dello scorso novembre, l’ex presidente reclama la vittoria, definisce irregolare il voto che ha premiato Joe Biden, prova a corrompere le istituzioni democratiche degli Stati Uniti per ribaltare il risultato delle urne. Diversi mesi fa uno degli avvocati del team legale di Trump, John Eastman, aveva perfino redatto un documento – piuttosto assurdo – in cui spiegava che l’allora vicepresidente Mike Pence avrebbe potuto ribaltare le elezioni del 2020 con un decreto. Cosa ovviamente non vera, come hanno riportato anche i giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Robert Costa nel loro ultimo libro Peril.

Ph. Ben Gray / Ap – LaPresse

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Richard Gere testimone contro Matteo Salvini nel processo Open Arms

(tgcom24.mediaset.it, 26 settembre 2021)

Richard Gere contro Matteo Salvini. Il divo di Hollywood testimonierà contro il leader della Lega nel processo Open Arms il 23 ottobre a Palermo. A rivelarlo è lo stesso Salvini: «Lo conosco come attore, ma non capisco che tipo di lezione possa venire a dare a me, all’Italia e agli italiani sulle nostre regole e le nostre leggi» ha detto. «Se qualcuno pensa di trasformare il processo in uno spettacolo e vuole vedersi Richard Gere va al cinema, non in tribunale» ha poi aggiunto Salvini. Ironizzando: «Allora noi convochiamo Checco Zalone o Lino Banfi!».

Open Arms via Facebook

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I retroscena sugli ultimi mesi di Trump alla Casa Bianca

(ilpost.it, 16 settembre 2021)

Il 21 settembre uscirà negli Stati Uniti Peril, un libro scritto dai giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Robert Costa che racconta molti retroscena sugli ultimi mesi della presidenza di Donald Trump. I giornali ne hanno già pubblicato diversi estratti e stanno facendo molto discutere alcune rivelazioni sul conto di Mark Milley, capo di stato maggiore delle forze armate statunitensi, e sul suo rapporto con Trump. Nel libro, il cui titolo in Italiano significa “Pericolo” e che si basa sulle informazioni fornite da più di duecento fonti anonime all’interno della Casa Bianca, si dice che secondo Milley sia prima sia dopo le elezioni presidenziali del novembre del 2020, vinte da Joe Biden, Donald Trump avrebbe mostrato segni di un «grave declino psichico».

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Facebook avrebbe creato delle liste di utenti al di sopra delle regole

di Tommaso Meo (wired.it, 14 settembre 2021)

Nonostante Facebook assicuri da tempo che tutti i suoi utenti sono uguali e sono trattati allo stesso modo, sembra che qualcuno sia più “uguale” degli altri. Secondo quanto emerso di recente grazie al Wall Street Journal, pare che la compagnia fondata e diretta da Mark Zuckerberg abbia sottratto 5,8 milioni di persone, tra celebrità e politici, alle normali regole di moderazione che applica ai contenuti pubblicati sulla sua piattaforma. Facebook ha previsto da anni un programma chiamato XCheck – o Cross Check (controllo incrociato) – che esenta i suoi componenti dal sottostare alle politiche applicate ai normali utenti, secondo quanto emerge da documenti interni all’azienda entrati in possesso del giornale americano.

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L’11 settembre Trump commenterà un incontro di boxe

(ilpost.it, 10 settembre 2021)

Domani, anniversario dei vent’anni degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump commenterà un incontro di boxe tra l’ex campione dei pesi massimi Evander Holyfield e l’ex lottatore di arti marziali miste Vítor Belfort che si terrà all’Hard Rock Hotel & Casino di Hollywood, in Florida. Tra gli anni Ottanta e i Novanta, Trump aveva presentato vari incontri di boxe nei casinò di sua proprietà: la scelta di commentare questo incontro in un giorno così delicato per gli Stati Uniti ha attirato molte critiche, alimentando le ipotesi secondo le quali stia cercando di farsi pubblicità in vista di una candidatura alle elezioni presidenziali del 2024.

Fite.tv

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Il discusso libro sulle “brutte verità” di Facebook

(ilpost.it, 25 luglio 2021)

Un libro scritto da due apprezzate giornaliste del New York Times, Sheera Frenkel e Cecilia Kang, uscito negli Stati Uniti il 13 luglio, è da alcuni giorni oggetto di estese attenzioni tra analisti e commentatori interessati all’ampio dibattito sui sociali network. Intitolato An Ugly Truth: Inside Facebook’s Battle For Domination, tratta delle responsabilità di Facebook nella diffusione di comportamenti legati alla disinformazione, all’incitamento all’odio, alle teorie del complotto e alla violenza. Le responsabilità sono principalmente definite in termini di interessi economici nella monetizzazione di contenuti divisivi e infondati, e in termini di mancata attivazione di tempestivi e appropriati protocolli di protezione, nonostante la consapevolezza delle infiltrazioni russe e di altri fenomeni relativi alla sicurezza nazionale all’interno dell’azienda.

Somodevilla / Getty Images

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L’eclissi di Donald Trump è più lontana di quanto ci si immagini

di David A. Graham (The Atlantic / internazionale.it, 28 luglio 2021)

Da presidente l’aveva ribadito più volte mentre terminava il suo mandato: “Noi non andiamo da nessuna parte”. La sua era stata una conclusione della presidenza piuttosto turbolenta – impeachment, provvedimenti di grazia discutibili e una lunga disputa sull’esito delle elezioni –, ma sapeva di poter contare su seguaci devoti. E aveva tutta l’intenzione di conservare la sua forza politica. Il ragionamento non valeva solo per lui. Anche la sua famiglia era ansiosa di approfittare del suo successo elettorale. Di solito, un ex presidente mantiene un basso profilo per qualche tempo dopo la fine del mandato. Lui non l’avrebbe fatto. Avrebbe continuato a dominare il suo partito e a rappresentare una potenza politica.

Ph. Octavio Jones / Reuters – Contrasto

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