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Informazione tossica, colonialismo digitale e profitti mostruosi

di Annamaria Testa (internazionale.it, 19 ottobre 2021)

Ogni nostra decisione sul futuro, piccola o grande, riguardante i prossimi trenta minuti o i prossimi trent’anni, si basa su quello che noi sappiamo adesso. E quello che noi adesso sappiamo, o crediamo di sapere, rispecchia l’assieme delle informazioni che, nel corso delle nostre vite e fino a questo momento, ci hanno raggiunto e colpito. E che, convincendoci della loro rilevanza, hanno incessantemente contribuito a formare, a modificare (o a deformare) la nostra visione di noi stessi e delle cose. Dunque, poter disporre di informazioni di qualità è fondamentale perché sia i singoli sia i governi decidano bene e, per dirla con Steven Pinker, in modo razionale e responsabile: tale, cioè, da “salvare il mondo”.

Artur Debat / Getty Images

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Renzi lancia il format dell’autointervista per parlare di Arabia Saudita

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 28 febbraio 2021)

Una delle trovate più famose di Gigi Marzullo, l’intervistatore della notte in diversi programmi Rai, è Si faccia una domanda e si dia una risposta. Con questa battuta – a metà tra un aforisma e una sollecitazione all’ospite di turno, il giornalista puntava a creare un clima di fiducia, a far sentire a proprio agio chi gli stava di fronte. Del resto, altro non era che un retaggio della famosa domanda a piacere che ha salvato la vita a molti studenti durante le interrogazioni a scuola. Matteo Renzi, nella sua eNews, ha voluto esagerare e ha lanciato un vero e proprio format: l’autointervista sull’Arabia Saudita. Un rapporto desecretato dall’amministrazione di Joe Biden, infatti, ha svelato come l’Intelligence degli Stati Uniti ritenesse responsabile il principe Muhammad bin Salman dell’operazione che ha condotto alla morte del giornalista Jamal Khashoggi in Turchia.

Ph. Fabio Cimaglia / Ipp
Ph. Fabio Cimaglia / Ipp

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Le prossime elezioni Usa chiariranno se i social sono armi di propaganda o strumenti d’informazione

di Simone Cosimi (wired.it, 28 settembre 2020)

Le contromisure sono molte. Nel 2016, d’altronde, le polemiche per aver in qualche maniera sostenuto l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca furono infuocate. Chissà, forse anche perché i media non riuscirono – tranne eccezioni – a capire cosa covasse nella pancia degli americani, almeno quelli degli Stati fondamentali per l’elezione, visto che il voto popolare assoluto, inutile al fine del meccanismo elettorale statunitense, premiò Hillary Clinton. Ci ricordiamo i post con le bufale sulla Clinton, le teorie cospirazioniste sull’appartenenza a una setta satanica, le infinite aggressioni su Twitter, Reddit a totale disposizione dei suprematisti dell’alt-right.

Ph. Sarah Silbiger / Getty Images
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Quel rapporto inquinato fra i giornali e gli uffici stampa dei politici

di Giuliana Sias (tpi.it, 19 settembre 2020)

In Italia si discute tantissimo della subordinazione di certa stampa al potere politico, ma lo si fa sempre a senso unico e cioè: i giornalisti italiani sono schiavi, pennivendoli, puttane, cani da riporto. Abbiamo un colpevole, e quindi il caso è chiuso. Ma la politica? Difficilmente si parla del modo in cui la politica vada a caccia di cronisti per accreditarsi, imbonirli oppure assorbirli nel proprio organo di propaganda, soprattutto nei periodi in cui ci si avvicina ad una tornata elettorale.

Pixabay
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Berlusconi è dentro ognuno di loro

di Alessandro Barbano (huffingtonpost.it, 10 agosto 2020)

In principio era il Cavaliere, con le dichiarazioni d’amore al Paese in videocassette distribuite dalle sue tivù, con le cornici di fondotinta sul sorriso a trentadue denti, con la Bibbia dei sondaggi squadernata come una carta geografica sul cammino di una navigazione tutta personale, perché personale, e sempre in scena, era il partito che mandava in archivio una politica fino ad allora giocata dietro le quinte. Ma oggi “nemmeno in Berlusconi c’è tanto Berlusconi come in loro”, dice amaro Mattia Feltri nella sua rubrica Buongiorno su La Stampa, chiosando l’estate di foto fintamente rubate, ma in realtà apertamente costruite, in cui da Conte alla Boschi, da Salvini all’Azzolina, passando per Casalino, è un tripudio di pseudo privato che si esibisce a uso e consumo pubblico.

Ph. Vittoriano Rastelli / Getty Images
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Balle, bolle e bulli

di Guido Vitiello (ilfoglio.it, 20 giugno 2020)

Diceva Nabokov che i romanzi di Hemingway sono tutti bells, balls and bulls: campane, coglioni e tori. I social network, invece, sono per lo più balle, bolle e bulli, ossia demagoghi gradassi che rifilano menzogne ai popolatori delle loro echo chamber per galvanizzarli e incitarli. La corrida di queste settimane, con i toreri di Facebook e Twitter che infilzano banderillas sulla groppa del toro sbuffante della Casa Bianca, sempre più frastornato, è forse l’avvisaglia di una resa dei conti epocale, ma invita anche a qualche considerazione sconfortante sul tragitto che ci ha portati fin qui.

Amira Lin / Pixabay – Facebook
Amira Lin / Pixabay – Facebook

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Abbiamo un problema: troppa gente non sa distinguere un profilo social vero da una parodia

di Francesco Russo (agi.it, 19 ottobre 2018)

Lega e MoVimento 5 Stelle hanno portato il cambiamento anche nel mondo della comunicazione politica. Basta comunicati stampa e indiscrezioni mirate: Matteo Salvini e Luigi Di Maio si rivolgono a elettori e simpatizzanti direttamente dai propri profili social, con dirette video e dichiarazioni lampo.Di_Battista_Camera Continua la lettura di Abbiamo un problema: troppa gente non sa distinguere un profilo social vero da una parodia

Per brevità detta dittatura

di Massimo Mantellini (ilpost.it, 7 ottobre 2018)

Il ministro del Lavoro Luigi di Maio si è compiaciuto che i giornali stiano morendo. Ricopio qui le sue parole che potrete eventualmente recitare con un leggero ghigno di soddisfazione.blog-delle-stelle Continua la lettura di Per brevità detta dittatura

In futuro ognuno avrà diritto a 15 minuti di indignazione

di Manuel Peruzzo (lastampa.it, 18 luglio 2018)

Lo spot Chicco è fascista. Chiara Ferragni non ha superato la prova costume. La Monna Lisa è un furto francese e il museo in cui è esposta ha complessi d’inferiorità culturale verso l’Italia. Juncker è un ubriacone, la prova? non si regge in piedi e ha bisogno della carrozzella. In Italia lo stupro è accettato se sei ubriaca. Potremmo continuare oltre, ma forse basta così.GiocondaLouvre Continua la lettura di In futuro ognuno avrà diritto a 15 minuti di indignazione

Salvini è un grande comunicatore? Sì, ma ha copiato tutto da Berlusconi

di Marco Sarti (linkiesta.it, 28 giugno 2018)

Sa stare in televisione e sui social network. Twitta continuamente e passa da una diretta Facebook all’altra. Semplice, spontaneo e convincente. È in campagna elettorale da almeno quattro anni, il protagonista assoluto della scena politica. Si può pensare tutto il male possibile di Matteo Salvini, ma non si possono negare le sue capacità mediatiche.Berlusconi Continua la lettura di Salvini è un grande comunicatore? Sì, ma ha copiato tutto da Berlusconi