Archivi tag: Diego Armando Maradona

L’illusoria fuga di Camila Giorgi

di Nicoletta Verna (lastampa.it, 19 maggio 2024)

Nell’estate del 1989, dopo una turbolenta (e inconclusa) trattativa per passare dal Napoli all’Olympique Marsiglia, Diego Armando Maradona scomparve nel nulla. Passò le vacanze sulle piste da sci in Sudamerica, ma nel giorno previsto per il rientro non rientrò, e neanche il giorno dopo. Il fatto infiammò il Paese. I giornali titolarono “Chi l’ha visto?” e l’opinione pubblica, non solo a Napoli, si spaccò.

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È ora di prendere sul serio le maglie strane del Napoli

di Arianna Cavallo (ilpost.it, 20 marzo 2024)

Durante il Festival di Sanremo, lo scorso febbraio, la squadra di calcio del Napoli ha messo in vendita una maglietta dedicata al rapper Geolier, nato nel rione Gescal, alla periferia Nord della città, e arrivato secondo in gara: aveva lo sfondo bianco o nero, costava 39 euro e andò rapidamente esaurita sul sito del Napoli (ora è di nuovo in vendita). È decisamente inusuale che una squadra di calcio dedichi una maglietta celebrativa a un cantante della sua città e che lo faccia in modo così tempestivo, sfruttandone al volo la popolarità.

Ph. Emilio Andreoli / Getty Images

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Diegopolitik. Maradona fu anche, e forse soprattutto, un attivista?

di Mario Sesti (huffingtonpost.it, 2 agosto 2023)

Fidel Castro chiese una volta a Maradona come si tira il rigore perfetto. Maradona gli rispose che glielo avrebbe rivelato se Fidel Castro avesse accettato di scambiare il suo berretto con una sua maglietta da calciatore. Fidel accettò. E Maradona confessò che il vero segreto era mirare al portiere. Senza esitazioni. Fidel continuò a chiederglielo per anni, forse senza capire se Maradona lo stesse prendendo per i fondelli o meno.

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I politici nel presepe: sfida di popolarità a colpi di pastore

di Lucia Licciardi (agi.it, 31 dicembre 2022)

In principio fu l’elefante. Veniva dall’India, ed era arrivato a Napoli come dono del sultano turco al re Carlo di Borbone nel 1738. Il presepe, all’epoca, non era già più un simbolo solo religioso che si materializzava nelle chiese cittadine in coincidenza con il Natale, ma era approdato nelle case di nobili e ricchi mercanti, diventando passatempo laico e riproduzione di quotidianità vissuta.

Ph. Carlo Hermann / Afp

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Muhammad Ali è ancora un passo avanti

di Giulio Zoppello (esquire.com, 17 gennaio 2022)

Lewis Hamilton e Lebron James che si schierano per il Black Lives Matter, Serena Williams che si mobilita per i diritti delle donne delle minoranze, Eric Cantona che senza mezzi termini condanna i mondiali di calcio in Qatar. Ci sarebbero anche altri esempi da portare, ma tutti hanno una cosa in comune: la loro voce si leva oggi perché, per primo, a farlo in quanto star dello sport conscia della propria responsabilità, lo fece un ragazzo nato a Louisville, Kentucky, il 17 dicembre di ottant’anni fa. Venne registrato all’anagrafe dal padre pittore come Cassius Marcellus Clay, ma sarebbe diventato tra i personaggi più iconici della storia del XX secolo con il nome che lui stesso si scelse: Muhammad Ali.

Ph. Russell McPhedran / Hulton Archive – Getty Images

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Righeira, Maradona e Japino: l’eco degli anni Ottanta nelle liste per le amministrative

di Claudio Bozza (corriere.it, 3 agosto 2021)

Johnson Righeira, Sergio Japino, Hugo Maradona… sembra l’inizio di una playlist che tra musica, tv e calcio ci rituffa negli anni Ottanta. E invece sono i tre vip scesi in campo per le prossime elezioni amministrative di ottobre, con liste che vanno da destra all’estrema sinistra. Il cantautore Stefano Righi, conosciuto come Johnson Righeira (oggi impegnato anche come vignaiolo) dell’omonimo duo musicale, autore di canzoni ancora oggi cult come Vamos a la playa e L’estate sta finendo, si candida consigliere comunale di Torino. Il suo nome comparirà nella lista civica Torino Città Futura.

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Non sottovalutate i gesti simbolici

di Marco Gaucho Filippi (risoavaro.blogautore.espresso.repubblica.it, 26 giugno 2021)

Quando Daniel Passarella divenne ct della Nazionale argentina dichiarò, senza il minimo imbarazzo, che non avrebbe mai selezionato giocatori omosessuali, e vietò a tutti i convocati la possibilità di indossare orecchini e sfoggiare capelli lunghi. A Diego Armando Maradona tutto questo non andò giù. D10s non si limitò ad attaccare pubblicamente Passarella, definendolo un retrogrado, una persona con un cervello indietro di un secolo… ma fece di più.

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Breve storia del Compagno Maradona

di Paolo Mossetti (esquire.com, 26 novembre 2020)

Si può ragionare da atei nella Chiesa del «D10s», dove tutti, dal sagrestano all’ultimo dei chierichetti, idolatrano un uomo che non solo stupiva con le sue magie sul campo ma distribuiva ai devoti la tanto agognata prospettiva di un riscatto e di estasi, mettendoli al centro del mondo e dalla parte giusta della Storia? È difficile se non impossibile, soprattutto quando nei coccodrilli mainstream di Diego Armando Maradona il suo flirtare con il comunismo, la sua frequentazione sbandierata con i Fidel Castro o gli Hugo Chavez, viene declassato con paternalismo e scherno, come se fosse un vizio paragonabile alla sua dipendenza dalla coca, a una perversione la cui natura sfugge al calcolo.

Ph. Martin Bernetti / Afp – Getty Images
Ph. Martin Bernetti / Afp – Getty Images

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Solo Evita più amata di Diego

di Gianluca Mazzini (sportmediaset.mediaset.it, 26 novembre 2020)

Le immagini che arrivano da Buenos Aires e da tutta l’Argentina hanno un precedente. Ancora più maestoso, commovente e straziante. Le manifestazioni di lutto per Diego Armando Maradona ricordano, infatti, quelle per la morte di Eva Perón, la regina dei descamisados, ovvero dei poveri dei barrios. Era il 26 luglio 1952 quando, a soli 33 anni, si spegneva quella che era considerata la guida spirituale dell’Argentina. Moglie del Generale Perón, capo dello Stato, era amata incondizionatamente per il suo impegno e la sua dedizione agli umili nel rispetto delle sue altrettanto umili origini. Per la morte di Evita fu decretato un mese di lutto nazionale e i suoi funerali furono tra i più maestosi che la Storia ricordi.Evita-Diego Continua la lettura di Solo Evita più amata di Diego

Il calcio è una cosa troppo seria

di Giovanni Francesio (ilfoglio.it, 19 ottobre 2019)

Hai voglia a dire che bisogna tenere la politica fuori dagli stadi. Anche mio nonno me lo diceva sempre, “non bisogna mescolare politica e sport”, poi però tifava contro il Brasile perché Socrates era comunista. Non c’è niente da fare: la politica, negli stadi, ci entra sempre, e da tutte le parti. Nell’ultima settimana abbiamo visto davvero di tutto.

uefa.com
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