Archivi tag: democrazia

L’Intelligenza Artificiale generativa è una nuova sfida per la democrazia

di Lucio Romano (huffingtonpost.it, 8 febbraio 2023)

Dopo il lancio del modello ChatGPT, Intelligenza Artificiale (IA) generativa di OpenAI, ecco la risposta di Google con Bard, uno dei due chatbot che il colosso di Mountain View sta sviluppando. Per adesso sarà disponibile solo per un limitato gruppo di tester scelti da Google. Una nuova gigantesca gara, prima di tutto commerciale e finanziaria, tra le Big Tech. Come riporta Agenda Digitale, le Big Five del mercato tecnologico mondiale – Apple, Microsoft, Alphabet-Google, Amazon e Meta-Facebook (in ordine decrescente di valore di mercato) – hanno visto il loro fatturato crescere anche nel 2022, portandosi a circa 1.500 miliardi di dollari: i tre quarti circa del Pil italiano dello stesso periodo.

Ph. Jonathan Raa / NurPhoto via Afp

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Post-democrazia: nella società digitale siamo più sudditi che cittadini

di Alfonso Celotto (huffingtonpost.it, 3 gennaio 2023)

Per secoli, forse per millenni, siamo stati sudditi. Cioè sottomessi al potere di un Monarca superiore alle leggi perché regna per grazia di Dio, prima ancora che per volontà per la nazione. Come diceva Polibio, i Re nascono per comandare. Noi per obbedire, perché «senza obbedienza il diritto del potere sarebbe vano, e di conseguenza lo Stato non sarebbe affatto costituito» (sono parole di Hobbes, De Cive, VI, 13).

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Assalto alla democrazia brasiliana

di Pierre Haski (France Inter / internazionale.it, 9 gennaio 2023)

La democrazia brasiliana è sopravvissuta. Tuttavia, come è accaduto negli Stati Uniti dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, in futuro il Paese dovrà superare una crisi politica che colpisce le basi del sistema democratico. La domenica nera della democrazia brasiliana è stata la cronaca di una catastrofe annunciata, perché in Brasile abbiamo ritrovato tutti gli elementi che avevano caratterizzato la crisi degli Stati Uniti.

Ph. Eraldo Peres / Ap – LaPresse

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Fratelli di Trump. La messa sotto accusa dei golpisti è un test anche per la nostra democrazia

di Francesco Cundari (linkiesta.it, 24 dicembre 2022)

Poco meno di due anni fa, il 6 gennaio 2021, il presidente degli Stati Uniti ha tentato di rovesciare l’esito delle elezioni con un colpo di Stato, come il rapporto consegnato giovedì scorso dall’apposita commissione del Congresso ha abbondantemente documentato. Se la notizia vi suona come un’esagerazione o addirittura vi giunge nuova, se suscita in voi una reazione di leggero stupore, se vi vengono alle labbra parole come «in effetti ricordo di aver letto qualcosa in proposito, tempo fa…», significa che il problema è più grosso di quanto pensassimo.

Unsplash

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L’elogio di Habermas ai media digitali

di Alberto Ferrigolo (agi.it, 23 settembre 2022)

I media digitali sono un pericolo per la società? Se lo chiede nel suo nuovo libro Jürgen Habermas, il filosofo tedesco tra i principali esponenti della Scuola di Francoforte, che guarda con preoccupazione ad un nuovo “cambiamento strutturale nella sfera pubblica”, come riferisce il settimanale Die Zeit. La tesi è questa: per Habermas il nuovo cambiamento strutturale è il risultato di una “dissoluzione dei confini narrativi”.

Ph. Jet Budelman / De Beeldunie

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La vera tragedia americana non è Trump, ma il suo elettorato

di Paolo von Schirach (linkiesta.it, 7 luglio 2022)

Cassidy Hutchinson, già parte dello staff della Casa Bianca di Trump, ha testimoniato recentemente di fronte alla Commissione della Camera che indaga sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021. Sotto giuramento, Hutchinson ha affermato che prima della sommossa il presidente Donald Trump era stato informato che alcuni dimostranti erano armati. Tuttavia, dopo aver osservato che non erano armati contro di lui, Trump non fece assolutamente niente per fermarli. Questa testimonianza, sommata ad altre centinaia, una volta che gli atti della Commissione saranno trasmessi al ministero della Giustizia, forse basta per una incriminazione formale di Trump per il reato di sedizione, e magari altro. Staremo a vedere. È troppo presto per fare pronostici attendibili. Ma anche se così fosse, anche se si potesse ipotizzare che Trump vada sotto processo e che sia alla fine condannato, la vera tragedia di questa vecchia repubblica non è nel fatto che Trump ha creato la crisi della democrazia americana.

Unsplash

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Come i social hanno instupidito le istituzioni

(ilpost.it, 30 aprile 2022)

Nella prima metà degli anni Duemila i primi social media svilupparono le proprie piattaforme prendendo a modello alcuni strumenti già disponibili su Internet fin dagli anni Novanta, come le chat, i forum e le “bacheche” virtuali. I servizi forniti da piattaforme come Myspace, Friendster e Facebook permettevano alle persone di condividere interessi e avere relazioni sociali a distanza più frequenti, su una scala fino a quel momento inimmaginabile ma in modo non troppo diverso da quanto fosse possibile attraverso i servizi postali, il telefono, le email o gli sms. A cambiare radicalmente questo contesto alcuni anni dopo, secondo Jonathan Haidt, docente americano di Psicologia sociale alla Stern School of Business della New York University, fu l’intensificazione delle dinamiche virali resa tecnicamente possibile dall’introduzione nelle piattaforme di funzionalità standard che permettevano di ricondividere i contenuti.

Ph. Leah Millis / Reuters

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Per salvare la democrazia serve controllare le piattaforme

di Luigi Daniele (linkiesta.it, 27 aprile 2022)

Lo scorso giovedì, l’ex presidente americano Barack Obama è intervenuto in un incontro sulle sfide poste alla democrazia dall’informazione digitale, organizzato dal Cyber Policy Center, un ente di ricerca collegato all’Università di Stanford. Pur riconoscendo il ruolo innovativo ed emancipatorio che può essere svolto dalle piattaforme on line, Obama ha sostenuto come l’infodemia contemporanea rischi, contro ogni sua promessa di democraticizzazione della società e dell’informazione, di tradursi nel suo opposto. Anche a causa di attori che deliberatamente intendono sfruttarne le criticità intrinseche. Tra questi attori, non ci sono solo «aziende che sono venute a dominare Internet in generale e le piattaforme di social media in particolare», le quali prendono «decisioni che, intenzionalmente o no, hanno reso le democrazie più vulnerabili», ma anche «consulenti politici» o «potenze straniere» che possono «sfruttare strumentalmente gli algoritmi delle piattaforme o aumentare artificialmente la portata dei messaggi ingannevoli o dannosi».

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Lo scontro in tv fra Trump e Biden umilia la democrazia

di Pierre Haski (France Inter / internazionale.it, 1° ottobre 2020)

Molto è stato detto su quello che il Washington Post ha definito «il peggior dibattito presidenziale nella storia degli Stati Uniti». Ma gli americani, probabilmente, sono troppo occupati o troppo inorriditi per chiedersi come questo evento televisivo sia stato percepito all’estero, dove è stato seguito con un interesse sproporzionato. Sono rimasto colpito da un tweet di un intellettuale africano, Célestin Monga, che negli anni Ottanta è stato incarcerato nel suo Paese, il Camerun, per aver difeso la democrazia, prima di trascorrere alcuni anni a Washington e successivamente tornare nel continente come capo economista della Banca africana per lo sviluppo.

Gage Skidmore / Flickr
Gage Skidmore / Flickr

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La democrazia italiana non funzionerà mai

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 16 luglio 2020)

Il politologo inglese Colin Crouch ha un’interessante proposta per superare i difetti della democrazia grazie ad alcuni semplici accorgimenti pratici. Ad esempio – ha spiegato in un’intervista alla Lettura del Corriere della Sera – basterebbe istituire “gruppi di cittadini scelti in modo casuale, ma rispettando certe caratteristiche socio-demografiche, i quali si riuniscono per discutere questioni di rilevanza pubblica”.media_measurement_screens Continua la lettura di La democrazia italiana non funzionerà mai