Archivi tag: David Fincher

Buon compleanno Facebook, in vent’anni hai rovinato il mondo

di Davide Piacenza (wired.it, 4 febbraio 2024)

Alla fine del 2007, quando il mondo era così recente che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito, un amico del liceo mi parlava con fare appassionato di un sito al quale alcune sue conoscenze americane l’avevano fatto iscrivere. “È un social network, dove puoi parlare con la gente che conosci e guardare cosa fa”, mi spiegava, incontrando la mia incapacità di comprendere di cosa stesse parlando ma convincendomi, nel giro di poche settimane, a iscrivermi a mia volta.

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Il finale di “Fight Club” censurato in Cina: la reazione di Chuck Palahniuk

di Camilla Sernagiotto (tg24.sky.it, 27 gennaio 2022)

La notizia del finale di Fight Club che è stato censurato in Cina ha fatto il giro del mondo, indignando tutti quanti. Tutti tranne uno, la cui identità lo rendeva il meno probabile a essere d’accordo con i cinesi: una voce che esce dal coro indignato, discostandosi totalmente da quell’indignazione, e lascia basiti perché stiamo parlando di Chuck Palahniuk, l’autore del romanzo omonimo da cui David Fincher ha tratto il suo cult movie con protagonisti Edward Norton e Brad Pitt. Il famoso scrittore statunitense ha detto la sua sulla questione dell’happy ending made in China. Lasciando tutti di stucco: «L’ironia è che il modo in cui i cinesi l’hanno cambiato allinea il finale del film quasi esattamente con il finale del libro, al contrario del finale di Fincher».

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Avevamo già conosciuto il trumpismo: al cinema, in tv o da qualche altra parte

di Guia Soncini (linkiesta.it, 20 novembre 2020)

È verità universalmente riconosciuta che l’unico modo per dire qualcosa di rilevante sul presente sia fare un film in costume. È anche per questo che da settimane tutti scrivono di Mank, il film di David Fincher che il pubblico non vedrà fino al 4 dicembre, allorché arriverà su Netflix. Certo, ci sono molte ragioni per parlarne. È Fincher, che quando fa un film è sempre un evento. È Fincher che ricostruisce la storia di Quarto potere, il film che quelli che ne capiscono ritengono il più bello della storia del cinema. È Fincher che lo fa non focalizzandosi su Orson Welles – il Wunderkind (è la parola che usa Mank) cui a ventiquattro anni quelli che ci mettevano i soldi diedero qualcosa che altri registi a volte non ottengono in una vita: l’autorità assoluta sul progetto, il potere decisionale, l’esenzione dalle discussioni coi finanziatori – ma su Herman Mankiewicz, lo sceneggiatore quarantatreenne che scrive il film del bambino prodigio.

Ph. Jose Luis Magana / Ap
Ph. Jose Luis Magana / Ap

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