«Questo è un discorso, mi scusi dottor Mieli, sottoculturale, che non mi aspetterei da lei, che stimo tantissimo, di cui conosco l’erudizione, di cui seguo gli spettacoli in televisione». È da poco iniziato Otto e mezzo di mercoledì scorso, quando una signora che nessuno di noi aveva mai notato, tale Elena Basile, decide di fare la televisione.
Oggi, qui, io volevo scrivere della serie su Francesco Totti. Ho le prove. Mi ero annotata un incipit. Faceva così. «Anche questo dobbiamo aggiungere, ai danni dell’aver brasato la carriera a Kevin Spacey: che a sfondare la quarta parete e ammiccare al pubblico è rimasto Pietro Castellitto». Purtroppo sei minuti di realtà hanno fatto irruzione nella mia visione della finzione (finzione fino a un certo punto: nella serie su Totti ci sono i filmini di lui da piccolo, le immagini del vero Totti in tribuna all’Olimpico, e insomma pensa The Crown fatto con la collaborazione della regina). L’effetto della realtà è stato quello che la visione dei film di Antonioni aveva avuto su Elide Catenacci. Come diceva Elide tornata dal cinema, io mi sono stranita. Non riuscivo più a guardare la finta Ilary Blasi incinta (è incinta per la maggior parte delle scene delle prime tre puntate) senza pensare al cuscino.