Archivi tag: comunicazione politica

Capitani tenebrosi

di Guia Soncini (linkiesta.it, 16 settembre 2024)

Le prime parole di gergo televisivo che imparai, quasi trent’anni fa in uno studio Rai, furono «luce cosmetica». Il direttore della fotografia mi spiegava come avrebbe illuminato la conduttrice: con una luce sparata in faccia che l’avrebbe fatta più giovane più bella più santino. Poi negli anni con la luce cosmetica hanno cominciato a esagerare, e irridere i riflettori sparati in faccia a Dietlinde Gruber o a Barbara D’Urso è diventato un pigro espediente di chiunque abbia un telefono connesso al mondo.

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L’operazione di “rebranding” della monarchia inglese

The Prince and Princess of Wales via Instagram

di Eva Grippa (repubblica.it, 10 settembre 2024)

Un’operazione di rebranding. Questo è, in termini pubblicitari, il videomessaggio di Catherine, principessa del Galles. Perché recepita la notizia – il cancro è in remissione, ha concluso la chemioterapia – e messa da parte l’emotività generata dalla sua voce e dalle poetiche immagini di lei assieme al marito e ai figli, resta da analizzare il modo in cui è stato scelto di darla. Il punto è insomma concentrarsi non tanto su quello che Kate ha detto, quanto sul come lo ha detto.

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Meloni vince perché somiglia ai suoi elettori

di Guia Soncini (linkiesta.it, 4 settembre 2024)

Cinque anni fa, a Sanremo ci fu una polemica che lì per lì sottovalutai. Riguardava la vittoria di Mahmood, che con Soldi aveva battuto Ultimo. La sottovalutai perché Soldi era così evidentemente la più bella canzone italiana di questi anni che polemizzare non poteva che essere indizio di fesseria. Ma la sottovalutai anche perché non avevo, prima di quel Sanremo, sentito nominare nessuno dei due, epperciò mi pareva una gara tra ignoti.

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Gli influencer, il narcisismo e Sangiuliano

Maria Rosaria Boccia via Instagram

di Riccardo Luna (huffingtonpost.it, 3 settembre 2024)

Cosa possiamo imparare dalla vicenda grottesca del ministro Gennaro Sangiuliano e della sua consigliera fantasma Maria Rosaria Boccia, di cui si occupano da giorni i giornali? (non le tv, le tv sono in qualche modo vicine al governo e se ne sono occupate solo per registrare la rassicurazione posticcia del ministro alla premier Meloni: non ha visto carte segrete, non abbiamo speso un euro per lei. Sì vabbè).

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Potus e Flotus: che accadrebbe se Kamala Harris vincesse

di Emanuele Capone (huffingtonpost.it, 5 agosto 2024)

In principio fu Barack Obama: il 44esimo presidente degli Stati Uniti, noto anche per essere particolarmente attivo on line e soprattutto sui social network, fu il primo per cui, il 18 maggio 2015, venne creato su Twitter l’account Potus, che poi è passato di mano in mano, prima a Donald Trump e in seguito a Joe Biden. Gli americani sono fissati con le sigle e le usano per più o meno tutto, anche grazie a una lingua che (diversamente dall’Italiano) si presta a questa abitudine.

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Elon Musk ha intervistato su X Donald Trump

(adnkronos.com, 13 agosto 2024)

È durata più di due ore la “conversazione” tra Donald Trump ed Elon Musk su X. Un’intervista iniziata con quaranta minuti di ritardo a causa di problemi tecnici che il ceo di Tesla e proprietario del social ha attribuito a un «massiccio cyberattacco», dovuto alla «molta opposizione a sentire cosa ha da dire» l’ex presidente degli Stati Uniti, ma la cui causa non è stata del tutto chiarita.

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“Sparami addosso, mi rafforzi”: in Florida a ruba le t-shirt di Trump

Adnkronos

(adnkronos.com, 6 agosto 2024)

“Se mi spari addosso mi rafforzi”, “Le leggende non muoiono mai”, “Mai arrendersi”, “Non puoi uccidere la libertà”. Sono alcuni degli slogan “urlati” dalle magliette vendute nei centri commerciali della Florida, e immortalate in queste foto dell’Adnkronos, a sostegno della campagna di Donald Trump. In una massiccia e ben studiata operazione di marketing elettorale, le immagini iconiche dell’attentato in Pennsylvania, in cui il candidato repubblicano si salva per miracolo, si rialza insanguinato e alza il pugno al cielo urlando “fight, fight, fight” ai suoi sostenitori, sono diventate poster, adesivi, meme social e, soprattutto, t-shirt.

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“The Will to Win”: per la Nazionale ucraina alle Olimpiadi lo sport è politica

Ph. Clodagh Kilcoyne / Pool – Reuters

di Yaryna Grusha (linkiesta.it, 26 luglio 2024)

A partire dall’invasione russa su larga scala, l’Ucraina ha continuato a ribadire, spesso inascoltata, che ogni ambito, oltre a quello militare, è direttamente collegato alla guerra. Attraverso vari esempi, infografiche, dati numerici e storie personali, gli ucraini hanno cercato di confutare la tesi dello sport al di fuori della politica. Gli atleti ucraini sono scesi in campo con grande difficoltà, confrontandosi con gli atleti russi e rifiutando almeno di stringere loro la mano.

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I contenuti bizzarri sui social di Maduro

Epa / Miraflores Palace – Handout

(ilpost.it, 24 luglio 2024)

Ogni giorno gli account del presidente venezuelano Nicolás Maduro riversano sui social network una grande quantità di contenuti propagandistici, soprattutto video. Il regime di Maduro – che governa dal 2013 in maniera autoritaria e sta facendo di tutto per restare in carica e impedire all’opposizione di vincere le elezioni di domenica – ha detto con una certa pomposità di essersi impegnato in una «battaglia della comunicazione» su Internet, contendendo ai dissidenti l’unico spazio dove potevano ancora esprimersi con una certa libertà.

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Per Charli XCX anche “Kamala È brat”

(ilpost.it, 24 luglio 2024)

Sui social network, specialmente tra utenti anglosassoni ma ormai anche in Italia, quella del 2024 è la “brat summer”, o la “brat girl summer”. Kamala Harris, la candidata di fatto dei Democratici alle elezioni presidenziali statunitensi di novembre, è brat, o almeno così ne parlano in molti, prima fra tutti la cantante pop britannica Charli XCX, che con il suo ultimo disco – Brat, per l’appunto – è diventata la responsabile del filone di meme più popolare di queste settimane. Un meme che si è imposto come succede ormai sempre più raramente in un’epoca in cui la produzione di contenuti on line è assai frammentata e non riesce quasi mai a catalizzare l’attenzione della maggioranza.

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