Archivi tag: comunicazione politica

La probabile strategia dietro al saluto romano di Steve Bannon

(open.online, 21 febbraio 2025)

Concludendo il discorso tenuto giovedì 20 febbraio 2025 durante l’incontro annuale dei conservatori (Conservative Political Action Conference), il noto propagandista Steve Bannon ha sostenuto l’idea di una presidenza a vita per Donald Trump scandendo le parole «combattere, combattere, combattere» per poi alzare il braccio destro con il palmo rivolto verso il basso. Tanto gli è bastato per essere accusato di aver fatto un saluto nazista.

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La Casa Bianca ha condiviso una foto di Trump con la corona

The White House via X

di Stefano Scarpa (lastampa.it, 20 febbraio 2025)

Una finta copertina di una rivista (che assomiglia al Time), un ritratto di Donald Trump che indossa una corona generato con l’Intelligenza Artificiale e uno skyline di New York alle sue spalle. E poi il messaggio: «IL CONGESTION PRICING È MORTO. Manhattan, e tutta New York, è SALVA. LUNGA VITA AL RE!». Nulla di nuovo rispetto alla comunicazione di Trump.

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Come Trump vuole controllare l’informazione

Ph. Kevin Dietsch / Getty Images

di François Bougon (Mediapart / internazionale.it, 13 febbraio 2025)

«Siete già esausti?». Cominciava con questa domanda la rubrica della giornalista del New Yorker Susan B. Glasser una settimana dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio. Da allora la frenesia delle informazioni e degli annunci, uno più scandaloso dell’altro, è andata avanti senza sosta. I mezzi di comunicazione, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, sono di nuovo alle prese con la politica sconcertante del leader del movimento Make America Great Again (Maga).

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La strategia comunicativa di Trump travolge il mondo

Ph. Yasser al Zayyat / Afp

di Pierre Haski (France Inter / internazionale.it, 6 febbraio 2025)

Il ritmo degli annunci di Donald Trump è vertiginoso, con contenuti che generano la sensazione di un caos incombente. La dichiarazione più stravagante è sicuramente quella che riguarda la Striscia di Gaza, di cui il presidente statunitense vuole prendere possesso per trasformare un territorio devastato dalla guerra in una nuova “Costa Azzurra”, naturalmente senza la scomoda presenza dei palestinesi.

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La classe dirigente che vive per i meme e la necessità di abolire i talk show

di Guia Soncini (linkiesta.it, 7 febbraio 2025)

Questo articolo rappresenta la mia sconfitta. Io volevo essere una grande intellettuale (era la mia ambizione di ripiego, fallita quella di miss In Gambissima), e invece eccomi qui a occuparmi di gente della quale tra cinquant’anni (ma pure tra cinquanta mesi) i filologi che studieranno la mia opera diranno: chi?! Eccomi qui ad analizzare il caso di Augusta Montaruli (chi?!) che va al programma di Tiziana Panella (chi?!).

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Melania Trump come Claire Underwood: la foto ufficiale ricorda “House of Cards”

di Viviana Mazza (corriere.it, 28 gennaio 2025)

Melania Trump, appena insediata alla Casa Bianca, ha subito fatto aprire un dibattito on line col suo look “disruptive”, di rottura, rispetto alle passate first lady (per il cappello che le copriva gli occhi). Ora la foto ufficiale, in tailleur pantalone [Dolce & Gabbana], di fronte a una grande finestra con l’obelisco del National Mall alle sue spalle, le mani appoggiate con la punta delle dita sul tavolo, ha subito ricordato a molti Claire Underwood, la first lady di House of Cards (che diventa alla fine 47esima presidente degli Stati Uniti).

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Il dramma di quelli che la sanno lunga

Pexels

di Guia Soncini (linkiesta.it, 23 gennaio 2025)

Ventunesimo secolo, tu mi odi. Io non lo so cosa ti ho fatto di male, ma è evidente che vuoi impedirmi di esprimermi sul libro di Francesco Piccolo, che tra l’altro sembra scritto in quell’altro secolo, quello per il quale mi struggo di nostalgia. È evidente che io devo starti proprio molto antipatica e devi esserti concentrato a pensare quale fosse la giusta retribuzione (che è una citazione d’un Boccaccio citato da Piccolo) per rifarti su di me, e la giusta retribuzione è: no, Sorcioni, tu non puoi scrivere di Son qui: m’ammazzi, perché devi scrivere il quattrocentesimo articolo su quanto è scema l’umanità.

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Come l’ossessione di Trump per “Y.M.C.A.” ha distrutto i Village People

Ph. Alex Brandon / Ap

di Savannah Walsh (vanityfair.it, 20 gennaio 2025)

Nell’ottobre del 2020, appena guarito dal Covid, Donald Trump aveva alzato i pugni in aria, esultando per la propria guarigione sul palco di un comizio politico in Florida sulle note di Y.M.C.A., la hit del 1978 dei Village People, davanti a un mare di cappellini rossi. Pur trattandosi di un momento di festa per Trump, le sue mosse nel mezzo della pandemia furono criticate da alcuni, tra cui Don Lemon della Cnn, che disse: «Non importa quante volte vada ai comizi e balli sulle note dei Village People… adesso se la spassa ballando sulle tombe di 215mila americani. Ballando».

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La nuova foto ufficiale di Trump ricorda molto quella segnaletica

Ansa / Epa Npk

(ansa.it, 17 gennaio 2025)

Nel nuovo ritratto ufficiale di Donald Trump appena pubblicato, il presidente ri-eletto appare completamente diverso da quello del 2017 nel quale sorrideva con uno sguardo rilassato. La nuova foto di Trump ricorda molto la sua espressione impassibile nella foto segnaletica del 2023, quando fu accusato del tentativo di ribaltare il risultato del voto in Georgia cinque anni fa.

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Su “Ymca” non si può restare neutrali

Mpp

(ilpost.it, 6 dicembre 2024)

Ymca, il tormentone che il gruppo dance statunitense dei Village People pubblicò nel 1978, divide da sempre chi l’ascolta in due fazioni: da un lato c’è chi la considera una canzone conviviale e fondamentalmente innocua, e che si lascia coinvolgere dal suo ritornello senza farsi troppe domande; dall’altro chi la reputa pacchiana, eccessiva e di pessimo gusto, e tremendamente fastidiosa anche e soprattutto per il balletto che puntualmente l’accompagna. Le vie di mezzo sono rare.

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