di Guia Soncini (linkiesta.it, 2 aprile 2021)
Tutto è commedia, tranne la commedia. Ci ho pensato tutto il giorno, ieri, col compiacimento di chi ha scoperto la legge fondativa dell’Italia del 2021, e con lo scorno di chi ci ha messo tre mesi ad accorgersene: tutto è commedia, tranne la commedia. È la risposta alla domanda che su queste pagine credo d’aver fatto in un centinaio o giù di lì d’articoli: questa cosa che la realtà rubi il lavoro agli sceneggiatori, questo sorpasso continuo della cronaca sulla fantasia, questa quotidianità che ci fa sospirare «dov’è Monicelli, dov’è Risi», questa roba qui è un bene o un male? È commedia il comandante che vende segreti ai russi per meno di quello che un’influencer prende per promuovere una barretta dietetica. È commedia la moglie del comandante, psicoterapeuta disegnata per dimostrarci che non solo in Beautiful, non solo in Billions, non solo in The Undoing: anche nella realtà di Pomezia ci sono psicoterapeute che non capiscono nientissimo di quel che succede in casa loro, figuriamoci nelle vite dei pazienti.
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