di Fabrizio Gabrielli (esquire.com, 8 marzo 2024)
Uno dei passaggi de Il regno di questo mondo che mi ha fatto più esplodere il cervello quando l’ho letto per la prima volta è quello in cui Alejo Carpentier parla dei piatti del negro che venivano lodati «per l’abbondanza di carni nella sua olla podrida, quando voleva soddisfare l’appetito di uno di quei facoltosi spagnoli che venivano dall’altra parte dell’isola». Un cuoco, il negro, che «col suo alto berretto bianco in mezzo al fumo della cucina aveva un certo tocco privilegiato per preparare i vol-au-vent di tartaruga o decorare i piccioni au bois».
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