di Susanna Schimperna (huffingtonpost.it, 5 agosto 2021)
Lo si poteva incontrare ovunque, l’Abbé Pierre. Tra i poveri di tutto il mondo, gli emarginati, i senzatetto, gli ultimi. Ma anche a colloquio con Einstein, Camus, Gide, con il re del Marocco Mohammed V e con il leader tunisino Bourghiba, con Eisenhower e con Indira Gandhi. Nel Duomo di Torino, impegnato in un digiuno di protesta contro le condizioni di prigionia degli accusati di terrorismo. A Sarajevo, durante l’assedio per cercare di fermare la guerra. Lo si poteva incontrare ovunque, e amare come difensore dei diritti umani o accusare come fiancheggiatore di gente pericolosa e razzista.
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