Archivi tag: celebrity politics

I 60 anni di Diana, Sua Altezza Vittimaria

di Guia Soncini (linkiesta.it, 1° luglio 2021)

Quando Diana Spencer era morta da un anno, e tra gli osservatori della società quasi nessuno aveva ancora capito quanto fossero permanenti i danni da lei inferti, e i giornali raccontavano quell’anno abbastanza crudele trascorso a stupirsi d’una monarchia che aveva affrontato le guerre in modo meno traballante rispetto all’impatto inferto dall’incidente stradale d’una bionda, quando i pellegrinaggi nei luoghi in cui era vissuta ed era morta erano in fisiologico calo e c’illudevamo che le estati trascorse a occuparci della Principessa del Popolo fossero finite, in quella coda d’estate del 1998 io di lavoro parlavo alla radio, e tra le canzoni che punteggiavano le mie stronzate ce n’era una di Cher. Chiedeva: «credi in una vita dopo l’amore?».

Reuters

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Il documentario su Yves Montand a Cannes è da non perdere

di Mario Sesti (huffingtonpost.it, 16 luglio 2021)

Diciamo che siete figli di una coppia di attivisti socialisti italiani costretti durante il fascismo a emigrare in Francia, che crescete a Marsiglia ai margini della società, che a diciotto anni fate il vostro primo concerto vestiti da cowboy ma che sognate il cinema: se avete vissuto tutto questo siete su un’ottima strada per diventare la figura pubblica più popolare di Francia tra gli anni Sessanta e Ottanta. Ovvero: Yves Montand. Presentato al Festival di Cannes nella sezione Cannes Classic, Montand est à nous di Yves Jeuland, che ha alle spalle una lunga e robusta carriera di documentarista, non è solamente una virtuosistica compilation biografica impreziosita da materiali fotografici e filmati inediti.

Donaldson Collection / Michael Ochs Archives / Getty Images

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Meghan Markle produrrà per Netflix la serie animata “Pearl”

di Emily Stefania Coscione (iodonna.it, 15 luglio 2021)

Una ragazzina di dodici anni ispirata da grandi donne del passato: questa è Pearl, protagonista del nuovo progetto mediatico di Meghan Markle, già in lavorazione a Hollywood. Una serie animata, creata e prodotta per Netflix dalla duchessa e dalla sua Archewell Productions. Era ora, esclamano quei critici che avevano espresso dubbi sul contratto firmato lo scorso anno da Harry e Meghan con il gigante dello streaming. Nonostante un compenso che si aggirerebbe sui cento milioni di dollari, finora i Sussex hanno prodotto solo un documentario firmato dal principe per i suoi Invictus Games.

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Altro che Vaticano, è il momento del concordato Stato-Ferragnez

di Stefano Feltri (editorialedomani.it, 6 luglio 2021)

Forse è arrivato il momento di negoziare un concordato Stato-Ferragnez, per perimetrare l’influenza degli influencer sulla vita pubblica e la politica. Qualche giorno dopo la clamorosa protesta diplomatica del Vaticano contro la legge Zan sull’omotransfobia, arrivata tramite discreti ambasciatori e rivelata poi dal Corriere della Sera, sul fronte opposto si mobilita Chiara Ferragni che, in mezzo a due spot dello shampoo Pantene (ci tocca citarlo, a riprova dell’efficacia dell’investimento), infila una polemica contro Matteo Renzi che si schiera con Salvini per affondare la legge Zan. Segue commento un po’ vintage, «che schifo che fate politici», senza virgola, che fa tanto 2009-2010, quando le proteste anti-casta univano il Corriere della Sera, la Confindustria e il neonato Movimento 5 Stelle.

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Politica vs influencer

di Selvaggia Lucarelli (tpi.it, 9 luglio 2021)

Confesso che avevo paura di guardare l’incontro Fedez/Civati/Zan/Cappato perché temevo la sensazione atroce che mi avrebbe permeata in seguito. E in effetti la sensazione che mi permea dopo essermi sorbita un’ora di Fedez è che siamo sempre troppo severi nei confronti di Matteo Renzi. Che è quello che è, senza sconti, ma sa quello che dice, sempre. Il problema insuperabile di Fedez è quello di non sapere mai nulla di quello che dice oltre le quattro cose che gli segnalano le Fiorellino98 sul web o che si appunta sulla mano come in terza elementare e di diffonderle, però, con il piglio del rivoluzionario cubano. Mi ricorda un po’ Flavia Vento quando parlava di animali, che a forza di sentirle dire scemenze pure quando nella sostanza aveva ragione, si finiva per comprare un fucile a canne mozze per impallinare cerbiatti.

Emanuele Fucecchi

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L’arte di combattere per le buone cause senza capirle

di Guia Soncini (linkiesta.it, 8 luglio 2021)

C’è un momento in cui il marito della Ferragni dice «come diceva Montanelli», e io penso ma tu guarda, che apertura mentale, non è più un vecchio porco, razzista e pure pedofilo, è un saggio il cui pensiero è citabile dal club dei giusti – e invece no. È solo che l’intersezionalismo non funziona, almeno non l’intersezionalismo delle sinapsi, quello che mentre la giusta causa del mese è la lotta alla transfobia pretenderebbe tu ti ricordassi di chi era il nemico la settimana in cui la giusta causa era la lotta al sessismo, o quella al razzismo. Ieri, dunque, è andata così.

Instagram

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Non sottovalutate i gesti simbolici

di Marco Gaucho Filippi (risoavaro.blogautore.espresso.repubblica.it, 26 giugno 2021)

Quando Daniel Passarella divenne ct della Nazionale argentina dichiarò, senza il minimo imbarazzo, che non avrebbe mai selezionato giocatori omosessuali, e vietò a tutti i convocati la possibilità di indossare orecchini e sfoggiare capelli lunghi. A Diego Armando Maradona tutto questo non andò giù. D10s non si limitò ad attaccare pubblicamente Passarella, definendolo un retrogrado, una persona con un cervello indietro di un secolo… ma fece di più.

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La politica, i social e il ddl Zan: quanto pesa il post di un influencer?

di Ruggiero Montenegro (ilfoglio.it, 7 luglio 2021)

La polemica a colpi di hashtag scoppiata ieri sulla legge Zan tra Chiara Ferragni e Matteo Renzi è solo il più recente degli episodi. L’ulteriore certificazione del ruolo sempre più attivo e pervasivo che ricoprono alcuni influencer nella sfera pubblica e politica. Un fenomeno che non si scopre oggi, ma che negli ultimi mesi ha assunto proporzioni più grandi: tra gennaio e giugno sono 5 milioni le persone raggiunte sui social dai messaggi dei personaggi più famosi che hanno detto la loro sulla discussa legge contro l’omotransfobia. La stima arriva da una ricerca firmata Buzzoole. Continua la lettura di La politica, i social e il ddl Zan: quanto pesa il post di un influencer?

Che schifo, gli influencer

di Guia Soncini (linkiesta.it, 7 luglio 2021)

E venne il giorno in cui l’uomo più impopolare d’Italia s’azzuffò con la coppia più popolare d’Italia. Va detto, a moderazione della di lui hybris, che avevano cominciato quegli altri, come si dice nelle beghe tra bambini delle elementari. Ieri Chiara Ferragni – che mica è scema: si schiera solo dalla parte di cause che aumentino la sua popolarità – ha espresso un pensiero con cui una volta avresti fondato i 5 Stelle e oggi fai tre storie di Instagram (non sponsorizzate, per ora). Il pensiero era: «Che schifo che fate[,] politici» (mi scuso per averle aggiunto la virgola, è stato più forte di me). Continua la lettura di Che schifo, gli influencer

Inginocchiarsi per chi, per cosa

di Leonardo Tondelli (ilpost.it, 22 giugno 2021)

Le foto sono strumenti potenti, ma non dicono necessariamente la verità. Le foto che immortalarono il podio olimpico dei 200 metri all’Olimpiade del 1968 mostrano due atleti neri col braccio alzato e il pugno chiuso – anche se non sappiamo ancora quanto il gesto costerà a entrambi, intuiamo di trovarci davanti a un gesto forte di protesta. A rendere l’immagine così potente è soprattutto il contrasto col terzo atleta, bianco e apparentemente indifferente: è lui a creare l’asimmetria necessaria. Il bianco guarda avanti, i neri protestano. Per innalzare quelle mani guantate serve così tanta forza di volontà che a Tommie Smith e John Carlos non ne resta per alzare la testa: sanno di essere vittime sacrificali ma fanno quel che è giusto fare, e poi sia quel che sia.

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