Archivi tag: celebrity culture

L’artivismo è la vera (e unica) avanguardia di questi anni Venti

di Luca Beatrice (linkiesta.it, 22 gennaio 2022)

La parola è stridente, quasi cacofonica, come succede ai termini innaturalmente composti. Però “artivismo” offre la temperatura dell’arte di oggi, politicamente impegnata su temi di larga condivisione come i diritti, l’ambiente, le pari opportunità, le migrazioni, i disequilibri tra le diverse zone del mondo. Questioni tra le poche, peraltro, ad attrarre un pubblico giovane. E si sa quanto la cultura abbia bisogno di un ricambio generazionale. Artivismo. Arte, politica, impegno si direbbe un instant se non fosse che l’autore, Vincenzo Trione, ci ha abituati a lunghe ed esaurienti disamine critiche ben oltre la soglia del contingente. Il suo saggio precedente, L’opera interminabile, viaggiava sulla complessità di artisti-mondo impossibili da incasellare.

Ph. Cecilia Fabiano / LaPresse

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Direttori creativi ovunque

(ilpost.it, 14 dicembre 2021)

Emily Ratajkowski, il principe Harry, Kendall Jenner, Drew Barrymore, Cardi B e A$AP Rocky hanno una cosa in comune, oltre a essere celebrità per meriti, talenti o semplici circostanze molto diversi: sono entrati tutti a far parte di aziende con ruoli quasi sempre descritti come direttori creativi o artistici. Il rapper A$AP Rocky è per esempio “guest artistic director” – cioè lo è come esterno, più occasionalmente – del brand di abbigliamento PacSun, mentre la modella Kendall Jenner è direttrice creativa di Fwrd, boutique on line di abbigliamento e accessori di lusso. Quella di affidare ruoli creativi a personalità della musica e dello spettacolo è infatti una tendenza nuova e sempre più frequente tra le aziende di moda, soprattutto quando si tratta di realtà poco conosciute e di media grandezza.

Kambouris / Getty Images for The Met Museum – Vogue

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La celebrità cinese che il regime ha cancellato da Internet

di Dario Ronzoni (linkiesta.it, 24 settembre 2021)

Se fosse per quello che si trova in Rete, Zhao Wei non sarebbe nemmeno esistita. Eppure, la 45enne attrice e regista cinese – una delle più celebri degli ultimi 20 anni – ha diretto film che hanno vinto premi, ha venduto milioni di dischi (è anche cantante) e su Weibo, il quasi-Twitter cinese, ha ammassato 86 milioni di follower. Con i suoi capitali, ha anche fatto importanti investimenti nei settori tecnologici e dello spettacolo. Senza nessuna spiegazione, il regime cinese ha deciso di cancellarla da Internet. Se la si cerca sui servizi di streaming, non compare. Le sue produzioni sono scomparse. Perfino i suoi riferimenti nelle pagine di Wikipedia (il corrispettivo cinese) non ci sono più.

Ph. Gian Mattia D’Alberto / LaPresse

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La celebrità è negli occhi di chi guarda

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it,18 giugno 2021)

Con tutti gli sconosciuti che cercano di diventare famosi, è bello che alcuni vip diano il buon esempio cercando di non farsi riconoscere. Credo sia questo il principale pregio di Celebrity hunted – Caccia all’uomo, che torna oggi su Prime Video. Si tratta di tot celebrità che devono riuscire a non farsi sgamare mentre mantengono l’anonimato per quattordici giorni; fra i partecipanti è indubbiamente avvantaggiata Myss Keta, sia perché la sua fama si fonda sul fatto che nessuno sappia chi è, sia perché l’unico modo di riconoscerla è il fatto che copra naso e bocca con una mascherina.

Prime Video
Prime Video

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La fine del dibattito pubblico (o forse è andato altrove)

di Nicola Mirenzi (huffingtonpost.it, 25 settembre 2020)

Per il quarantesimo anniversario della sua nascita, la rivista Le Débat ha deciso di festeggiare in maniera speciale: chiudendo. Del resto, oggi, quanti altri modi ha una rivista per farsi notare? Nell’editoriale di addio, il direttore Pierre Nora ha scritto che la «scomparsa di una testata importante ha sempre un significato che la oltrepassa» e, da settimane, la Francia si domanda quale sia. «È un allarme per tutto il dibattito pubblico europeo», mi dice Ernesto Galli della Loggia appena accenno al motivo per cui lo chiamo.Le_Debat Continua la lettura di La fine del dibattito pubblico (o forse è andato altrove)

La bontà è obbligatoria: salviamo i famosi dalla prepotenza della buona causa

di Guia Soncini (linkiesta.it, 2 giugno 2020)

La settimana scorsa, nel programma sulla Bbc della storica Mary Beard, Lockdown Culture, c’erano cinque preziosi minuti filmati da Martin Scorsese. Era a casa sua, come tutti, strologava del momento storico, come tutti, montava i propri pensierini con delle scene d’un film di Hitchcock (Il ladro), come nessuno. E diceva che all’inizio la quarantena era quasi stata un sollievo: bisognava stare a casa per forza, non si era tenuti a fare nessuna delle cose che uno avrebbe dovuto fare in circostanze normali.MartinScorsese_LockdownCulture Continua la lettura di La bontà è obbligatoria: salviamo i famosi dalla prepotenza della buona causa