Cantanti contro politici. Uno scontro che si ripete da anni, ogni volta che arriva la stagione elettorale e il candidato di turno utilizza il brano del proprio artista o band preferita come colonna sonora della propria campagna. L’ultimo match vede protagonisti il multimilionario biotecnologico e potenziale candidato repubblicano americano Vivek Ramaswamy ed Eminem.
Chissà se, prima della rivoluzione, qualche popolano francese si era illuso che Maria Antonietta fosse la sua migliore amica. Magari quella aveva sorriso dal finestrino della carrozza, ovvero aveva fatto il proprio lavoro passando in mezzo ai sudditi, e lui aveva equivocato. Secondo me no. Secondo me duecentocinquant’anni fa erano più svegli di ora, che ci percepiamo furbissimi mentre brilliamo per stolidità.
Prima di Do they know it’s Christmas?, i bambini africani erano un concetto astratto: il ricatto con cui ai bambini italiani venivano fatte mangiare le verdure. Finisci quello che hai nel piatto, non ci pensi ai bambini che muoiono di fame in Africa? Adesso, che ogni volta che apriamo un video di YouTube parte una pubblicità di Save the Children in cui bambini con la pancia gonfia e ricoperti di mosche ci ricordano quanto siamo fortunati ad avere non solo le verdure ma gli antibiotici, quasi non ci ricordiamo che c’è stato un tempo prima di Bob Geldof.
di Giovanni Ansaldo (internazionale.it, 19 maggio 2023)
A un certo punto, verso metà del concerto al Parco Giorgio Bassani di Ferrara, Bruce Springsteen canta più volte “And hard times come and hard times go”, i tempi difficili vanno e vengono, mentre esegue il brano Wrecking ball. Lo ripete con enfasi crescente, mentre gli strumenti dietro di lui crescono. In questo momento i tempi difficili non sono molto lontani, sono a meno di un’ora di auto da qui. Ci sono persone sommerse dall’acqua e dal fango, che hanno perso la casa o addirittura la vita (le vittime accertate dell’alluvione in Emilia-Romagna al momento sono 14).
di Chiara Pizzimenti (vanityfair.it, 6 agosto 2022)
La questione non ha confine né latitudine. In campagna elettorale la musica è fondamentale: trascina. Gli esperti di politica e comunicazione lo sanno: un tormentone, una canzone impegnata, un classico, ognuna può far presa in maniera diversa e portare avanti i candidati. Solo che non sempre chi quelle canzoni le canta e le ha portate al successo è pronto e felice di vederle usare per scopi propagandisti. Ultimo caso La Rappresentante di Lista contro Matteo Salvini. L’oggetto del contendente è la canzone Ciao ciao, tormentone che viene dal Festival di Sanremo. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina segnalano in un tweet: «Ci arriva voce che al comizio di S4lvini il dj abbia messo #ciaociao. La nostra maledizione sta per abbattersi su di te, becero abusatore di hit».
L’immaginario della bandiera a stelle e strisce potrebbe sembrare l’unica cosa ad accomunare il Boss e l’ex presidente degli Stati Uniti. Bruce Springsteen e Barack Obama hanno coronato la loro amicizia, nata durante la campagna elettorale del 2008, con un podcast intitolato Renegades: Born in the Usa. Il podcast, prodotto dalla Higher Ground, la casa di produzione degli Obama, è composto da otto episodi. I primi due sono stati lanciati ieri, lunedì 22 febbraio, su Spotify. Con due nomi del genere, non stupisce se sarà presto un successo come il podcast dell’ex First Lady Michelle Obama. Composto da otto episodi, Renegades: Born in the Usa sembra nascere e svilupparsi come una chiacchierata tra vecchi amici che si raccontano a vicenda il contesto in cui sono cresciuti, dall’infanzia al rapporto coi rispettivi padri, dalla musica al matrimonio, fino ai bei tempi sui palchi dei rally.
di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 30 giugno 2020)
I Rolling Stones contro Donald Trump, e non solo. A Tulsa, nel comizio di apertura della sua campagna elettorale, il presidente ha fatto suonare You can’t always get what you want: una canzone che ha compiuto 52 anni, dal momento che fu registrata il 16 e 17 novembre 1968, per essere inclusa nell’album del 1969 Let it bleed.Continua la lettura di Non puoi sempre avere quello che vuoi, o delle dispute politiche sulle canzonette→
di Giusi Fasano («7», suppl. al Corriere della Sera», 8 novembre 2018)
La diffida è arrivata pochi giorni fa all’ufficio legale della Casa Bianca. Mittente: l’avvocato del cantante americano Pharrell Williams. Che se la prende direttamente con Donald Trump. «Il giorno dell’omicidio di 11 persone per mano di un “nazionalista” folle», scrive, «il Presidente ha usato la canzone Happy (Felice) in un evento politico in Indiana. Non c’era nulla di “felice” nella tragedia inflitta al nostro Paese e nessuna autorizzazione era stata concessa per l’uso di questa canzone per questo scopo».Continua la lettura di La lista dei cantanti anti-Trump? Sempre più lunga e agguerrita→
Alla fine è passata la linea del buon senso, ma per i media americani determinante è stato il ruolo delle donne di casa Trump, Melania e Ivanka. Dalla Silicon Valley a star come Bruce Springsteen e Bono Vox, dai repubblicani agli evangelici sino a Theresa May, il presidente americano Donald Trump era stato travolto da una pressione planetaria di indignazione per la separazione di oltre 2.000 bambini dai genitori che varcano illegalmente la frontiera Usa-Messico, culminata con la condanna del Papa contro una politica “immorale”.