Archivi tag: Bob Geldof

Le canzoni e i concerti “per l’Africa” non erano una grande idea

(ilpost.it, 20 novembre 2024)

Lunedì il cantante inglese Ed Sheeran ha detto che, se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe «rispettosamente vietato» l’utilizzo della sua voce nella nuova versione di Do they know it’s Christmas?, che uscirà il 25 novembre. È una canzone pubblicata quarant’anni fa dal supergruppo britannico Band Aid, fondato da Bob Geldof e Midge Ure, e composto da molte popstar e rockstar internazionali, che ai tempi ebbe un successo enorme anche per via del suo obiettivo filantropico.

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“We are the world”, il miracolo di Quincy Jones

di Andrea Silenzi (repubblica.it, 4 novembre 2024)

Era l’epoca della coscienza: i musicisti avevano deciso di prendersi cura del mondo, anzi dei disperati del mondo. Sulla scia di Band Aid – Do they know it’s Christmas, l’invenzione di Bob Geldof con le grandi star inglesi, Lionel Richie e Michael Jackson avevano scritto una canzone con la stessa finalità: raccogliere fondi per combattere la crisi alimentare in Africa.

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L’esibizione della bontà nel secolo della militanza social

di Guia Soncini (linkiesta.it, 21 dicembre 2023)

A raccontarlo oggi non sembra neanche vero, ma una volta in questo derelitto Paese a scrivere di tv erano i più bravi. Erano gli anni in cui il varietà del sabato sera era una cosa che guardavamo in decine di milioni, era quando la cultura popolare era un segmento condiviso: guardavamo tutti le stesse cose, non i pezzettini di realtà che selezionava l’algoritmo, e quindi ci capivamo quando facevamo conversazione.

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Il tic dei concerti dopo le disgrazie

di Guia Soncini (linkiesta.it, 27 maggio 2023)

Prima di Do they know it’s Christmas?, i bambini africani erano un concetto astratto: il ricatto con cui ai bambini italiani venivano fatte mangiare le verdure. Finisci quello che hai nel piatto, non ci pensi ai bambini che muoiono di fame in Africa? Adesso, che ogni volta che apriamo un video di YouTube parte una pubblicità di Save the Children in cui bambini con la pancia gonfia e ricoperti di mosche ci ricordano quanto siamo fortunati ad avere non solo le verdure ma gli antibiotici, quasi non ci ricordiamo che c’è stato un tempo prima di Bob Geldof.

Nasa

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Bob Geldof, 70 anni tra musica e impegno

(agi.it, 5 ottobre 2021)

Cantante, attore e attivista: buon compleanno a Sir Robert Frederick Zenon Geldof, meglio noto come Bob Geldof, che spegne 70 candeline. Nato in Irlanda, a Dún Laoghaire, il 5 ottobre 1951 da genitori cattolici, Robert ed Evelyn, ha frequentato il Blackrock College, una scuola privata vicino a Dublino, e qui ha scoperto, da vittima, il dolore e i danni del bullismo: questa esperienza lo renderà ancora più sensibile e lo spingerà, per tutta la vita, a mettersi in gioco per i più deboli. La carriera di Bob Geldof, infatti, è strettamente intrecciata con il suo impegno sociale: è conosciuto in tutto il mondo per la sua lotta contro la fame e le malattie in Africa, attività che negli anni è diventata una missione di vita.

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Concerto per il Bangladesh: mezzo secolo di carità in musica

di Mauro Suttora (huffingtonpost.it, 29 luglio 2021)

È tutto cominciato cinquant’anni fa al Madison Square Garden di New York: l’era dei grandi concerti rock di beneficenza inizia il 1° agosto 1971 con quello per il Bangladesh, organizzato da George Harrison. Il più giovane e tranquillo dei Beatles era appassionato di India da quando, primo al mondo, inserì un sitar nella canzone Norwegian Wood. Poi l’infatuazione per il guru Maharishi, le inascoltabili nenie indiane piazzate nei dischi dei Fab Four e il pellegrinaggio collettivo sul Gange (dove fece gettare le sue ceneri nel 2001).

George Harrison page via Facebook

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Rohingya, Bob Geldof restituisce premio per protesta contro Aung San Suu Kyi

Gesto clamoroso del cantante fondatore dei concerti di Live Aid contro la leader birmana per la persecuzione del popolo musulmano dei Rohingya. Riconsegna a Dublino il suo premio “Libertà” concesso nel ’96 anche alla Nobel della Pace

di Raimondo Bultrini (repubblica.it, 13 novembre 2017)

Dopo il cantante Bono e gli U2, un altro celebre artista irlandese, Bob Geldof, ha espresso pubblicamente e con un gesto clamoroso la sua delusione e indignazione per il comportamento della leader birmana Aung San Suu Kyi verso i musulmani Rohingya, costretti alla fuga verso il Bangladesh per le violente persecuzioni dei militari.Geldof-vs-Aung Continua la lettura di Rohingya, Bob Geldof restituisce premio per protesta contro Aung San Suu Kyi

Africa, Geldof ancora in prima fila: “Per salvare il continente ci vuole un Piano Marshall”

Parla il promotore del Live Aid 85: “Un futuro è possibile se si investe in infrastrutture”

di Enrico Franceschini («la Repubblica», 26 maggio 2017)

“L’Africa è cambiata, ma ci vorrebbe un Piano Marshall per farla cambiare del tutto”. Bob Geldof ha dedicato metà della sua vita all’impresa: il 65enne cantante irlandese è stato il promotore di Live Aid nel 1985, primo di una serie di grandi concerti di beneficenza, e da allora gli aiuti al continente nero sono diventati la sua principale occupazione, che si tratti di proporre un’iniziativa al G7, lanciare campagne di investimenti o intervenire sulla tragedia dei migranti.LIVE-AID-1985 Continua la lettura di Africa, Geldof ancora in prima fila: “Per salvare il continente ci vuole un Piano Marshall”

Il “One Love Manchester” è la Woodstock del XXI secolo

È il segno dei tempi che cambiano, una rivoluzione mediatica che ha portato centinaia di milioni di spettatori a guardare un susseguirsi di artisti per oltre tre ore su PC, smartphone, tablet e televisioni, senza limiti territoriali né di diritti. È il concerto digitale che divora quello fisico, elevandolo ad atto universale

di Marco Paretti (fanpage.it, 5 giugno 2017)

Aver partecipato a Woodstock significava essere una piccola divinità. Lo si era al di fuori di New York, figuriamoci al di fuori degli Stati Uniti. Nel 1969 e, in generale, negli anni successivi, aver partecipato a quella onda energetica, calderone di suoni ed emozioni e culmine di una generazione significava essere automaticamente elevati a figure chiave, spettatori di una rivoluzione globale consumata anche solo in quei tre giorni di festival.KATY-PERRY-MANCHESTER Continua la lettura di Il “One Love Manchester” è la Woodstock del XXI secolo

La diplomazia parallela del mondo dello “star system”

Spesso più efficace (e diretta) nella difesa dei diritti

di Massimiliano Panarari («La Stampa», 14 settembre 2015)

Da tempo ci siamo abituati alla politica pop, ma adesso scocca l’ora della pop-politica estera. Il suo alfiere n. 1 sembra essere il musicista e cantante britannico Elton John, dotato di quella che si presenta come una vera e propria agenda diplomatica, fatta di priorità e obiettivi e imperniata sui diritti civili e la lotta contro l’omofobia. Continua la lettura di La diplomazia parallela del mondo dello “star system”