Archivi tag: biopolitica

Gianluca Vacchi, mai un raffreddore

di Stefano Ciavatta (esquire.com, 7 giugno 2022)

Ci siamo. È arrivata la fase da venerato maestro anche per Gianluca Vacchi, imprenditore bolognese, creator digitale, influencer da 40 milioni di follower, per molti solo “quello dei balletti” o semplicemente “un morto di fama”, da ultimo anche deejay al Tomorrowland e all’Amnesia di Ibiza, “celebrità su Internet” sintetizza Google. Con il documentario Mucho Mas prodotto da Nicola Giuliano, premio Oscar per La grande bellezza, Vacchi ha chiuso il cerchio del suo storytelling dorato. Ora è in orbita Prime Video come i Ferragnez e Sfera Ebbasta: that’s Italy. Tra gli animali sociali digitali Vacchi è il primo crack nel suo genere, vale a dire il filone del costume nazionale dei dispenser di leggerezza, gli stakanovisti della fabbrica di felicità e acqua calda. “Me ne vado a fare il guru” diceva Riccardo Pazzaglia.

Prime Video

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Home tour e altre sciocchezze: la società dei politici obbligati a usare trucchetti social per non sparire

di Guia Soncini (linkiesta.it, 10 giugno 2022)

Questa è la storia del presidente degli Stati Uniti d’America. Anzi, no: è la storia del presidente della regione Emilia-Romagna e del sindaco di Bologna. Anzi, no: è la storia d’un influencer qualunque. Ma, diranno i miei venticinque lettori, ci sta dunque dicendo che i tre politici elencati sono degli influencer qualunque? No, cioè sì (certo che lo sono, siamo tutti aspiranti influencer), ma voglio proprio raccontarvi la storia d’un influencer qualunque, di quelli pagati dalle aziende per dire quanto sono buoni i tali beveroni dietetici o i talaltri alberghi a sette stelle. Un giorno l’influencer è di malumore: le sue storie fanno poche visualizzazioni. Ha provato tutti i trucchi che in genere attirano pubblico. Il cane coccoloso. I luoghi di vacanza fotogenici. I monologhi dolenti su qualche dramma familiare, vero o immaginario, trauma infantile, vero o immaginario, problema di salute, vero o immaginario.

Creative Christians / Unsplash

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Il movimento religioso dietro a un famoso spettacolo di danza cinese

(ilpost.it, 3 giugno 2022)

Per tutto il mese di giugno grandi e importanti teatri italiani, fra cui il Massimo di Palermo, il Regio di Parma e il Verdi di Firenze, ospiteranno le tappe italiane dell’edizione 2022 dello spettacolo di danza e musica cinese Shen Yun, che si presenta col sottotitolo La Cina prima del comunismo. Da sabato 4 e per oltre una settimana Shen Yun andrà in scena a Milano al Teatro degli Arcimboldi con biglietti che risultano “non disponibili” sulle principali piattaforme di vendita e quasi esauriti, per tutte le date, sul sito ufficiale. La compagnia Shen Yun descrive le serate come “spettacoli di danza tradizionale cinese”, che “riportano sul palco 5mila anni di civiltà”. La Shen Yun Performing Arts Organization è stata fondata nel 2006 nello Stato di New York da esuli cinesi legati al movimento religioso-politico Falun Gong.

Shen Yun

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I Bts alla Casa Bianca per parlare di inclusione e crimini d’odio contro gli asiatici

di Camilla Sernagiotto (tg24.sky.it, 1° giugno 2022)

Martedì 31 maggio i Bts, gruppo pop coreano tra i più famosi del mondo, sono stati la special guest della White House: sono stati ricevuti dal presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, per discutere di inclusione e rappresentanza degli asiatici nel Paese. L’occasione è stata l’ultimo giorno del Mese del Patrimonio dell’Asia Americana e delle Isole del Pacifico. Il live stream ha mostrato che oltre un quarto di milione di persone si sono sintonizzate per seguire in diretta l’evento, un’ennesima cartina di Tornasole di quale enorme seguito caratterizzi questa band. La fama stratosferica del gruppo musicale coreano è molto importante e i Bts si rivelano quindi un megafono che amplifica la voce delle minoranze asiatiche negli Stati Uniti. La band si è fatta portavoce delle esigenze di quelle minoranze, discutendo con Biden dell’inclusione e della rappresentanza degli asiatici nella nazione.

The White House / Bts via Twitter

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Cosa si inventano i britannici per il Platinum Jubilee

(ilpost.it, 1° giugno 2022)

Londra si sta preparando al Platinum Jubilee, letteralmente il “giubileo di platino”, i festeggiamenti organizzati per celebrare i settant’anni del regno della regina Elisabetta II del Regno Unito. Agli oggetti di tutti i tipi ispirati alla famiglia reale britannica che si trovano normalmente in vendita in città, si sono aggiunte decine di prodotti realizzati appositamente per celebrare la sovrana più longeva nella storia del Paese e una tra le pochissime persone ad aver regnato così a lungo in tutto il mondo: da un costosissimo carillon alle consuete e immancabili tazze da tè. Elisabetta II ha 96 anni ed è regina dal 6 febbraio 1952, il giorno in cui morì il padre, re Giorgio VI. Incoronata ufficialmente il 2 giugno 1953, è la prima sovrana del Regno Unito a raggiungere i settant’anni di regno: prima di lei la persona che aveva regnato più a lungo era stata la regina Vittoria, sul trono per 63 anni e fino a quando morì, nel 1901.

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In Lesotho ci si uccide per la musica

(ilpost.it, 18 maggio 2022)

Il Lesotho è un piccolo Paese di due milioni di abitanti, completamente circondato dal Sudafrica e poco conosciuto: finisce raramente sui giornali esteri, quasi sempre per aggiornamenti sulla sua politica instabile, ed è ricordato, se lo è, per essere l’unico Stato al mondo completamente sopra i mille metri di altitudine. In questi giorni la stampa internazionale si è occupata di una storia molto raccontata da quella locale e che va avanti da vent’anni: le decine di uccisioni di musicisti e persone legate al mondo della musica famo, il genere più popolare del Paese, a opera di gang rivali. Le profonde rivalità tra queste gang sono diventate un problema enorme, specialmente nel distretto Sud-occidentale di Mafeteng, dove molte persone sono state costrette a lasciare le proprie case e a rifugiarsi in altre cittadine o in Sudafrica per paura di essere uccise.

Twitter

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Quando Benigni prese in braccio Berlinguer

di Mario Lavia (linkiesta.it, 24 maggio 2022)

Noi che eravamo sul palco guardammo subito con timore Tonino Tatò, che era il segretario particolare, l’ombra di Enrico Berlinguer. Lui si voltò, sorridendo, fece con la mano come per dire “okay”, aveva capito la nostra ansia. Perché la scena era stata incredibile, inverosimile, assurda: Roberto Benigni, famoso per la sua comicità surreale, aveva preso in braccio il Segretario Generale del Partito Comunista Italiano! Era il 16 giugno 1983, sulla magnifica terrazza del Pincio, a Roma. Il ricordo personale di quel pomeriggio è forse il modo meno retorico o scontato di celebrare il centenario della nascita di Enrico Berlinguer, nato il 25 maggio 1922. Tutti hanno visto la fotografia di quella “sollevazione” che forse per la prima umanizzò in modo così plateale il leader del Pci, o meglio desacralizzò la figura del capo comunista («Questo è un comunista autentico!», aveva urlato il comico toscano prendendolo in braccio).

Ph. Attilio Cristini / Wikimedia Commons

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La regina Elisabetta arriva al cinema

di Annalisa Misceo (vanityfair.it, 16 maggio 2022)

La regina Elisabetta che non ti aspetti arriva al cinema. Con Elizabeth – A Portrait in Parts, un docufilm-evento che resterà in sala solo tre giorni (fino a mercoledì 18 maggio) e consentirà anche a chi non sarà nel Regno Unito nel lungo weekend del Giubileo di Platino di celebrare da lontano la longeva sovrana. Quando si parla di documentario si pensa a un racconto ordinato di fatti, corredato da testimonianze di “teste parlanti”. Ecco, no: Elizabeth, ultimo lavoro del regista di Notting Hill Roger Michell, scomparso proprio poco dopo aver completato il film nel 2021, è tutt’altro. È un affettuoso e rispettoso omaggio alla donna che la Sovrana ha riservato esclusivamente a familiari e amici, ma che ogni tanto – in questi settant’anni di regno – ha fatto capolino anche all’esterno dei cancelli di Buckingham Palace. Attraverso una risata, una battuta, uno sguardo silenzioso (ma eloquente), sfuggiti ai media ufficiali, “tagliati” nei montaggi, ma colti da chi ha saputo riconoscere il lato più umano di questa icona vivente.

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Billie Holiday, la signora che cantava il blues e difendeva i diritti umani

di Valentina Fassio (lastampa.it, 6 maggio 2022)

Arriva il film che ha visto Andra Day conquistare il Golden Globe come miglior attrice: Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, diretto da Lee Daniels, il regista di The Butler. Un maggiordomo alla Casa Bianca. Siamo negli anni Quaranta e Billie Holiday è un’artista di fama mondiale, un’icona del jazz che colleziona successi. I problemi iniziano quando inserisce nella scaletta dei suoi concerti Strange Fruit, canzone di denuncia contro i linciaggi a danno della comunità dei neri e contributo essenziale al movimento per i diritti civili. Intenzionato a impedirle di cantarla ancora, il governo degli Stati Uniti la prenderà di mira come “testimonial” della sua lotta contro la droga, colpendo la sua fragile e complicata vita. Nel film la vicenda politica e musicale si mescola a flashback che ne ripercorrono l’infanzia violenta, gli abusi subiti, storie d’amore strazianti.

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Il video della canzone che ha vinto l’Eurovision, girato tra le macerie di Irpin e Bucha

(ilpost.it, 15 maggio 2022)

I Kalush Orchestra, la band ucraina che nella notte tra sabato e domenica ha vinto l’Eurovision Song Contest, hanno pubblicato il video ufficiale della canzone Stefania, con cui si sono presentati al festival. Il video è stato girato tra le rovine di Bucha e Irpin, due città gravemente colpite dagli attacchi russi e di cui si è molto parlato anche fuori dell’Ucraina dopo che in aprile erano emerse prove di massacri di civili. Il leader della band Oleh Psyuk ha presentato il video dicendo: «Avevo dedicato questa canzone a mia madre ma, quando è scoppiata la guerra, la canzone ha preso molti altri nuovi significati. Anche se la canzone non contiene una parola che faccia riferimento alla guerra, molte persone hanno cominciato ad associarla alla madre Ucraina. Di più, la gente ha cominciato a chiamarla l’inno della nostra guerra. Ma se Stefania è ora l’inno della nostra guerra, vorrei che diventasse l’inno della nostra vittoria».