Archivi tag: biopolitica

Quando Benigni prese in braccio Berlinguer

di Mario Lavia (linkiesta.it, 24 maggio 2022)

Noi che eravamo sul palco guardammo subito con timore Tonino Tatò, che era il segretario particolare, l’ombra di Enrico Berlinguer. Lui si voltò, sorridendo, fece con la mano come per dire “okay”, aveva capito la nostra ansia. Perché la scena era stata incredibile, inverosimile, assurda: Roberto Benigni, famoso per la sua comicità surreale, aveva preso in braccio il Segretario Generale del Partito Comunista Italiano! Era il 16 giugno 1983, sulla magnifica terrazza del Pincio, a Roma. Il ricordo personale di quel pomeriggio è forse il modo meno retorico o scontato di celebrare il centenario della nascita di Enrico Berlinguer, nato il 25 maggio 1922. Tutti hanno visto la fotografia di quella “sollevazione” che forse per la prima umanizzò in modo così plateale il leader del Pci, o meglio desacralizzò la figura del capo comunista («Questo è un comunista autentico!», aveva urlato il comico toscano prendendolo in braccio).

Ph. Attilio Cristini / Wikimedia Commons

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La regina Elisabetta arriva al cinema

di Annalisa Misceo (vanityfair.it, 16 maggio 2022)

La regina Elisabetta che non ti aspetti arriva al cinema. Con Elizabeth – A Portrait in Parts, un docufilm-evento che resterà in sala solo tre giorni (fino a mercoledì 18 maggio) e consentirà anche a chi non sarà nel Regno Unito nel lungo weekend del Giubileo di Platino di celebrare da lontano la longeva sovrana. Quando si parla di documentario si pensa a un racconto ordinato di fatti, corredato da testimonianze di “teste parlanti”. Ecco, no: Elizabeth, ultimo lavoro del regista di Notting Hill Roger Michell, scomparso proprio poco dopo aver completato il film nel 2021, è tutt’altro. È un affettuoso e rispettoso omaggio alla donna che la Sovrana ha riservato esclusivamente a familiari e amici, ma che ogni tanto – in questi settant’anni di regno – ha fatto capolino anche all’esterno dei cancelli di Buckingham Palace. Attraverso una risata, una battuta, uno sguardo silenzioso (ma eloquente), sfuggiti ai media ufficiali, “tagliati” nei montaggi, ma colti da chi ha saputo riconoscere il lato più umano di questa icona vivente.

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Billie Holiday, la signora che cantava il blues e difendeva i diritti umani

di Valentina Fassio (lastampa.it, 6 maggio 2022)

Arriva il film che ha visto Andra Day conquistare il Golden Globe come miglior attrice: Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, diretto da Lee Daniels, il regista di The Butler. Un maggiordomo alla Casa Bianca. Siamo negli anni Quaranta e Billie Holiday è un’artista di fama mondiale, un’icona del jazz che colleziona successi. I problemi iniziano quando inserisce nella scaletta dei suoi concerti Strange Fruit, canzone di denuncia contro i linciaggi a danno della comunità dei neri e contributo essenziale al movimento per i diritti civili. Intenzionato a impedirle di cantarla ancora, il governo degli Stati Uniti la prenderà di mira come “testimonial” della sua lotta contro la droga, colpendo la sua fragile e complicata vita. Nel film la vicenda politica e musicale si mescola a flashback che ne ripercorrono l’infanzia violenta, gli abusi subiti, storie d’amore strazianti.

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Il video della canzone che ha vinto l’Eurovision, girato tra le macerie di Irpin e Bucha

(ilpost.it, 15 maggio 2022)

I Kalush Orchestra, la band ucraina che nella notte tra sabato e domenica ha vinto l’Eurovision Song Contest, hanno pubblicato il video ufficiale della canzone Stefania, con cui si sono presentati al festival. Il video è stato girato tra le rovine di Bucha e Irpin, due città gravemente colpite dagli attacchi russi e di cui si è molto parlato anche fuori dell’Ucraina dopo che in aprile erano emerse prove di massacri di civili. Il leader della band Oleh Psyuk ha presentato il video dicendo: «Avevo dedicato questa canzone a mia madre ma, quando è scoppiata la guerra, la canzone ha preso molti altri nuovi significati. Anche se la canzone non contiene una parola che faccia riferimento alla guerra, molte persone hanno cominciato ad associarla alla madre Ucraina. Di più, la gente ha cominciato a chiamarla l’inno della nostra guerra. Ma se Stefania è ora l’inno della nostra guerra, vorrei che diventasse l’inno della nostra vittoria».

 

Lo scontro tra Russia e Ucraina all’Eurovision ha una lunga storia

di Mariarosa Maioli (ilfoglio.it, 12 maggio 2022)

Il regolamento parla chiaro: «Non sono ammessi testi con contenuti politici, pubblicitari, confessionali o offensivi». Eppure, ogni volta in cui l’Ucraina ha simbolicamente messo piede sul palco, la sua corsa alla vittoria è passata anche attraverso gesti e parole fortemente politicizzati, la cui caratteristica comune è sempre stata la stessa: indirizzare un messaggio contro l’ingerenza russa. La situazione geopolitica di oggi è sicuramente la più drammatica degli ultimi anni: sul palco non solo gli ucraini hanno portato un testo eloquente, ma anche l’assenza del Paese di Putin parla chiaro. «La partecipazione all’Eurovision di quest’anno della Russia, Stato aggressore in violazione del Diritto Internazionale, minerebbe l’idea stessa della competizione», ha dichiarato l’Ebu (European Broadcasting Union) al momento dell’esclusione russa.

Ph. Martin Meissner / Ansa – Ap

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Giacca di Zelensky battuta all’asta a Londra per 90mila sterline

(agi.it, 7 maggio 2022)

È stato battuto all’asta a Londra per 90mila sterline (circa 105.000 euro – N.d.C.) uno degli ormai famosi pile verde militare che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky indossa quotidianamente: i fondi saranno devoluti a favore dell’Ucraina. Era stato lo stesso premier britannico Boris Johnson a spingere per le offerte, sostenendo che il pile valesse molto di più del prezzo di vendita iniziale, 50mila sterline. L’evento, che si è tenuto alla Tate Modern, ha raccolto fondi che saranno destinati agli aiuti umanitari nel martoriato Paese. Prima dell’asta, lo stesso Zelensky ha tenuto un discorso in collegamento video, elogiando il Regno Unito e il “coraggioso Boris”, che, quando ha visitato Kiev, ha camminato con lui per le strade della Capitale.

Reuters

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Lady Gaga contro la Russia di Putin

(fanpage.it, 1° maggio 2022)

Lady Gaga continua a prendere una posizione netta sulla guerra in Ucraina, e continua la sua personale battaglia contro la Russia di Putin. Una battaglia che va avanti dal 2012, quando, durante un concerto in Russia, appunto, criticò le leggi sui diritti per le persone LGBTQI+ e, anzi, lanciò una provocazione al governo chiedendo di essere arrestata. Adesso, durante un concerto a Las Vegas, la cantante, oltre a confermare il suo supporto all’Ucraina invasa, come già fatto nelle scorse settimane, è stata ripresa proprio mentre diceva: «Mi avrebbero dovuto arrestare in Russia quando ne hanno avuto la possibilità», facendo chiaramente riferimento al concerto di Mosca di dieci anni fa. «Ho detto loro di ammanettarmi, mi sono presentata lì con le truppe. Sono stati stupidi quel giorno, e sono ancora stupidi oggi», ha detto provocatoriamente Lady Gaga.

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Il mare largo del potere

di Andrea Venanzoni (ilfoglio.it, 2 maggio 2022)

Nella convention milanese di Fratelli d’Italia sciabordava, in metafora e in potenza simbolica, il suono del mare largo. Chiamati a punteggiare la costruzione del soggetto politico meloniano nella strada, pardon nella navigazione verso il governo del Paese, le figure marinare e il mare sono stati evocati a piè sospinto. «Noi siamo navigatori», ha ricordato Giorgia Meloni. Che ha poi rivolto un avviso ai “naviganti” di sinistra, sul fatto che saranno battuti. E ancora: la leader del partito dal palco ha raffigurato la dicotomica distinzione tra il “surfista”, che tende a scivolare sulla sommità delle onde e in certa misura a esserne guidato, e appunto il “navigatore” che al contrario domina le correnti e le intemperie oceaniche. Se a questo aggiungiamo che tra i punti programmatici è stata ipotizzata la costituzione di un Ministero del Mare potrebbe dirsi che il cerchio davvero si chiude.

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Le battute di Joe Biden alla cena dei corrispondenti

(ilpost.it, 1° maggio 2022)

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha partecipato alla “cena dei corrispondenti della Casa Bianca”, un evento storico della politica americana che si è tenuto per decenni all’hotel Washington Hilton e nel quale tradizionalmente il presidente si esibisce in una serie di battute comiche davanti ai giornalisti che seguono la sua amministrazione. Quella di quest’anno, però, era la prima cena dei corrispondenti con un presidente in sei anni: nel 2020 e nel 2021 era stata annullata per via della pandemia, e prima era stata disertata da Donald Trump, che aveva notoriamente un pessimo rapporto con la maggior parte della stampa. Biden, in una delle sue battute, ha scherzato proprio su questo: «È la prima volta in sei anni che un presidente partecipa a questa cena. È comprensibile, abbiamo avuto un flagello orribile, seguito da due anni di Covid».

Ph. Patrick Semansky / Ap

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Repubblicani contro Disney: una strana inversione delle parti

di Mariarosa Mancuso (ilfoglio.it, 23 aprile 2022)

Il buon funzionamento del Magic Kingdom di Walt Disney in Florida era garantito (secondo un articolo uscito due giorni fa sul New York Times) da 38 lobbisti al lavoro nella Capitale. Da generosi contributi bipartisan, versati a democratici e repubblicani. Da 5 miliardi di tasse pagate. Dai posti di lavoro, dalle ricadute su alberghi e ristoranti, soprattutto dall’aver trasformato Orlando in una delle capitali turistiche dal pianeta: 50 milioni di visitatori l’anno, pandemia esclusa che ha picchiato duro sui bilanci. Il Magic Kingdom era anche un distretto fiscale a sé, con il nome di Reedy Creek Improvement District. Non proprio un paradiso ma sicuramente un privilegio, concesso dallo Stato della Florida 55 anni fa. Una sorta di autogestione, che ora sta per finire. L’ha revocata il governatore Ron DeSantis, ultima mossa di una battaglia che oppone la Disney ai repubblicani.

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