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Una comfort zone ovattata e rassicurante. La tv di Stato russa prima e dopo la guerra

di Francesca Lazzarin / Memorial Italia (huffingtonpost.it, 11 luglio 2022)

“Forse, per capire dove ci stavamo spingendo, avremmo dovuto guardare più spesso la tv”, mi scrive sgomento un amico e collega, giovane docente universitario russo, due giorni dopo il 24 febbraio. Perché lui preferisce canali privati e progressisti come Dožd’ (conosciuto in Europa come Tv Rain, che ha chiuso forzatamente i battenti pochi giorni dopo l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina) e la televisione di Stato russa non l’ha mai seguita in vita sua, snobbandola e sminuendone erroneamente il potere manipolatorio. “Puoi vedere la televisione russa in Italia? Se puoi, guardala, lì ti spiegano le cose come stanno. Così capirai anche tu che non c’è niente di cui preoccuparsi”, mi dice invece tutta tranquilla e sicura, sempre due giorni dopo il 24 febbraio, un’affabile signora russa a cui impartisco lezioni di Italiano e che inaspettatamente si rivela una sostenitrice della “operazione speciale”, al di là della sua laurea in Storia dell’arte e della sua profonda conoscenza del barocco romano.

Bloomberg / Getty Images

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La copertina dell’“Economist” dedicata alla caduta di Boris Johnson

(ilpost.it, 7 luglio 2022)

Lo stimato settimanale britannico The Economist ha dedicato la copertina del suo prossimo numero cartaceo al futuro del Regno Unito dopo Boris Johnson, riferendosi alla notizia delle sue dimissioni da leader del partito Conservatore e primo ministro. Il titolo piuttosto eloquente del numero è «La caduta del pagliaccio»: è accompagnato da una fotografia scattata nel 2012, quando Johnson, allora sindaco di Londra, si fece calare da un’impalcatura con un’imbracatura per festeggiare la prima medaglia d’oro del Regno Unito alle Olimpiadi che si stavano svolgendo in città, restando poi sospeso a mezz’aria. Nella copertina, però, il filo che sospende Johnson è spezzato.

The Economist via Twitter

La necropolitica, un culto per le élite russe

di Arianna Francesca Brasca (huffingtonpost.it, 1° luglio 2022)

La legittimazione della guerra in Ucraina per il Cremlino non viene dalla politica, ma è il frutto di un lungo processo di sostituzione simbolica. Dalla semantica dello sviluppo e della vita, si fa strada quella della distruzione e della morte, la logica del camerata fatta Stato, o “necropolitica”, come sottolinea Svetlana Stephenson di Novaya Gazeta Europa, rifacendosi al filosofo Achille Mbembe. I primi anni dell’era Putin vedono la ripresa economica dal disastro del disfacimento dell’Urss, il fiorire della cultura e una garanzia di stabilità. Il clima inizia a cambiare con le proteste del 2011-13, che portano il nome di Rivoluzione Bianca, un evento sociopolitico nato durante le elezioni parlamentari del 2011, contro i presunti brogli elettorali e le irregolarità avvenute durante le votazioni e contro il futuro rieletto Putin.

Ph. Mladen Antonov / Afp – Getty Images

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A Wimbledon alcuni colori sono meno proibiti di altri

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 1° luglio 2022)

E così, a Wimbledon, alcuni colori sono meno proibiti di altri. La normativa che storicamente impone il bianco ai tennisti – causando da tempo scompensi fra i più pittoreschi, tipo Agassi – da un po’ si è rammollita attorno alla lettera del regolamento, che parla di tenuta “quasi completamente bianca”; tutto sta a decidere l’estensione di quel “quasi”. Quest’anno ad esempio è prevista un’eccezione o, meglio, un caso su cui i severissimi giudici chiudono entrambi gli occhi: quando il tennista indossi rimandi alla bandiera ucraina, allo scopo di esprimere solidarietà eccetera eccetera. Quindi, a rigore di norma, se quest’anno a Wimbledon uno non vuole vestire solo di bianco è obbligatorio che indossi il giallo e il blu.

Ph. Alberto Pezzali / Ap

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La cravatta non si porta più nemmeno nelle occasioni più incravattate

(ilpost.it, 28 giugno 2022)

Domenica pomeriggio i sette leader che rappresentano i Paesi membri del G7 sono stati fotografati alla fine di tre sessioni di incontri del summit che si sta tenendo in questi giorni in Germania. Oltre a Mario Draghi, Justin Trudeau, Olaf Scholz, Emmanuel Macron, Joe Biden, Boris Johnson e Fumio Kishida c’era solo una donna, Ursula von der Leyen, in rappresentanza dell’Unione Europea; ma c’è stato anche un altro dettaglio notato dai commentatori più attenti allo stile: i leader erano sì in abito, ma le loro camicie bianche avevano il colletto sbottonato, senza cravatta. Su Twitter, il giornalista esperto di abbigliamento maschile Derek Guy ha commentato la foto con un breve post introdotto da una frase lapidaria: «La cravatta è morta».

Ph. Martin Meissner / Ap

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Lady Diana e le sue sosia: come la principessa ingannava i paparazzi

di Roberta Mercuri (vanityfair.it, 13 aprile 2022)

Lady Diana, anche quando andava in vacanza, era perennemente inseguita dai paparazzi. La principessa, però, aveva trovato un ingegnoso stratagemma per prendersi gioco di loro: faceva amicizia con donne molto simili a lei, e le convinceva a scambiarsi i vestiti. Risultato: spesso i fotografi seguivano le sosia anziché la vera Diana. L’aneddoto è stato raccontato a Insider da Hannes Schneider, proprietario dell’hotel a cinque stelle Arlberg, in cui la moglie di Carlo d’Inghilterra soggiornava quando andava a sciare a Lech, sulle Alpi austriache. Negli anni Novanta, Diana andò a Lech coi figli William e Harry per cinque stagioni di fila. E così diventò amica di Schneider, al quale un giorno confidò, tutta divertita, la sua strategia anti-paparazzo.

Ph. Tim Graham / Getty Images

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I fan dei Bts sono una cosa a sé

(ilpost.it, 23 giugno 2022)

Una settimana fa, durante un evento trasmesso su YouTube per celebrare nove anni di carriera, il gruppo musicale sudcoreano Bts – attualmente uno dei più famosi al mondo – aveva annunciato che si sarebbe preso una pausa per lasciare ai membri il tempo di dedicarsi a progetti solisti. La notizia era totalmente inaspettata, appena pochi giorni dopo l’uscita del loro ultimo attesissimo album, Proof. Qualche giorno dopo, la Korea Singers’ Association aveva rilasciato una dichiarazione in cui chiedeva al gruppo di riconsiderare la sua decisione «per il bene dell’industria musicale coreana». Alcuni fan dei Bts, che sono milioni in tutto il mondo e vengono chiamati Army (acronimo di “Adorable Representative MC for Youth”, ma anche “Esercito”), hanno commentato on line questa richiesta con indignazione, facendo notare che la scelta dei sette giovani membri del gruppo dovesse essere rispettata.

Bts via Facebook

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L’Ucraina si è inventata il merchandising di guerra

di Cristina Brondoni (wired.it, 15 giugno 2022)

La guerra in Ucraina si sta combattendo soprattutto sul fronte orientale, nel Donbass, dove la popolazione è allo stremo e l’esercito ucraino sta opponendo una strenua resistenza agli attacchi della Federazione Russa. Nella regione di Kyiv intere città, come Buča, Irpin’, Gostomel, Borodyanka, hanno subìto gravissimi danni e numerose perdite umane per i bombardamenti russi e per le esecuzioni sommarie in mezzo alla strada di civili inermi. E a Kyiv le sirene delle allerte aeree continuano a suonare, anche se con meno frequenza rispetto al recente passato. Anche solo un mese fa. Tutto questo dovrebbe portare a pensare, come logica conseguenza, a una popolazione annichilita, sconvolta. Sicuramente il ragionamento vale per qualcuno, ma non per tutti. Camminando per le vie Kyiv ci si imbatte, come in ogni Capitale del mondo, in bancarelle di souvenir.

Ph. Cristina Brondoni

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Il caso attorno al corpo di John McAfee

(ilpost.it, 23 giugno 2022)

John McAfee, il milionario statunitense noto per avere fondato la società di antivirus per computer che porta il suo nome, è morto un anno fa ma il suo corpo si trova tuttora in un obitorio a Barcellona, in Spagna: ci rimarrà fino a che non sarà chiuso il caso legale intorno alla sua autopsia. Al momento della morte McAfee si trovava nel carcere di Sant Esteve Sesrovires per alcune accuse di evasione fiscale negli Stati Uniti e un tribunale di Madrid aveva appena autorizzato la sua estradizione nel Paese. Secondo l’autopsia si suicidò, conclusione contestata dalla famiglia di McAfee che ha chiesto ulteriori esami: un giudice spagnolo ha respinto la richiesta, ma la famiglia ha fatto appello contro la decisione. Fino a che non ci sarà stata una pronuncia in merito, il corpo di McAfee rimarrà nello stesso obitorio dove fu eseguita l’autopsia.

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Come Whitney Houston si riprese la sua blackness

di Daniele Cassandro (internazionale.it, 22 marzo 2022)

Tra il 1989 e il 1990, Whitney Houston (1963-2012) è una delle più famose pop star del mondo. È nata per quello: sua madre Cissy non è solo un’apprezzata interprete gospel ma ha lavorato come corista e arrangiatrice con chiunque, da Otis Redding ad Aretha Franklin, passando per Dusty Springfield e Jimi Hendrix, e ha anche avuto un certo successo come artista disco. Dionne Warwick, forse la più grande cantante afroamericana ad aver capito come funzionasse il pop bianco, era sua cugina, e Aretha Franklin per lei era una specie di zia acquisita, “auntie Ree”. Ha cominciato giovanissima, sapientemente guidata dalla madre che l’ha non solo istruita a cantare come una consumata interprete gospel (“con il cuore, con la testa e con la pancia”, le diceva), ma l’ha educata a essere impeccabile: i capelli stirati o accuratamente raccolti, il trucco leggero che sottolinea la sua pelle naturalmente chiara e abiti eleganti, un po’ démodé, da reginetta del ballo. E poi c’è ovviamente la religione: la chiesa è il perno intorno a cui ruota la sua vita sociale e artistica.

Ph. David Lefranc / Getty Images

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