Archivi tag: attivismo

Muhammad Ali è ancora un passo avanti

di Giulio Zoppello (esquire.com, 17 gennaio 2022)

Lewis Hamilton e Lebron James che si schierano per il Black Lives Matter, Serena Williams che si mobilita per i diritti delle donne delle minoranze, Eric Cantona che senza mezzi termini condanna i mondiali di calcio in Qatar. Ci sarebbero anche altri esempi da portare, ma tutti hanno una cosa in comune: la loro voce si leva oggi perché, per primo, a farlo in quanto star dello sport conscia della propria responsabilità, lo fece un ragazzo nato a Louisville, Kentucky, il 17 dicembre di ottant’anni fa. Venne registrato all’anagrafe dal padre pittore come Cassius Marcellus Clay, ma sarebbe diventato tra i personaggi più iconici della storia del XX secolo con il nome che lui stesso si scelse: Muhammad Ali.

Ph. Russell McPhedran / Hulton Archive – Getty Images

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Sidney Poitier, la black star che infranse i pregiudizi

di Antonello Catacchio (ilmanifesto.it, 8 gennaio 2022)

Avrebbe compiuto 95 anni il mese prossimo Sir Sidney L. Poitier, venuto a mancare il giorno dell’Epifania alle Bahamas, dove ha concluso una vita singolare e significativa. Sin dalla nascita. I suoi genitori, Evelyn Outten e Reginald James Poitier, erano contadini di Cat Island, Bahamas, all’epoca colonia britannica. E per vendere i loro prodotti andavano sino alla vicina Miami, dove Sidney nacque, inatteso, il 20 febbraio 1927. Era settimino e il settimo fratello più piccolo della numerosa famiglia. Rimase a Miami presso dei parenti perché sembrava destinato a non sopravvivere. Invece dopo tre mesi aveva superato la situazione critica, trovandosi così nella condizione di essere cittadino statunitense perché nato in Florida.

Ph. Sasa Kralj / Ap

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Fedez scende in campo?

(ilfoglio.it, 10 novembre 2021)

Mancava solo l’ultimo passo. Dopo l’impegno civico e quello – accesissimo, a ritmo di Instagram stories – per i diritti e il ddl Zan, forse Fedez sta gettando le basi per lo sbarco in politica. La società Zdf Srl, di proprietà del rapper, ha infatti registrato un dominio sul web che sembra lasciare poco spazio agli equivoci: fedezelezioni2023.it. Al momento non risulta attivo, ma tanto basta per lanciare il messaggio. E a confermarlo è la stessa Zdf: “Dalla società mi è arrivata via mail una richiesta di attivare questo dominio in data odierna”, ha spiegato all’agenzia Adnkronos il responsabile dell’area informatica. L’obiettivo dichiarato sarebbe appunto l’anno delle prossime elezioni politiche, se si arriverà a fine legislatura.

Getty Images

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Quanto è “serio” l’attivista Richard Gere

(huffingtonpost.it, 23 ottobre 2021)

La star di Hollywood Richard Gere testimonierà al processo della Open Arms contro il leader della Lega Matteo Salvini. La Procura all’inizio si era opposta, ma il legale di Open Arms, che aveva citato l’attore, aveva ribadito: “Gere è stato a bordo della nave il 9 agosto 2019 e ci può riferire quali fossero le situazioni complessive a bordo”. La chiamata dell’attore americano tra i testi non è stata apprezzata da Salvini, che ha irriso Gere. “Ditemi voi quanto è un serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere. Spero che duri il meno possibile perché ci sono cose più importanti di cui occuparsi” ha commentato il leader della Lega.

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L’attivismo su Instagram serve davvero a qualcosa?

di Niccolò Carradori (esquire.com, 23 settembre 2021)

Ecco un esempio calzante di inception dell’era mediatica che stiamo vivendo: l’altra sera Alexandria Ocasio-Cortez, al Met Gala di New York, ha indossato un abito da sera di Brother Vellies con sopra stampato lo slogan “Tax the Rich”, poi ha postato la foto su Instagram con una didascalia il cui incipit citava una famosa frase-concetto del sociologo canadese Marshall McLuhan, “the medium is the message”. Ecco, è difficile comprendere in senso lato quale fosse il medium in questione a cui Ocasio-Cortez si riferiva — se l’abito (palesemente) o in realtà (involontariamente) il post di Instagram — perché alla fine di questo anno del Signore 2021 è chiaro a tutti che Instagram è il vero collettore della tipologia di message che Ocasio-Cortez voleva dare.

Ph. Noam Galai / Getty Images

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La stretta della Cina alle star più amate sui social

di Lorenzo Lamperti (wired.it, 10 settembre 2021)

Colpirne tanti, per educarne ancora di più. La Cina non sta stringendo solo sulla libertà d’azione dei grandi colossi digitali, ma anche su quella delle sue celebrità. L’elenco di star del mondo di musica, cinema e televisione cadute in disgrazia è in continuo aumento. Le ragioni? Si va dalle accuse di evasione fiscale a quelle di abusi sessuali, dalla vicinanza con Alibaba, il colosso dell’e-commerce nel mirino del governo, a contenuti postati sui social media e considerati “antipatriottici”. In realtà, però, si tratta di bersagli “collaterali” di una campagna di rettificazione ben più ampia, che non solo si propone di “aggiornare” la basi dello star system cinese, adeguandole ai tempi della “prosperità comune” del presidente Xi Jinping, ma anche e soprattutto di disarticolare la costellazione dei gruppi organizzati di fan.

iQiyi via YouTube

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Fedez usa la tv come Instagram e riesce a passare per imbavagliato

di Manuel Peruzzo (ilfoglio.it, 2 maggio 2021)

Ieri sera Fedez ha usato la televisione come fosse il proprio account Instagram. Durante l’esibizione al concerto del Primo Maggio su Raitre ha tirato fuori il discorso dalla tasca e ha annunciato: “Ho dovuto lottare però alla fine mi hanno dato il permesso”, che già non è una premessa da Martin Luther King. Dopo essersi rivolto a Draghi (“Caro Mario”) chiedendogli di occuparsi anche dei lavoratori dello spettacolo, è passato alla parte in cui i vertici Rai avrebbero, secondo lui, voluto censurare la parte che riguarda gli aforismi leghisti contro i gay, una serie di frasi che ti farebbero cacciare da qualsiasi reality show, che vanno da gay arrosto a vittime di aberrazioni della natura.

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Vivienne Westwood: 80 anni di un’icona punk, ambientalista, ribelle

di Essia Sahli (vanityfair.it, 8 aprile 2021)

Per definire l’impatto di uno stilista nella storia della moda non basta prenderne in considerazione lo stile avanguardista e innovativo, e nemmeno design e qualità sartoriale ineccepibili, per quanto importanti: per diventare un’icona dell’industria bisogna andare ben al di là di essa, radicarsi e segnare un’epoca, un cambio generazionale o una metamorfosi sociale, supportando questi processi – e spesso definendoli – proprio attraverso le creazioni. E colei che, a partire dagli anni Settanta, si è conquistata di diritto un posto nel firmamento dei fashion designer più iconici, è Vivienne Westwood. Che oggi, 8 aprile, spegne ben 80 candeline, e in grande stile: con un videomessaggio al mondo, in diretta da Piccadilly Circus. Per celebrare il suo compleanno, infatti, la designer ha presentato un cortometraggio di 10 minuti in collaborazione con Circa, intitolato Do not buy a bomb.

Ph. Ki Price / Vivienne Westwood Archive
Ph. Ki Price / Vivienne Westwood Archive

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Nel nome del figlio e non solo: tutte le provocazioni di Emily Ratajkowski

di Eva Elisabetta Zuccari (today.it, 27 ottobre 2020)

E pensare che tutto era cominciato come nella migliore tradizione da femme fatale: un video in cui ammiccava birichina alla telecamera (l’ormai mitologico videoclip musicale di Blurred Lines, in cui canticchiava in déshabillé “I know you want it”), la promozione a nuovo sex symbol d’America, l’implosione del profilo Instagram con gli scatti bollenti di rito. Ma Emily Ratajkowski, nell’era del MeToo e della solenne eclissi della donna oggetto, ad un certo punto ha avuto l’ardire di spostare la provocazione sul piano intellettuale e – persino – sociologico.

Emily Ratajkowski via Instagram
Emily Ratajkowski via Instagram

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Salviamo il nostro futuro: intervista a Jane Fonda

di Laura Pezzino (vanityfair.it, 21 ottobre 2020)

«La rivoluzione inizia dai muscoli» è una frase che viene attribuita a Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America. Che l’abbia detta oppure no, Jane Fonda ne ha fatto il proprio motto, stipandovi dentro tutto un arcobaleno di significati riassumibili così: il vero cambiamento incomincia con un’azione che coinvolge il proprio corpo. Poco prima del lockdown, Jane Fonda si era lasciata crescere i capelli bianchi e, col senno di poi, non avrebbe potuto scegliere momento migliore. Per lei, cambiare taglio o pettinatura non era mai stato un atto neutrale, anzi.

Ph. Rachel Luna / Getty Images
Ph. Rachel Luna / Getty Images

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