di Paolo Armelli (wired.it, 22 dicembre 2017)
Che un film di Guerre Stellari piaccia o meno al pubblico, e soprattutto ai commentatori online, sembra sia diventata una questione di capitale importanza. Non bastano i dati oggettivi di un successo strabiliante nelle sale cinematografiche di tutto il mondo (con quasi 600 milioni di dollari d’incasso), perché nell’epoca delle opinioni social hanno notevole rilevanza anche i siti online, come Rotten Tomatoes, che aggregano le recensioni e formulano un punteggio sintetico sui film in uscita.Star Wars: Gli ultimi Jedi, per esempio, raggiunge un punteggio del 92% di gradimento da parte dei critici, ma solo del 54% fra gli utenti comuni. Un giudizio di qualità così basso da parte del pubblico ha del sorprendente e, infatti, ieri Huffington Post Usa aveva riportato l’ipotesi che una possibile causa di quest’abbassamento fosse legata a un gruppo Facebook chiamato Down With Disney’s Treatment of Franchises and its Fanboys. I suoi componenti, legati a posizioni di estrema destra, avrebbero lanciato dei bot con l’intento di penalizzare il film diretto da Rian Johnson. Il motivo? Il gruppo non condividerebbe l’“agenda femminista” della Disney, che in questi anni, e in particolare nella saga della Lucasfilm, sta dando centralità a figure femminili come Rey, svirilizzando invece idoli maschili come Luke Skywalker e Poe Dameron. Dopo gli hacker russi che avrebbero sabotato le elezioni Usa e i siti anti-vax, ecco quindi i fanboy anti-StarWars (“Sono stufo marcio di uomini ritratti come idioti”, ha dichiarato un appartenente al gruppo, “c’era un tempo in cui dominavamo la società e voglio che torni tutto così. Per quello ho votato Trump”). Nel frattempo da Rotten Tomatoes fanno sapere di non aver rilevato alcuna azione anomala nei commenti postati riguardanti l’ultimo capitolo di Star Wars e che “l’autenticità dei punteggi è per noi molto importante, per quello abbiamo un team di sicurezza dedicato”.