Silvio Orlando: «Quello dell’attore è uno dei mestieri più politici che ci siano»

 

(adnkronos.com, 23 giugno 2024)

«Gli attori della mia generazione pensavano di essere soggetti politici: il nostro essere “umani” serviva, la nostra opinione era importante. Gli attori di oggi hanno un atteggiamento più timido, li vedo più impauriti. Oggi ci sono attori in media molto più bravi di noi come apparato tecnico, ma forse noi avevamo in più questo fatto di sentirci utili alle sorti del mondo. Per me, quello dell’attore è uno dei mestieri più politici che ci siano».

Parola di Silvio Orlando, che ha incontrato i giornalisti al Filming Italy Sardegna Festival dove è ospite e ha tenuto una masterclass per i ragazzi. L’attore napoletano, protagonista di Parthenope di Paolo Sorrentino che ha rappresentato l’Italia a Cannes («Un dolore non essere presente, ma ero impegnato in teatro», si rammarica), spiega il senso del suo mestiere: «Quando lavoro mi metto a servizio della storia. La mia storia attoriale è quella di partire da me, da come sono fatto, di cercare nella mia vita quello che mi serve per il personaggio. Questa abitudine, questo aspetto umano è il mio effetto speciale, il mio quid».

Dal punto di vista politico, precisa Orlando, «non sono mai stato un settario, ho lavorato sia con Nanni Moretti che per Berlusconi. Facevo ciò che sentivo mi facesse crescere, senza perdere di vista un mio baricentro. Quando sentivo che stavo per perdermi ho sempre cercato di mantenere una mia dignità». E anche se «tecnicamente ora sono un pensionato» scherza, «ho fatto una carriera che era quella che immaginavo e che avrei voluto. Ora mi sto dedicando ad essere un essere umano più decente».

E in questo percorso di miglioramento personale l’attore sorprende, rivelando che grande importanza ha avuto per lui il ruolo del movimento MeToo. «Il movimento ha creato qualcosa di importante, non solo per le donne ma per noi uomini» dice. «Negli anni Sessanta e Settanta le donne sui set erano prede, selvaggina. Era una cosa più sottile della violenza fisica, una legge non scritta per cui se la donna non stava al gioco diventava quasi un elemento di disturbo di questo meraviglioso mondo cameratesco maschile». Orlando ammette: «Anche io ho avuto i miei sbandamenti “sessuo-maniaci”, tutto il cinema prima lo era». Ma ora, dopo il MeToo, «i set sono luoghi più vivibili, più tranquilli. Si pensa più al film, poi dopo se scattano le storie d’amore perché no, però il movimento ci ha migliorato. Tutti».

Nonostante la sua ironia, per Silvio Orlando non è ancora arrivato il tempo di andare in pensione. A settembre, infatti, sarà impegnato a teatro. E, tra i personaggi non ancora interpretati, immagina un sogno teatrale non ancora realizzato: «Mi sarebbe piaciuto fare una biografia su Eduardo e Peppino De Filippo» dice. «In cui Peppino rappresentava il talento puro ed Eduardo l’intelligenza dello scrivere. Quale ruolo avrei voluto interpretare? Peppino» assicura Orlando. «Perché il talento può essere anche una bellissima gabbia, che ti fa accontentare di quello che hai».

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