Selena Gomez e la serie Netflix sull’immigrazione

di Claudia Forti (periodicodaily.com, 3 ottobre 2019)

Selena Gomez, ex star della Disney, conosciuta per il ruolo di Alex Russo nella serie I maghi di Waverly e ora cantante e attrice, ha prodotto la serie-documentario Living Undocumented, uscita il 2 ottobre su Netflix. Nella serie vengono raccontate le storie e le difficoltà quotidiane di otto famiglie di immigrati che non godono della cittadinanza statunitense e che rischiano di essere deportate ed espulse.

Getty Images
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La serie tratta quindi il tema dell’immigrazione in maniera personale e diretta, toccando il cuore dello spettatore e avvicinandolo ai drammi quotidiani che coloro che emigrano spesso si ritrovano a vivere. Selena Gomez ha dichiarato: «Ho scelto di produrre questa serie, Living Undocumented, perché negli ultimi anni la parola “immigrato” è apparentemente diventata una parola negativa. La mia speranza è che la serie possa far luce su cosa significhi vivere in questo Paese come immigrato senza documenti». In un post su Instagram, con cui promuoveva la serie, la Gomez aveva scritto: «Il tema dell’immigrazione è più complesso di un’amministrazione, di una legge o della storia che leggi sui giornali. Queste sono persone reali che vivono nella tua comunità, sono i tuoi vicini di casa, i tuoi amici – sono tutti parte del Paese che chiami casa».

La lettera scritta da Selena Gomez per il Time sulla sua storia familiare

In occasione dell’uscita della serie su Netflix, Selena Gomez ha scritto un lungo articolo per il Time in cui racconta la sua storia familiare, legata fortemente al tema dell’immigrazione. L’articolo inizia così: «Nel 1970 mia zia attraversò il confine tra il Messico e gli Stati Uniti, nascosta sul retro di un camion. I miei nonni la seguirono e mio padre nacque in Texas poco dopo. Nel 1992 sono nata come cittadina degli Stati Uniti grazie al loro coraggio e sacrificio. Negli ultimi quattro decenni, i membri della mia famiglia hanno lavorato duramente per ottenere la cittadinanza. L’immigrazione senza documenti è un problema al quale penso ogni giorno, e non dimentico mai quanto sono fortunata a essere nata in questo Paese grazie alla mia famiglia e alle circostanze. Ma quando leggo i titoli delle notizie o vedo dibattiti sulla rabbia dell’immigrazione sui social media, ho paura per quelli in situazioni simili. Ho paura per il mio Paese». «L’immigrazione» continua «è una cosa che va oltre la politica e i titoli dei giornali. È una questione umana, che colpisce persone reali, smantellando vite reali. Il modo in cui lo affrontiamo parla della nostra umanità, della nostra empatia, della nostra compassione. Come trattiamo i nostri simili esseri umani definisce chi siamo».

Selena spiega la sua scelta

«È tempo di conoscere le persone le cui storie complesse sono state ridotte ai titoli di base» spiega la cantante texana. «Nel 2017» scrive ancora «mi è stato chiesto di essere coinvolta in una nuova serie di documentari intitolata Living Undocumented, che avrebbe fatto luce su otto famiglie di immigrati negli Stati Uniti provenienti da diversi Paesi e contesti, tutti in procinto di essere espulsi. Ho visto filmati che descrivono i loro viaggi profondamente personali e ho pianto. Ha catturato la vergogna, l’incertezza e la paura con cui ho visto lottare la mia famiglia. Ma ha anche catturato la speranza, l’ottimismo e il patriottismo che tanti immigrati privi di documenti hanno ancora nei loro cuori nonostante l’inferno che attraversano».

Le storie degli immigrati raccontate da Selena Gomez sul Time

Nell’articolo c’è anche un piccolo accenno alle storie e ai drammi quotidiani di queste famiglie. Racconta, ad esempio, la storia di Bar, la cui famiglia ha lasciato Israele quando aveva sei mesi per sfuggire alla violenza a Tel Aviv. «Bar» scrive Selena «mi ha detto che voleva studiare interior design. Mi ha anche detto che ha vissuto nella paura per tutta la sua vita. Una settimana prima del nostro incontro era stata violentemente derubata ma aveva paura di chiamare la polizia. Non voleva che scoprissero che i suoi genitori erano privi di documenti e che li denunciassero all’ICE» (agenzia federale intitolata al controllo delle frontiere, N.d.R.). Racconta anche la storia di Pablo, il cui padre è stato catturato dall’ICE e tenuto in una gabbia con altri immigrati che dormivano sul pavimento con solo coperte di alluminio per il calore e poi deportato in Colombia.

L’appello di Selena Gomez: «sono preoccupata per il mio Paese»

La cantante e attrice si dice anche «preoccupata per il modo in cui le persone vengono trattate nel mio Paese. Come donna messicana-americana» continua «sento la responsabilità di usare la mia piattaforma per essere una voce per le persone che hanno troppa paura di parlare. E spero che conoscere queste otto famiglie e le loro storie ispirerà le persone a essere più compassionevoli, a imparare di più sull’immigrazione e formare la propria opinione». «La paura» conclude «non dovrebbe impedirci di essere coinvolti e di educarci su un problema che riguarda milioni di persone nel nostro Paese. La paura non ha impedito a mia zia di salire sul retro di quel camion. E per questo sarò sempre grata».

Sembra, dunque, che questa nuova serie su Netflix riesca ad affrontare il tema dell’immigrazione, così complesso e globale, in un modo che va oltre i numeri e le statistiche, interrompendo quel circolo vizioso che fa della “spersonalizzazione” del tema la cifra stilistica e lo strumento comunicativo delle estreme destre a livello mondiale.

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