di Silvia Renda (huffingtonpost.it, 8 maggio 2018)
«Piacere, sono Saverio Raimondo, non Luigi Di Maio». Specificarlo è diventato obbligatorio da quando qualcuno ha notato la somiglianza con il leader pentastellato. Saverio Raimondo con la politica ha in realtà a che fare in maniera trasversale.Comico di professione, per la quarta stagione consecutiva è alla guida di Comedy Central News – striscia satirica in onda tutti i venerdì alle 23 sul canale 124 di Sky – che di Palazzo e attualità si occupa con taglio dissacrante e scorretto. Dichiaratamente ispirato ai late show made in USA, Ccn è forse l’unico programma televisivo in Italia a lasciar spazio alla comicità degli stand-up comedians, e in questa nuova stagione s’incentra sui panel, i desk, le rubriche e le interviste semiserie a personaggi di spettacolo e cultura: Roberto Burioni, Daniela Collu, Giulia Innocenzi, Elettra Lamborghini, Filippo Magnini, Mara Maionchi, Simone Rugiati, Simon & the Stars e Fabio Volo. A gestire e animare il tutto è appunto Saverio Raimondo, che, lo ricordiamo ancora una volta, non è il sosia di Di Maio. «In realtà ci sono delle differenze, anche se le similitudini non si fermano all’aspetto fisico: lui non è laureato, mentre io sono laureato in Dams, che è più o meno la stessa cosa», ha spiegato il comico in un’intervista ad HuffPost, «È raro però che mi capiti di sbagliare un congiuntivo o la geolocalizzazione di Pinochet. E poi non sarei in grado di modificare un programma elettorale su Internet».
Saverio, a proposito di politica, la satira come si muove in questo nuovo scenario? È più difficile oggi riuscire a far ridere, rispetto al passato?
«Prima poteva essere più facile, ma anche più scontato. È evidente che nessun leader politico in questo momento detiene il potere e la satira va ovviamente contro il potere. Chi ha determinato questa situazione è l’elettorato, che in effetti dovrebbe essere il vero obiettivo satirico in un Paese democratico. Un elettorato che abbiamo visto essere isterico: non c’è ancora un governo ed è già deluso. Se la Corea del Nord fosse governata non da Kim Jong-un, ma dagli elettori italiani, avremmo scatenato una guerra nucleare, per quanto siamo instabili».
Quindi gli spunti non mancano. Eppure la proposta comica italiana in televisione non ha molto spazio.
«In realtà i comici ci sarebbero, soprattutto di nuova generazione. Gli editori sono però rimasti incredibilmente indietro, continuano a rifugiarsi in volti o modelli televisivi ormai superati e non hanno il coraggio di investire in novità. “Coraggio” tra virgolette: non sarebbe una trasgressione così grande permettere a dei comici di fare battute».
Da sosia di Di Maio, momento spot elettorale: perché Comedy Central, invece, regge e cresce? Perché vale la pena guardarlo?
«Ccn è l’unica oasi di satira che abbia un gusto più contemporaneo. Non è un programma schiavo delle notizie del giorno e secondo me bisogna emanciparsi dall’inseguire l’argomento trend topic su Twitter, per evitare di fare battute usa e getta. Con Ccn cerchiamo invece di far satira sui grandi temi contemporanei – dalle molestie al riscaldamento globale – che restano sempre argomenti di discussione. Questa semplice operazione ci permette di fare la differenza».
Chi è invece Saverio Raimondo? La descrizione del programma ti definisce “conduttore scomodo e politicamente scorretto”.
«I comici non devono aver paura di usare il politicamente scorretto, diventa un problema se sei il presidente degli Stati Uniti. Ci tengo a non esser preso sul serio, chi fa il mio mestiere dovrebbe deridere in primis sé stesso: l’Italia deve riabituarsi a questo. La mia è una provocazione che resta nell’ambito della satira, non voglio esser scambiato per uno di quei comici militanti che magari a un certo punto anziché chiedere risate chiedono il voto».
Qui c’è un riferimento specifico.
«Velato».
C’è qualcuno che vorresti assolutamente intervistare, in maniera “scomoda e scorretta”?
«Potrei dire il papa, ma in questo momento trovo Mattarella un personaggio ancor più affascinante. Credo che non dorma dai primi di marzo, deve esser esausto. Mi divertirebbe fare un’intervista molto umana a quest’uomo che giustamente non sa che diavolo fare. In un certo senso, in effetti, l’ho intervistato: quest’anno a Ccn abbiamo introdotto degli effetti speciali che mi permettono di realizzare delle fake interview. Sono riuscito ad esempio a intervistare Beppe Grillo, anche se lui non lo sa. Nell’ultima puntata, che andrà in onda in giugno, avrò ospite “Mattarella”».
Come va, invece, il tuo rapporto con l’ansia? Hai scritto un libro – Stiamo calmi, edito da Feltrinelli – in cui ne scrivi una sorta di elogio.
«Ho 34 anni e sono ansioso da 35, fai un po’ tu. È un rapporto radicato, è parte di me o sono io parte di lei, ci convivo anche abbastanza serenamente. Non cerco di vincerla, ma di incanalarla e sfruttarla. Il mio libro è una sorta di guida umoristica, per orientarsi. Ansiosi oggi lo sono diventati tutti quanti, perché tutto è precario: il lavoro, i sentimenti… c’è il terrorismo, non c’è il governo».
Qualche istruzione per l’uso, tu che l’ansia hai imparato ad amarla?
«Sfruttarla sul lavoro può essere utile, diventa energia. Curi il dettaglio, stai attento alle scadenze, sei puntuale nelle consegne. Gli ansiosi sul lavoro rendono di più, lo dicono anche gli studi. Se fossi in Mattarella darei l’incarico esplorativo a un ansioso, magari uno come me che assomiglia a Luigi Di Maio, così accontento anche il MoVimento».