di Federica Mochi (adnkronos.com, 19 maggio 2019)
Ti sei tolto la felpa per indossare l’abito buono della vecchia politica, dice Di Maio. E Salvini che fa? Non passano neanche due ore che sale sul palco del Teatro Cristallo a San Bonifacio, Ferrara, indossando il formal suit del perfetto uomo delle istituzioni: abito grigio e camicia bianca.
E se è vero che l’abito non fa il monaco, non è certo un caso che il leader grillino ne approfitti per “bastonare” il suo partner di governo anche in fatto di stile. Che incassa colpi, certo, ma che in quanto a mise camaleontiche non risparmia fendenti. E, alla fine, veste sempre come vuole. Divisi lo sono anche sui look, i due vicepremier. Come il giorno e la notte. Uno preferisce la grisaglia, che fa tanto Prima Repubblica, ma guai a rievocarla. L’altro, invece, sembra allergico al completo impolverato tanto da aver trasformato la felpa sformata nella sua coperta di Linus. Cifra stilistica irrinunciabile, anche quando è costretto a dismettere i panni dell’uomo di piazza per calarsi in quelli più ingessati dell’uomo delle istituzioni. Mentre il Capitano gira in lungo e in largo l’Italia sfoggiando t-shirt personalizzate, felpe loggate con i nomi di città e regioni e non disdegna berretti e giacche delle forze dell’ordine tra una diretta Fb e un comizio, il suo alter ego governativo è inseparabile da completi blu dalle sfumature brillanti, cravatte old style e colletto perfettamente inamidato.
Una casualità? Non si direbbe. In politica, niente è lasciato al caso. Soprattutto se in vista delle europee puntare tutto sull’abbigliamento potrebbe risultare una strategia vincente per guadagnare consensi. E i vestiti, si sa, sono una dichiarazione politica smaccatamente imponente. Eppure né Salvini né Di Maio rischiano di fare proseliti in campagna elettorale. A partire dai loro uomini di fiducia. Come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, che alle felpe “parlanti” del suo Capitano preferisce di gran lunga il classico completo antracite tagliato su misura. Che dire, invece, delle ministre grilline? Barbara Lezzi e Giulia Grillo sono l’incarnazione del power dressing d’antan, ossia il modo di vestire delle donne di potere (completo giacca-pantalone o giacca-gonna che fa tanto, troppo, anni Ottanta). Le biondissime ministre hanno fatto del power suit la divisa più gettonata, senza però mai azzardare particolari slanci di stile. Che peccato. E se la Grillo punta tutto sulla palette candida, alternando il bianco brillante all’ecru, il sabbia al rosa bubblegum, la ministra per il Sud azzarda anche in Aula tocchi rock (giubbotto da motociclista, camicia nera con le ruches e tailleur con i revers in pelle). Fra i due azionisti di governo, comunque, non c’è storia. Il più mediatico, il mattatore duro e puro, in perfetto equilibrio tra look da spiaggia e mise più formali, è Matteo Salvini.
Salvini che da sempre usa il guardaroba per far parlare di sé. Che sia lui stesso a indossare l’uniforme della polizia, o la fidanzata Francesca Verdini, paparazzata dopo aver svaligiato l’armadio della sua dolce metà (pantaloni con il logo della polizia, piumino giallo e scarpe di tre taglie più grandi), Salvini riesce sempre e comunque a ottenere consensi. Alzando, in qualche caso, persino un polverone di polemiche. Come la scelta di indossare la divisa dei pompieri. Un’iniziativa che non è piaciuta all’unione sindacale di base dei vigili del fuoco, che ha denunciato il ministro dell’Interno per “porto abusivo di divisa”. Era gennaio, sembra un secolo fa. Da allora il numero uno della Lega ha ricalibrato le sue uscite. Accantonati, per qualche tappa elettorale, la classica felpona e il duvet smanicato (ad eccezione del comizio di Settimo Torinese e Campobasso, dove ha sfoggiato felpe personalizzate col suo nome), il numero uno del Carroccio ha rispolverato camicia bianca e giacca scura. Sempre e comunque “scravattato” e con l’immancabile spilletta di Alberto da Giussano a fare capolino sul rever della giacca, Salvini è diventato il re degli accessori. Da qualche tempo è inseparabile dai braccialetti di gomma bianchi e blu con la scritta “Salvini premier” e dalle cover del telefonino personalizzate, che cambia al cambiare della sua agenda. Una delle più iconiche, quella scelta per la recente missione a Budapest. Una custodia nera con la scritta “Sta sü de doss”, che significa “Allontanati, dammi tregua, non mi stressare”. Un messaggio indirizzato a Di Maio? Chissà. Fatto sta che coi suoi look Salvini conquista tutti: il popolo, il centrodestra, persino il Sud Italia. Anche quando sale sul palco sovranista di Piazza Duomo, sfoggiando un impeccabile abito blu brillante. I capelli accorciati, la barba curata. La camicia linda. Con tanto di rosario in mano. Più casual nel tempo libero, come nelle uscite con la sua Francesca, Salvini sfoggia jeans sbiaditi, polo anni Novanta e scarpe scamosciate. Anche se il cavallo di battaglia, in termini di look, il leader del Carroccio lo sfodera quasi sempre d’estate: petto nudo, costume boxer lungo, infradito di gomma. Poco macho, molto medioman. Un capitolo a parte lo meritano invece i piumini del vicepremier, che spaziano dagli ultraleggeri duvet coloratissimi a quelli ultra imbottiti dai toni sgargianti per le trasferte sulla neve. Certo non bucherà il video, ma sulle riviste patinate potrebbe persino dettare tendenza.
Zero note cromatiche, capelli cortissimi e volto ben rasato connotano invece Luigi Di Maio, che si colloca esattamente agli antipodi rispetto all’alleato di governo. Eccessivamente sobrio, raramente Di Maio esce dagli schemi. Meno ruspante del Capitano, la sua divisa per tour elettorali e tv è da anni la stessa: anonimi completi blu o grigi con giacca a due bottoni e cravatta classica affilata, spesso bordeaux o celeste con motivi semplici. Per mordere l’asfalto, scarpe quasi sempre stringate nere, british style. L’unica eccezione alla regola Di Maio se la concede quando lascia la stanza dei bottoni: che sia al parco o in vacanza con la sua compagna Virginia Saba, il capo politico grillino si fa fotografare spesso con un look casual che però fa tanto studente fuori corso/pensionato: jeans, maglioncino girocollo e camicia bianca. Una cosa è certa: per il leader grillino il vento del cambiamento, almeno in fatto di look, deve ancora soffiare.