Roma, Grillo tuona sulla Raggi “oscurata” dal TG1. Ma non era contro la TV?

Dal “Punto G” allo sdoganamento dei talk show. Tutte le contraddizioni di Grillo in materia televisiva

di Marco Zonetti (affaritaliani.it, 26 marzo 2017)

Mentre l’Europa si fermava a riflettere sul significato della celebrazione degli storici Trattati di Roma (che il 25 marzo 1957 istituivano la Cee e l’Euratom, e quindi gli albori dell’UE) e Roma restava con il fiato sospeso per i minacciati disordini (per fortuna scongiurati dall’ottimo lavoro delle forze dell’ordine e del ministro Minniti), il M5s e il suo leader Beppe Grillo sollevavano l’ennesima tempesta in un bicchier d’acqua.Merkel-RaggiForse stizzito dal fatto che Angela Merkel non avesse riconosciuto la sindaca pentastellata, Grillo ha tuonato contro la Rai e il Tg1 per aver, secondo lui, oscurato il discorso introduttivo della Raggi per lasciare invece spazio al Papa a Milano. Michele Anzaldi, deputato del Pd, gli ha risposto per le rime sulla sua pagina facebook, pubblicando delle immagini che smentiscono l’oscuramento: “Per dare spazio alla Raggi sono state addirittura staccate le immagini di Papa Francesco da Milano. Veramente pensiamo che, con 27 capi di Stato e di governo riuniti a Roma, la notizia principale sia il saluto del sindaco? Sorprende che si cavalchi una polemica del genere”. Il discorso, peraltro, è stato trasmesso per intero dallo Speciale Tg1. Noi dal canto nostro restiamo stupiti che, oggi, Beppe Grillo e i suoi abbiano così interesse per la TV, dopo anni e anni di denigrazioni e attacchi a un mezzo che definivano a più riprese “finito”. “La rivoluzione non sarà televisiva” scriveva Grillo sul blog il 14 ottobre 2006. “La televisione è in mano al potere costituito. O ti oscura o deforma il tuo messaggio. I movimenti degli Indignados o dei Pirati svedesi sono nati e si sviluppano in Rete, non in prima serata televisiva. Ogni volta che parlano Bersani e Casini c’è uno spostamento di voti verso il Movimento 5 Stelle, ogni volta che un esponente del M5S si fa ingabbiare in un talk show questi voti ritornano ai partiti. La nostra voce è la Rete, senza non avremmo neppure lo 0,1%. Entrare in uno studio in cui tutti, ma proprio tutti sono contro di te e non hai neppure il diritto di parola, perché ti viene tolta al momento opportuno da conduttori prezzolati, è fare il gioco dei partiti. Per chi non lo sapesse ancora, le televisioni appartengono ai partiti insieme ai giornalisti. Senza alcuna eccezione”. Parole che colpiscono oggi, quando in ogni canale televisivo vivono e prosperano (perlopiù senza contraddittorio) deputati, senatori e consiglieri del M5s (quando non sono sostituiti da giornalisti e direttori di certi quotidiani vicini al Movimento). “La Rai e Mediaset faranno la fine dell’Alitalia. La Rete è “low cost” e, per ora, senza padroni”, scriveva il 20 ottobre 2010. Mentre l’8 maggio 2012, in un post dall’icastico titolo “La televisione è morta”, Grillo dichiarava: “Ad ogni minuto nel mondo qualcuno abbandona la televisione per Internet. È come una clessidra con granelli di polvere che si trasferiscono da un luogo a un altro. Un posto con nuove regole e opportunità in cui ci si gioca tutto senza paracaduti. Nel quale la propria credibilità è l’unico valore economico. L’unico per cui qualcuno è disposto a pagare. Un mondo senza Minzolini, Vespa, Fazio, nel quale il caravanserraglio dei politici svanirebbe. Chi si collegherebbe e soprattutto pagherebbe per ascoltare Cicchitto, La Russa o Bersani? Dovrebbero essere loro a pagarli e forse non basterebbe. Ecco, alla televisione rimarrà solo questo, il telespettatore pagato, come le folle che sbarcano dai pullman pagati con il pranzo al sacco pagato per le manifestazioni pagate dai partiti finanziati dai cittadini. Il telespettatore pagante si trasferirà invece armi e bagagli in Rete e sceglierà lui a chi dare i suoi soldi”. Il 31 ottobre 2012, poi, dopo una comparsata a Ballarò di Federica Salsi, consigliera comunale pentastellata di Bologna, l’ex comico pronunciò una sorta di “editto bulgaro” in salsa genovese dal titolo “Il talk show ti uccide, digli di smettere”, in cui tacciava la Salsi di smanie di protagonismo parlando di “Punto G, quello che ti dà l’orgasmo nei salotti e nei talk show”. Lo stesso punto G, quindi, che dovrebbe dare lo stesso orgasmo ai portavoce del Movimento che hanno piantato le tende nei salotti televisivi, o forse loro sono tanto puri e casti da non conoscere il fascino della ribalta? L’ospitata della Salsi a Ballarò le costò l’espulsione, stesso destino del senatore Marino Mastrangeli che – nel 2013 – fu cacciato dal Movimento dopo aver presenziato ad alcuni talk show. Chissà cosa ne pensa ora del fatto che i suoi ex compagni di partito fanno il bello e il cattivo tempo negli stessi lidi? Ne sa qualcosa anche Marcello De Vito che, durante la campagna elettorale romana del 2013, quando era candidato sindaco, si vedeva impedire ogni accesso ai canali televisivi, ove poi comparve con un discreto e inatteso successo solo grazie al suo solerte staff di allora (Andrea Aquilino, in seguito espulso per la sua difesa dei valori cattolici e della famiglia, Massimo Marinelli, Dante Santacroce e Stefano Zaghis); staff che dovette combattere non poco per far apparire in televisione quello che oggi è il presidente dell’Assemblea Capitolina. De Vito incatenato e impossibilitato ad accedere in TV, e la Raggi – nel 2016 – regina di tutti i talk show, i dibattiti, le interviste. Mancavano solo La prova del cuoco, Lo Zecchino d’Oro ed Elisir per completare il suo carnet d’impegni televisivi nella campagna elettorale del 2016. Due pesi e due misure, bipolarismo perfetto, le cifre del M5s e dell’umoralità di Beppe Grillo. Altra vittima illustre dell’idiosincrasia a fasi alterne di Grillo verso la TV fu il deputato Walter Rizzetto, ex M5s poi approdato nelle file di Fratelli d’Italia, che venne attaccato con veemenza da Grillo per una sua ospitata alla trasmissione Omnibus. L’episodio segnò la rottura definitiva fra i due e, poco più tardi, l’onorevole Rizzetto – uno dei parlamentari più popolari fra gli ex pentastellati – lasciò volontariamente il M5s con altri nove deputati grillini fondando “Alternativa Libera”. Per concludere questo florilegio, ricordiamo il post dell’ex comico del 3 luglio 2014, poco dopo la disfatta alle elezioni europee: “Il M5S ha perso le elezioni perché non è andato più spesso in televisione. FALSO. La televisione ci ha tolto voti perché ha omologato i nostri parlamentari alla Bonafè o alla Picierno. La televisione non ha memoria, non consente di approfondire, è il contrario della strategia comunicativa del M5S. È stato un errore andarci che non sarà più ripetuto”. Un errore che, a conti fatti, da allora viene ripetuto quotidianamente e più volte al dì. Alla luce di queste dichiarazioni di odio verso la TV, il presunto “oscuramento” della Raggi sarebbe dovuto essere salutato con gioia da colui che sostiene l’inutilità e, anzi, il possibile danno della televisione agli esponenti del M5s. Ma evidentemente, per Beppe Grillo, ogni scusa è buona per attirare l’attenzione mediatica con arbitrari pretesti. Basta che se ne parli, insomma, a dispetto dell’autorevolezza e della rilevanza storica e istituzionale di eventi e personaggi. Alla luce di tutto questo, dunque, e della scarsa credibilità che il M5s trasmette in ambito nazionale e internazionale, non si stupisca se la sindaca di Roma viene scambiata da Angela Merkel per una smarrita hostess congressuale in cerca di visibilità.

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