di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 28 febbraio 2021)
Una delle trovate più famose di Gigi Marzullo, l’intervistatore della notte in diversi programmi Rai, è Si faccia una domanda e si dia una risposta. Con questa battuta – a metà tra un aforisma e una sollecitazione all’ospite di turno, il giornalista puntava a creare un clima di fiducia, a far sentire a proprio agio chi gli stava di fronte. Del resto, altro non era che un retaggio della famosa domanda a piacere che ha salvato la vita a molti studenti durante le interrogazioni a scuola. Matteo Renzi, nella sua eNews, ha voluto esagerare e ha lanciato un vero e proprio format: l’autointervista sull’Arabia Saudita. Un rapporto desecretato dall’amministrazione di Joe Biden, infatti, ha svelato come l’Intelligence degli Stati Uniti ritenesse responsabile il principe Muhammad bin Salman dell’operazione che ha condotto alla morte del giornalista Jamal Khashoggi in Turchia.
Lo stesso principe bin Salman con cui Matteo Renzi – nei giorni della crisi di governo – aveva avuto un faccia a faccia nel corso di un evento di natura economico-finanziaria (che viene ribattezzato “la Davos del deserto”). Già allora era stato chiesto conto all’ex premier della sua visita alla conferenza. Oggi, dopo il report Usa, si sono fatte più insistenti le voci di esponenti politici per un chiarimento organico rispetto al legame tra il leader di Italia Viva e il principe bin Salman. E il chiarimento è arrivato attraverso la tradizionale eNews che Matteo Renzi invia agli iscritti: una sorta di FAQ sul suo rapporto con il principe saudita, con il senatore toscano che sceglie le domande cui rispondere. A cosa servono i giornalisti, del resto, in questo mondo dove chiunque – attraverso uno spazio personale sulla Rete con più o meno seguito – può dire la sua e raggiungere, potenzialmente, un’audience più larga di quella di giornali e televisioni messi insieme?
Renzi, tra le altre cose, ricorda di averne «parlato in molti giornali e tv» e cita le interviste a Corriere della Sera e la Repubblica, così come le ospitate a Cartabianca e L’aria che tira, passando per le interviste su media stranieri, dalla Bbc sino al Financial Times. Si tratta – per completezza – di passaggi giornalistici in cui il leader di Italia Viva spiegava principalmente le ragioni della recente crisi di governo e la scelta di Mario Draghi come uomo delle istituzioni su cui puntare per una nuova stagione. Non esattamente monografie sull’Arabia Saudita. Per questo il leader di Italia Viva ha deciso di farsi cinque domande (la maggior parte delle quali iniziava con la formula Tu, Matteo Renzi) sul tema.
Ovviamente sono domande generiche, che non entrano nei dettagli. La prima parla genericamente della sua attività di conferenziere a pagamento, la seconda dei presunti fondi ricevuti dal Pd prima e da Italia Viva poi da governi stranieri. Di Arabia Saudita vera e propria si parla dalla domanda tre in poi: i rapporti geopolitici con il Paese sono giusti? Tu, Matteo Renzi, ti sei pentito di aver elogiato il Programma Vision 2030? Tu, Matteo Renzi, hai condannato l’omicidio Khashoggi? Ovviamente, le risposte – altrettanto generiche – non entrano in terreni ben più minati di quello dell’autointervista: sarebbe stata opportuna, ad esempio, la domanda sul possibile confitto d’interessi tra il ruolo di senatore e quello di conferenziere a eventi internazionali fondamentali dal punto di vista geopolitico, una puntuale condanna rispetto all’attuale condizione femminile (ancora troppo arretrata) in Arabia Saudita, un chiarimento sul quantitativo del compenso ricevuto per la partecipazione a quella conferenza, una reale disamina sui rapporti personali tra Matteo Renzi e lo stesso principe bin Salman. Ma queste sono domande vere, non di quelle che ci si fa da soli. Più per autoconvincersi che per convincere gli altri.