di Michele Cassano (ansa.it, 13 marzo 2024)
“Lo sa, signor Bernstein? Se non fossi stato molto ricco, forse sarei potuto diventare un grand’uomo”. È una delle innumerevoli frasi cult pronunciate da Charles Foster Kane quella scelta a conclusione del trailer di Quarto potere, che torna nelle sale italiane dal 24 marzo. A più di ottant’anni dalla sua uscita il capolavoro di Orson Welles potrà essere ammirato in sala in lingua originale, con sottotitoli in Italiano, e consentirà di ascoltare la vera voce del protagonista, interpretato dallo stesso regista.
Il film torna al cinema con I Wonder Classics, la divisione di I Wonder Pictures dedicata alla riscoperta dei classici d’autore. Era il 1941 quando Welles, appena venticinquenne, diede alla luce la pellicola che sarebbe entrata poi nella storia del cinema, non solo per la trama, sempre estremamente attuale, ma anche per la rivoluzione narrativa, con il racconto da diversi punti di vista e i continui flashback, che rappresentavano una novità per il tempo. Per questo, ma anche per la forte opposizione che il film ricevette dalla stampa, gli incassi al botteghino fecero registrare un clamoroso flop. Anche alla cerimonia degli Oscar, nonostante le nove nomination, la giuria, condizionata dalle critiche e ancora impreparata ad accettarne lo stile innovativo, assegnò al film una sola statuetta, quella per la migliore sceneggiatura originale.
La trama è arcinota: Charles Foster Kane, magnate e media tycoon, muore abbandonato da tutti nella sua lussuosa residenza, Xanadu. Ma, prima di spegnersi, pronuncia la parola “Rosebud”. Chi o cos’è “Rosebud”? E cosa si nasconde tra le pieghe della vita di un individuo che, come lui, è stato in grado di incarnare il Sogno Americano finché quel sogno non è diventato un incubo? Da qui parte un’inchiesta giornalistica, che è non solo un’analisi sociologica dell’enorme potere dei media e dei pericoli legati alla concentrazione economica, ma anche un viaggio nella personalità complessa e contradditoria del protagonista, attraverso cinque interviste a persone a lui vicine.
La figura di Kane, candidato governatore e al centro di scandali clamorosi che, finiti sulle prime pagine dei quotidiani, troncano la sua avanzata verso la presidenza degli Stati Uniti, provocò il boicottaggio mediatico da parte della stampa controllata William Randolph Hearst, che vide diverse similitudini tra la sua vicenda personale e quella del protagonista. Così Welles dovette attendere anni e l’approdo in Europa del capolavoro, solo nel Dopoguerra, per la definitiva consacrazione.
Come ricordato dalle scritte in sovrimpressione nel trailer, il film fu definito da Jorge Luis Borges come “il lavoro di un genio” e da Steven Spielberg come “una grande esperienza”, diventando secondo la Bbc e l’American Film Institute il miglior film americano di sempre. Una pellicola – come sottolinea I Wonder Pictures – di straordinaria attualità: il suo ritorno in sala cade in un anno in cui due miliardi di cittadini in settantasei Paesi, Stati Uniti compresi, vengono chiamati alle urne; e in un momento storico in cui la riflessione sul potere dei media – social e tradizionali – è quanto mai urgente, a partire dai recentissimi casi di cronaca italiani.