(huffingtonpost.it, 23 ottobre 2021)
La star di Hollywood Richard Gere testimonierà al processo della Open Arms contro il leader della Lega Matteo Salvini. La Procura all’inizio si era opposta, ma il legale di Open Arms, che aveva citato l’attore, aveva ribadito: “Gere è stato a bordo della nave il 9 agosto 2019 e ci può riferire quali fossero le situazioni complessive a bordo”. La chiamata dell’attore americano tra i testi non è stata apprezzata da Salvini, che ha irriso Gere. “Ditemi voi quanto è un serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere. Spero che duri il meno possibile perché ci sono cose più importanti di cui occuparsi” ha commentato il leader della Lega.
La testimonianza di Gere al processo Open Arms è una riprova del decennale impegno dell’attore hollywoodiano a sostegno di cause civili. Un impegno che dura sin dagli anni Settanta e che si è focalizzato sulle tematiche più diverse: da quelle socio-ambientali a quelle sanitarie, da quelle culturali a quelle politiche.
L’impegno a favore di migranti e senzatetto
Hanno fatto il giro del mondo foto e video dell’attore pluripremiato che, nell’agosto del 2019, prima dello sbarco della nave bloccata nelle acque di Lampedusa con 138 persone, salì a bordo in segno di solidarietà e per portare viveri pagati di tasca sua. “Queste persone sono angeli. Sono sopravvissute alla Libia, alle tragedie e ai traumi, anche solo per raggiungere le imbarcazioni” dichiarò il protagonista di Pretty Woman. Ma Gere aveva mostrato una particolare attenzione nei confronti dei migranti già nel 2016, quando, prima di recarsi a Taormina in qualità di presidente onorario del Taormina Film Fest, visitò Lampedusa e, nell’hotspot dell’isola siciliana, incontrò migranti e operatori del centro d’accoglienza, con i quali condivise un pranzo.
Nel 2019 Gere si è poi schierato a favore del popolo curdo, aggredito dal regime turco di Erdoğan, dopo l’abbandono dei soldati americani deciso da Trump e il barbaro assassinio della patriota Hevrin Khalaf, co-segretaria generale del Partito del Futuro siriano. “Come americano mi vergogno delle scelte fatte in fretta dal nostro Presidente senza tener conto delle alleanze. Sono molto imbarazzato e addolorato per quello che sta succedendo in Siria” dichiarò Gere. “Il rispetto degli esseri viventi è più importante di ogni altra cosa e ci riguarda tutti. La mia è una semplice, umana reazione a ciò che sta accadendo nei confronti degli esseri umani e del pianeta” aggiunse.
Sentito, da parte di Gere, anche l’impegno nei confronti dei senzatetto. Nel 2014, per il film Time Out of Mind – uscito in Italia con il titolo Gli invisibili –, l’attore si è trasformato in un senzatetto di New York per raccontare le storie dei veri homeless della Grande Mela. Gere, grazie alla collaborazione con l’associazione Coalition for the Homeless, frequentò diversi rifugi e trascorse molte ore in strada con loro. Fu così credibile che un giorno, non riconoscendolo, una turista francese gli offrì una fetta di pizza.
La battaglia contro l’Aids
Tra le sue battaglie prioritarie, quella contro l’Aids. Fin dagli anni Ottanta Gere ha sempre finanziato la ricerca e ha continuato a dedicarsi a iniziative ed eventi di sensibilizzazione, soprattutto in India, terzo Paese al mondo per numero di contagi da Hiv. Ha contribuito alla realizzazione di una struttura dedicata a donne e bambini affetti dalla malattia, l’Aids Care Home, e ha lanciato una fondazione, la Gere Foundation India Trust.
In un’intervista a amfAR (The Foundation for Aids Research) del 2010, l’attore ha detto di aver scelto di dedicarsi alla battaglia contro l’Aids in India perché all’epoca “nessuno sapeva come affrontarla” e perché la sua voce “poteva essere in grado di mobilitare comunità influenti”. “Al di fuori delle organizzazioni non governative, molti membri della società indiana stavano essenzialmente chiudendo un occhio sulla questione. Sembrava ovvio che se avessimo mobilitato le comunità che avevano influenza, saremmo stati in grado di fare la differenza” ha dichiarato.
L’impegno per il Kosovo
Nel 1999, in occasione di una sua visita a un campo profughi del Kosovo, Gere ha sollevato a livello internazionale la questione dei rifugiati di una guerra che era allora in corso. Gere sollecitò l’intervento della comunità internazionale in loro sostegno: “Considerando che i bombardamenti sono guidati dagli Stati Uniti e dagli inglesi, il loro impegno a prendere i rifugiati deve essere molto, molto più grande. Spetta sicuramente ai Paesi sviluppati del mondo, in particolare ai Paesi della Nato, assumersi molte più responsabilità di quante ne abbiano”.
A distanza di anni l’attore ha affrontato nuovamente l’argomento nel film The Hunting Party, uscito nel 2007 – in Italia col titolo I cacciatori –, tratto da una storia vera. Nel film Richard Gere vi interpreta Simon Hunt, un giornalista sulle tracce del criminale di guerra più ricercato della Bosnia, soprannominato “la volpe”, ricalcato sulla storia dell’ex leader politico Radovan Karadžić, poi arrestato nel 2008. Nel 2012 Gere ha ricevuto dalle mani dell’allora presidente dell’Albania, Bamir Topi, una medaglia d’onore per aver mantenuto alta l’attenzione sul Kosovo e per aver fatto conoscere al mondo il dramma dei kosovari.
Le campagne a favore dell’indipendenza del Tibet
Di fede buddista, Richard Gere ha anche supportato diverse campagne a favore dell’indipendenza del Tibet. È cofondatore della Tibet House e presidente dell’International Campaign for Tibet, oltre ad essere un fervente sostenitore del leader spirituale del Paese, il 14esimo Dalai Lama. Già nel 1993, dal palco degli Oscar, denunciò l’operato del governo cinese: per le sue dichiarazioni non ha mai più potuto partecipare alla cerimonia come presentatore, oltre a vedersi vietato l’ingresso al territorio della Repubblica popolare cinese. In occasione delle Olimpiadi di Pechino, nel 2008, Gere invitò le persone ad osservare un “boicottaggio emotivo” nei confronti del Paese asiatico. “La Cina dovrebbe subire un boicottaggio delle sue amate Olimpiadi di Pechino se gestirà male le proteste in Tibet. Il mondo non dovrebbe premiare le persone che sono così cattive con la propria gente” affermò in quell’occasione. Nel luglio del 2020 ha parlato davanti a una sottocommissione del Senato Usa sull’impatto della censura cinese sugli interessi economici degli Stati Uniti, e in particolare sul Tibet.
Gere è stato tra i quattro testimoni convocati per l’audizione su “La censura come barriera non tariffaria al commercio” tenuta dalla Commissione delle Finanze del Senato per il commercio internazionale, le dogane e la competitività globale. Gere ha sottolineato che “la censura della Cina funziona attraverso il suo rifiuto di dare a giornalisti, imprese e cittadini americani lo stesso grado di accesso alla Cina di cui godono le controparti cinesi negli Stati Uniti”. “Il governo cinese limita fortemente l’accesso al Tibet per gli americani, inclusi giornalisti e politici, come nessun’altra area della Cina, mentre i cittadini cinesi non affrontano tali limitazioni quando visitano gli Stati Uniti. Vanno dove vogliono” ha affermato Gere. L’attore, durante l’audizione, ha detto anche che diverse persone all’interno dell’industria cinematografica cinese gli hanno riferito di non poter lavorare con lui: un’eventuale collaborazione, infatti metterebbe fine alle loro carriere.
L’impegno a favore dei popoli indigeni
Gere si è anche impegnato a dar voce a persone che vivono in situazioni di estrema difficoltà e che non riescono a essere ascoltate dai leader mondiali. Ha collaborato in diverse occasioni con l’associazione Survival International, che difende i diritti umani delle popolazioni indigene di tutto il mondo; tra cui gli Jumma, una tribù del Bangladesh alla quale il governo ha progressivamente sottratto le terre in cui vivevano, attuando una dura repressione dagli anni Settanta e fino al 1997, anno della firma di un accordo di pace.
Gere ha contribuito poi alla redazione del libro We are One: A Celebration of Tribal Peoples, pubblicato nell’ottobre del 2009. Il tema trattato dal libro è proprio la persecuzione nei confronti delle popolazioni indigene e la perdita delle loro terre, e come tali ingiustizie si riflettono sul rapporto dell’umanità con la natura e sulla capacità di sopravvivere. I diritti d’autore derivanti dalla vendita del libro sono andati all’organizzazione per i diritti degli indigeni Survival International.
La costruzione di scuole e ospedali
Da chitarrista autodidatta e collezionista di strumenti, in oltre quarant’anni Gere ha messo da parte un centinaio di chitarre, di cui alcune molto rare e appartenute a musicisti e cantanti mitici quali Bob Marley e Albert King. Per finanziare la costruzione di ospedali, cliniche e scuole in tutto il mondo, nel 2011 ha messo in vendita la sua collezione, raccogliendo oltre 936mila dollari.
Le organizzazioni umanitarie con cui ha lavorato
Nella sua attività filantropica, Richard Gere ha collaborato con una varietà di organizzazioni umanitarie. Tra queste amfAR, Amnesty International, Médecins Sans Frontières, Human Rights Watch, J/P Haitian Relief Organization [fondata da Sean Penn in seguito al terremoto del 2010 ad Haiti – N.d.C.], Croce Rossa Internazionale, Oxfam America, Movimento della Mezzaluna Rossa.